Cambia tutto, nel tennis. E cambia molto velocemente.
Non solo i risultati: se lo scorso anno Novak Djokovic veniva battuto a Indian Wells da Taro Daniel, oggi si ritrova con tre Slam consecutivi in più e numero uno al mondo indiscusso.
È un esempio di come niente sia assoluto e permanente nello sport e lo stesso si può dire anche per il movimento (o i movimenti) organizzativi che vi ruotano attorno.
Proprio Novak Djokovic, che ora presiede il Council ATP, a Indian Wells è stato l’artefice della “sfiducia” a Kermode, attuale presidente dell’ATP che non vedrà rinnovato il proprio mandato nella prossima stagione. Non sono state chiarite le motivazioni che hanno spinto il serbo e un gruppetto di giocatori a questa decisione. Nella conferenza stampa pre-torneo, interpellato sull’argomento, Novak ha dichiarato di aver sentito diversi giocatori che non gradivano Kermode ma di non potere rivelare le motivazioni intrinseche alla decisione; è certo curioso che tra tutti questi giocatori Novak abbia “evitato” di sentire i pareri di Nadal e Federer.
Rafa sull’argomento è stato parecchio chiaro e su Kermode si è sempre espresso in toni positivi: “Nessuno si è degnato di informarmi su quello che stava succedendo all’interno, nessuno mi ha detto di Kermode. So di non essere dentro alle “politiche” come prima ma il Council rappresenta i giocatori e avrebbe dunque dovuto interpellare anche me, direi che non sta facendo bene il suo lavoro”.
Una critica non troppo morbida da parte dello spagnolo, rincarata dalla dose di Federer: “Ho provato a contattare Djokovic sulla vicenda Kermode, ma purtroppo era troppo occupato per parlarmi, lo trovo difficile da credere tuttavia…”.
Curioso anche che dopo essere stati in opposte fazioni (politicamente parlando) in passato, ora Roger e Rafa si trovino su posizioni vicine in merito alle vicende ATP. Lo svizzero ha anche rivelato di aver preso “un caffè lungo” con Nadal per parlare proprio di questo.
Quello che emerge è una spaccatura proprio all’interno del gruppo dei giocatori più influenti e rappresentativi, alla vigilia di un cambiamento che potrebbe essere corposo per l’ATP: di base sicuramente ci sono motivi economici, una gestione di tornei e di distribuzione monetaria che viene vista in maniera diversa dai vari protagonisti con interessi differenti da parte a parte.
Di sicuro c’è però che Djokovic non ha rivelato nemmeno l’alternativa possibile a Kermode: a inizio anno si augurò la fondazione di una “Players Union”, una sorta di sindacato supplementare che guidasse l’ATP e difendesse ancora di più gli interessi dei giocatori. E nel frattempo?
Che questa spaccatura porti a circuiti paralleli? O solo a tanta confusione e perdita di interesse?
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