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WTA Bogotá: Anisimova, seconda finale in carriera. La diciassettenne sfiderà Sharma

Amanda Anisimova come Iga Swiatek: nella stessa settimana due giocatrici classe 2001 sono in finale in un torneo WTA. Un dato di per se neanche troppo rilevante, visto che solo pochi mesi fa abbiamo avuto un ultimo atto a Mosca tra Olga Danilovic e Anastasia Potapova, ma che conferma come la New Age del tennis femminile stia dando costanza nella sua crescita.

Dal torneo russo, a fine luglio, sono infatti trascorsi 30 tornei compresi Bogotá e Lugano, che si concluderanno nella giornata di domenica, e per 8 volte si è arrivati in finale con una giocatrice di 18 anni o più giovane. Poi non basta questo, perché nel frattempo Anisimova ha impressionato anche con due scalate di alto livello tra Premier Mandatory (ottavi a Indian Wells nel 2018) e tornei Slam (Australian Open 2019) e adesso, con una possibile vittoria a Bogotá sarebbe in ottima posizione per un ingresso tra le prime 50 del mondo.

In Colombia il cammino non è stato perfetto, ma al contrario di tutte le altre teste di serie ha sempre trovato il modo di venire a capo delle diverse situazioni. Tre set e rimonta contro Sabine Lisicki al primo turno, tre set contro Maria Camila Osorio Serrano ai quarti, tre set e rimonta in semifinale contro Beatriz Haddad Maia, proveniente dalle qualificazioni. Tante energie lasciate in campo e ieri questo è sembrato colpirla un po’ perché nel 4-6 7-6(2) 6-2 contro la brasiliana Haddad Maia non ha espresso un ottimo livello di gioco. A un primo set poco brillante ha fatto poi seguito un secondo con tantissime occasioni mancate, fattore che avrebbe potuto giocarle a proprio svantaggio nei momenti chiave delle fasi finali. Poi, nel terzo game, un medical time out per qualche fastidio al ginocchio. All’ultima chiamata, però, ha saputo cambiare definitivamente ritmo e conquistarsi il secondo set, mettendosi in posizione di grande vantaggio rispetto all’avversaria, che al terzo ha dato battaglia fino a metà parziale prima di consegnarsi definitivamente.

Anisimova, che compirà 18 anni il 31 di agosto prossimo, è dunque alla seconda finale in carriera dopo quella persa a Hiroshima contro Su Wei Hsieh. Non avrà però vita facile, malgrado la sua meno esperta avversaria (e questo sembra paradossale visti i 5 anni in più) sia una vera e propria debuttante nel circuito maggiore. Astra Sharma sta dimostrando qualità importanti, se non altro con un fondamentale che spicca su tutti gli altri come il servizio, a cui poi unisce un dritto potenzialmente letale ma alle volte ancora un po’ ballerino, un buon tocco come sensibilità di palla e variazioni tattiche e di ritmo. Ha il problema di un rovescio ancora abbastanza debole, tanto da spostarsi il più possibile a colpire di dritto anche se le palle sono sul corridoio nella zona del suo rovescio, ma considerando come la ventitreenne australiana in pochissimi mesi sia passata da essere una pressoché sconosciuta a una ormai top-100 e con enormi margini di crescita la partita non potrà essere sottovalutata.

Sharma arriva alla finale dopo il 7-5 6-1 ai danni di un’ottima “terraiola” come Lara Arruabarrena, che non è riuscita a far suo il primo set dal 5-4 e servizio, con 2 set point mancati, e da lì l’australiana è semplicemente diventata inarrestabile. A inizio 2019 era ancora 231 nel ranking mondiale, da lunedì prossimo sarà almeno al numero 102. Questa classifica già adesso dovrebbe vederla senza grande difficoltà nel main draw del Roland Garros, ma con un successo nell’ultimo atto si porterebbe addirittura al numero 86 del mondo. La sua storia vedeva negli anni passati la volontà di concentrarsi sugli studi per diventare una chirurga, motivo per cui si era trasferita negli USA per studiare al college, e soltanto di recente (2018) ha cominciato quella che è stata fin qui una scalata molto rapida. Adesso, la chance di diventare la diciottesima diversa campionessa di questo 2019 che sta regalando tanto a livello WTA.

Diego Barbiani

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