J. Sinner b. R. Marcora 6-3 6-1
Da tanti anni, lo speaker ufficiale del torneo di Bergamo è Pako Carlucci. Di professione fa l’animatore e, pur amando il tennis, lo segue principalmente nei sette giorni del Trofeo Faip-Perrel. Senza conoscere dati, statistiche, ranking e numeri che piacciono tanto ai giornalisti, è stato il primo ad azzardare il pronostico. “Secondo me Jannik Sinner vince il torneo” sosteneva sin da mercoledì, nei meandri del Pala Agnelli. Pochi pensavano avesse ragione, invece la sua previsione si è rivelata più che esatta.
Dopo averlo sussurrato per giorni, adesso lo si può dire: è nata una stella. Negli ultimi due mesi si è parlato tanto (e a ragione) di Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri, mentre Sinner lavorava nell’ombra. Adesso, all’improvviso, le attenzioni si spostano su un ragazzo dai capelli rossi e l’aria timida che ha dominato gli avversari negli ultimi tre turni. Salvatore Caruso e Viktor Galovic lo avevano messo in difficoltà, mentre aveva tenuto a distanza Gianluigi Quinzi e Tristan Lamasine. Stessa sorte, ancora più severa, per Roberto Marcora.
6-3 6-1 in una finale a senso unico, in cui c’è stato equilibrio soltanto fino al 2-2. Il primo strappo arrivava al quinto game (ai vantaggi, dritto in rete di Marcora), poi Sinner sigillava il set con un altro break. Sul setpoint sparava un dritto a uscire, uno dei tanti, che scatenava l’ovazione di un Pala Agnelli colmo ai limiti della capienza, forse oltre. C’erano 2.500 persone ad assistere alla consacrazione del nuovo fenomeno del tennis italiano, che nel secondo set scappava via già al secondo game e concedeva le briciole a Marcora nei turni di servizio.
Da parte sua, il lombardo era costantemente sotto pressione e raccoglieva un solo game nel secondo set, peraltro ai vantaggi. In poco più di 70 minuti, Sinner chiudeva la pratica prima di sottoporsi al suo primo vero bagno di popolarità, con la routine delle foto, degli autografi… e delle interviste. “Ho spinto fin dall’inizio, fargli sentire la pressione era la cosa più importante – ha detto Sinner – credo di averlo fatto bene e brekkarlo subito è stato importante”. Ciò che colpisce, a parte le ottime qualità tecniche, è la sua capacità di restare sempre concentrato, come se quello che gli accade intorno non lo riguardi.
Eppure, al Pala Agnelli, succedeva molto. “Paura non ne ho, ma la tensione c’è. Capita che il fuoco bruci dentro di me. In semifinale ho avvertito un po’ di tensione verso la fine, ma sono ancora giovane e ci può stare, a maggior ragione sul 5-0. Oggi ho fatto attenzione, ho cercato di restare sul pezzo fino alla fine e credo di aver fatto molto meglio”. Quello di Sinner è il successo di un predestinato.
Durante la premiazione, lo sconfitto Roberto Marcora ha rivelato un curioso aneddoto: “Ho conosciuto Jannik 4-5 anni fa, quando era poco più che un bambino. Mi trovavo all’Isola d’Elba, durante uno stage di Riccardo Piatti. Mi disse che mi avrebbe fatto allenare con un ragazzino che entro qualche anno mi avrebbe fatto fare pochi game… Oltre a essere un grande coach, Riccardo è stato anche un veggente”. La sportività di Marcora è stata apprezzata dall’impressionante pubblico bergamasco, elemento chiave anche per Sinner.
“Per me è stato un valore molto importante. Oggi era pieno, c’era una bella atmosfera. Anche nelle scorse partite avevo avuto la sensazione che facessero il tifo per me. Uscire dal tunnel e trovare il palazzetto pieno è una splendida sensazione. Diciamo che bisogna essere bravi a trovare il giusto equilibrio tra tensione, gioco e tutto il resto. Più vai avanti nei tornei ed è più facile”. Adesso viene il difficile: Sinner non si ferma: la prossima settimana sarà impegnato al torneo ITF di Trento.
Ma ci sarà tempo per pensare al futuro, anche nell’ottica di una possibile qualificazione alle Next Gen Finals (argomento che l’ATP gli ha subito sottoposto nell’intervista dedicata ai “First-Time Winner” dei tornei Challenger): adesso Jannik si gode un successo maturato laddove era giunto all’ultimo momento, visto che la scorsa settimana era impegnato in Kazakhstan per un torneo ITF, in cui era giunto in semifinale. Si era allenato appena un’ora prima di scendere in campo per il primo turno.
“Sono arrivato molto tranquillo, finalmente ho battuto un top-500 e da allora è stato tutto più facile. Sapevo di avere il livello per potermela giocare con tutti, ma non pensavo di vincere il torneo. Ho iniziato a pensarci dopo il successo su Caruso, che è un avversario molto solido. A volte capita che i tornei si possano vincere così, dal nulla. Ho pensato anche a questo”. I pensieri si sono tramutati in realtà: si chiude così, con il timido sorriso di Jannik Sinner, una questa edizione del Trofeo Faip-Perrel di Bergamo.
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