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WTA Stoccarda: Kvitova, ottava meraviglia dal miracoloso rientro. Battuta Kontaveit in finale

[3] P. Kvitova b. [8] A. Kontaveit 6-3 7-6(2)

Non tutti i supereroi hanno un mantello. Qualcuno ha una bandana, gioca piuttosto bene a tennis, e ha come segno distintivo un “pojd” a pieni polmoni urlato quando deve caricarsi. Petra Kvitova ha avuto la straordinaria forza di volontà non solo di rientrare e riappropriarsi della propria vita, dopo un terribile accoltellamento tra le mura di casa, ma in meno di due anni ha vinto ben 9 tornei, praticamente la metà di tutti quelli ottenuti in carriera prima della tragica mattina del 21 dicembre 2016.

Non ne vuole parlare, giustamente, ma è impossibile non fare un minimo di riferimento al momento. Furono ore di angoscia, e in ballo non c’era la carriera ma la possibilità prima di tutto di respingere un pazzo che le puntava un coltello alla gola e poi di recuperare la funzionalità della mano sinistra in 8 ore di intervento chirurgico che oggi non finiamo di definire miracoloso.

Nove titoli da giugno 2017 su 40 tornei disputati, la gioia di aver ritrovato la propria vita e la grande voglia di rivalsa, oggi, dopo le ultime dolorose sconfitte tra la finale dell’Australian Open e quella di Dubai. L’unico neo negativo è lì: fosse riuscita a imporsi nel terzo set di una delle due circostanze, oggi sarebbe diventata numero 1 del mondo. Dettagli, perché allo stato attuale Kvitova è la giocatrice che ha più raccolto in questo 2019 che fino a ora vedeva tanto livellamento ai piani alti del circuito femminile con l’incredibile serie di 19 vincitrici diverse (Petra Martic si è unita alla lista trionfando a Istanbul) su 19 tornei è stata proprio lei a imporsi per la seconda volta, alla quarta finale su 8 tornei disputati.

A Stoccarda Kvitova ha portato a termine il suo cammino con la vittoria per 6-3 7-6(2) ai danni di Anett Kontaveit, brava da par suo a restare in partita dopo un primo set in cui pur avendo cominciato bene ha subito poi l’impeto della ceca come già accaduto a Kiki Bertens, ieri, nel terzo set della semifinale. E nei primi game si era capito come avrebbe potuto, l’estone, impostare la propria partita: è molto brava, soprattutto di rovescio, a tenere vivo lo scambio nella zona centrale del campo e far indietreggiare la ceca, che si sbilancia e i suoi colpi diventano molto più rischiosi del solito. Lei poi, e qui a Stoccarda lo ha sempre dimostrato negli ultimi 3 anni, riesce a gestire molto bene una terra più scivolosa, salendo subito 15-40 nel primo game e tenendo più che bene il campo per i primi 5 turni di battuta.

Sul 3-2 Kvitova, la numero 3 del seeding ha trovato due accelerazioni profondissime e sul 15-30 la sua avversaria ha commesso un doppio fallo cruciale, perché l’ha portata poi a subire il punto del 4-2 e la conferma del break per il 5-2. Sul 5-3 un ultimo spiraglio di speranza per Kontaveit, in risposta, ma dallo 0-30 la ceca è risalita molto bene fino a prendersi il set.

Qualcosa è sembrato cambiare all’inizio del secondo parziale, perché l’iniziale break di Kvitova è stato subito cancellato e nel turno di battuta perso Petra ha fatto un piegamento delle gambe come a cercare di richiamare la reattività dei muscoli. Non sembravano esserci problemi fisici, ma più un abbassamento di energia nella zona delle gambe. Per qualche minuto, infatti, Kontaveit è stata molto efficace nel riproporre la tattica di gioco dei primi game, con un body language che rimaneva molto positivo. Era salita 3-1, ma non aveva confermato il break di vantaggio perché Kvitova aveva trovato 3 risposte fondamentali, in quel momento, per restare aggrappata. L’estone soffriva pochissimo nei propri turni di battuta e in risposta sembrava sempre un passo più veloce, ma negli ultimi game quasi tutti i vincenti di Kvitova sono arrivati senza che la numero 3 del seeding dovesse muoversi dagli angoli della sua parte di campo.

Fondamentale, per lei, salvare le due palle break sul 4-5 che avrebbero voluto dire terzo set. Molto importante, da questo punto di vista, come ha condotto il punto sulla seconda chance quando, malgrado fosse stata costretta a una seconda palla e fin lì stava subendo quel fattore, ha spostato l’inerzia dalla sua tirando due rovesci molto profondi che non hanno mai permesso a Kontaveit di aggredirla e dopo aver tirato un tracciante incrociato ha concluso il punto in lungolinea. Tenuto il proprio game per il 5-5, ha poi evitato rischi dando un’ultima accelerata e vincendo 11 punti degli ultimi 13 tra 5-6 e il tie-break in cui ha preso subito il largo fino al 6-0.

Con questo fanno 27 titoli in carriera su 36 finali giocate. Da domani sarà ad appena 136 punti da Naomi Osaka, in vetta al ranking WTA, e se non ci saranno chance per lei di tentare l’assalto prima, forse, di Parigi, il futuro sembra molto interessante in ottica Race: lei è prima, con 700 punti di vantaggio sulla giapponese, seconda, e un migliaio su Karolina Pliskova, terza. Ora, però, comincia tutta la trafila di tornei pesanti.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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