B. Bencic b. [2] P. Kvitova 6-3 1-6 6-2
La storia si ripete, quasi 4 anni dopo. A Toronto, nel 2015, Belinda Bencic vinceva il secondo titolo WTA in carriera, il primo Premier 5, completando un percorso dove era stata in grado di superare 4 giocatrici in top-10. A Dubai, nel 2019, la svizzera ha di nuovo messo le mani su uno dei trofei più importanti della stagione riuscendo nuovamente a battere 4 top-10 in 6 partite.
In ordine, dagli ottavi in Canada: Caroline Wozniacki, Ana Ivanovic, Serena Williams e Simona Halep (per ritiro sul 3-0 in suo favore al terzo set). Nell’emirato, invece: Aryna Sabalenka (salvando 6 match point), Halep, Elina Svitolina e oggi Petra Kvitova. Due percorsi di grande valore, capitati in due momenti molto diversi: in Nord America aveva ancora le vesti della giovanissima stella emergente, a Dubai invece si trovava fuori dalle prime 40, ancora alla ricerca di se stessa dopo aver vissuto 2 anni molto delicati, ricchi di infortuni e difficoltà personali.
Un anno esatto fa, poco prima di fermarsi per una frattura da stress al piede, a un cambio campo nel torneo International di Acapulco, in una discussione col proprio coach diceva che non avrebbe più voluto vedere il campo, che il problema era lei e non riusciva più a divertirsi. La fine del 2018 non è stata semplice, malgrado la finale in Lussemburgo, tanto che è dovuta tornare in campo a novembre per salvare un ranking che sarebbe precipitato vicino al limite delle prime 100. In questo inizio di stagione, però, qualcosa si stava smuovendo. Una semifinale seguita dal secondo turno all’Australian Open, perso proprio contro Kvitova. Ancora troppo poco per dirsi ritrovata, per quello c’è voluto una vittoria di cuore (e un pizzico di fortuna), arrivata a Dubai contro Sabalenka.
Forse la bielorussa avrebbe meritato il passaggio del turno, ma la sfida era davvero tirata all’ultimo punto e il peso specifico del doppio fallo della numero 9 del mondo, sul 6-5 in suo favore nel tie-break, ora assume contorni molto importanti. Da lì Bencic ha cominciato a giocare sempre meglio, compiendo una bella rimonta contro Halep e poi mostrandosi la migliore nella semifinale contro la bi-campionessa Svitolina. Oggi, per quanto i precedenti le dicessero contro e i pronostici forse non le davano tanta fiducia, si vedeva come sarebbe stato possibile per lei ottenere il primo successo contro Kvitova, reduce anche lei da diverse partite al terzo ma giunta in finale con molti più stenti dal punto di vista del gioco e una condizione fisica mai eccezionale come invece le sarebbe stato utile nella sfida odierna.
Il 6-3 1-6 6-2 finale sembra dall’andamento quasi inspiegabile, eppure dimostra nel suo sviluppo come la svizzera ne avesse di più, frenata nel secondo set da un calo più che altro mentale dopo qualche palla che era scappata in lunghezza di un nulla. Nel primo set la ceca era molto pesanti coi passi e la svizzera la costringeva a muoversi, a colpire più palle possibili, aveva coraggio e controllo del campo. La partenza è stata ottima, con un immediato break e una pressione costante verso un’avversaria poco reattiva. Colpiva verso gli angoli per fare ancora più male a una Kvitova che finirà quel set con più vincenti (11 a 6) ma questo era più che prevedibile: la vera differenza è stata nella capacità di Bencic di attaccare la seconda palla avversaria.
A inizio del secondo set l’elvetica ha perso un po’ il controllo della situazione anche a causa di quegli errori gratuiti su palle che prima risultavano molto profonde, ma buone, e ora non davano più lo stesso risultato. Al cambio campo sotto 1-4 si è lamentata con questo col padre/coach, indicando come in alcune situazioni avesse calato la concentrazione. Un momento chiave fu il doppio fallo nel primo game, sul 30-30, quando voleva chiamare il falco ma ha rinunciato perché ne aveva sprecato uno due punti prima. Indietro 0-2, si è trovata di nuovo sotto pressione e con una Kvitova saldamente al comando c’erano tutti i presupposti per un arrivo al terzo. Sul 5-1, Kvitova ha messo in campo probabilmente il miglior tennis della sua giornata, prendendosi il set con 4 vincenti di cui 3 risposte consecutive di rovescio.
Il bel momento continuava anche nel terzo ma, per sua sfortuna, ha patito un po’ lo stesso scenario della sua avversaria. Sull’1-0 è rientrata in un game da 40-15, ancora col rovescio che saliva in cattedra, ma nelle due situazioni di parità non è mai riuscita a tenere la palla in campo, seppur con un paio di errori di un nulla. Stessa cosa successa nel primo punto del terzo game, quando aveva anche esultato non sentendo la chiamata del giudice di linea e chiamando il falco ha perso il punto. Un attimo di confusione che non è passato quando sullo 0-15 ha buttato nettamente fuori un rovescio a campo spalancato, mandandola in difficoltà e “chiamando” i due doppi falli che l’hanno ricacciata indietro.
Quel momento sul 40-40, nel primo game di risposta, aveva rappresentato il treno decisivo. Era fondamentale per lei mantenere la testa del parziale per provare ad aumentare la pressione, ma perso malamente quel turno di battuta l’ha spinta indietro e da lì è stata una rincorsa senza più energie, nel tentativo di forzare ogni colpo per non trovarsi a scambiare, ma senza spinta nelle gambe. Sul 2-4 ha perso un nuovo turno di battuta, consegnandosi definitivamente. Dopo un recupero da 15-40, Bencic ha chiuso l’incontro al secondo match point coronando una nuova settimana perfetta. Lei che il 7 marzo compirà 22 anni ha ancora una lunga strada davanti, e adesso potrà rivedersi almeno in top-30 (sarà alla posizione 23) e provare a riprendere del tutto la strada verso le posizioni d’élite del tennis.
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