[1] N. Osaka b. [25] D. Collins 6-4 6-2
Letale, chirurgica, ma soprattutto una sensazione di grande sicurezza nel proprio tennis. Naomi Osaka passa indenne anche il terzo turno del WTA Premier Mandatory di Indian Wells con una tranquillità che ormai non dovrebbe più sorprendere. Lo scivolone di Dubai, contro Kristina Mladenovic, si sta rivelando una parentesi anomala, un match “da giocare” per capire cosa vuol dire essere una numero 1 del mondo e cosa sarebbe cambiato da lì in avanti.
Quel match sembra tanto distante, ma non perché la giapponese attualmente stia facendo fuoco e fiamme. È ancora imprecisa in certe situazioni, ma sembra che abbia pieno controllo della situazione. Il match di stasera aveva diversi test da superare. Anzitutto, un’avversaria che al di là di un tennis di spinta, forse un po’ grezzo nella tecnica, porta con sé un carattere non indifferente. Collins non ha mai fatto troppi problemi a parlare di un sentirsi se stessa quando riesce a mostrarsi “rognosa” e quantomai scorbutica, riuscendo a entrare nella testa delle sue avversarie e a lavorarle ulteriormente. Una giocatrice cresciuta nei college, dove si esterna molto questo concetto di grinta.
Collins, recente semifinalista all’Australian Open, ha dato battaglia finché ha potuto, non sorretta a dovere da un servizio che più volta l’ha messa in difficoltà. Non c’era storia sulla seconda palla, dove Osaka cercava costantemente di entrare. C’era ancora qualche errore, come nel primo match contro Mladenovic dovuto anche a una posizione sempre molto avanzata, ma questa pressione ha fatto la differenza perché alla lunga la statunitense ha avuto bisogno di prendersi rischi ulteriori, commettendo 3 dei 4 doppi falli del primo set nei due game dove ha perso il servizio. Saranno 7 totali, con appena un 45% di prime palle in campo.
La numero 1 del mondo, seppur non riuscendo a piazzare l’allungo nei primi game, mostrava tanta sicurezza al servizio. Un break subito in apertura, quando lo score si è riequilibrato sul 2-2, è stato l’unico inciampo. Nel quinto game ha pasticciato un po’ in risposta, patendo un po’ nel turno di battuta successivo dove è andata 0-30 più per demeriti suoi, ma da lì ha messo insieme 3 servizi e un dritto vincente. Collins non riusciva a uscire dalle diagonali, lì dove la differenza tra la sua palla e quella di Naomi era davvero notevole. Non solo come potenza, ma anche come qualità dell’esecuzione. Avrebbe avuto bisogno, Collins, di uscire da quelle diagonali con dei lungolinea non sempre eseguibili, dei colpi a sorpresa che però non sarebbero bastati, da soli, a capovolgere l’incontro. Serviva una Osaka incapace di mettere le marce alte, cosa che purtroppo per lei non si è verificata. Sul 4-4 la numero 25 del seeding non ha messo una prima palla in campo e malgrado fosse salita fino al 40-15, un doppio fallo ha tenuto in piedi il game e dal 40-30 sono arrivati 3 vincenti consecutivi di una Osaka che ha cinicamente chiuso il parziale.
Nel secondo set la distanza si è ulteriormente accentuata. Osaka non ha più calato di livello, attaccando costantemente in risposta e mantenendosi molto solida alla battuta. Un break al terzo e uno al quinto gioco hanno fatto la differenza di una partita ormai senza più nulla, o quasi, da raccontare. 6-4 6-2 il punteggio finale, appena prima che sull’impianto di Indian Wells si scatenasse un potente acquazzone. Missione compiuta, e 62 vittorie consecutive dopo aver vinto il primo set. È la sedicesima giocatrice nell’Era Open, a sole 3 lunghezze da Gabriela Sabatini e Lindsay Davenport. Intanto, però, c’è da pensare alla sfida più che mai interessante contro Belinda Bencic, in serie positiva da Dubai e giunta a 8 vittorie dopo il 6-4 6-2 ai danni di Ekaterina Alexandrova.
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