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Il noioso governo del (non) cambiamento

E gli Australian Open li abbiamo archiviati. Il come però è tutto dire. Le certezze, le solite, sono senza dubbio quelle che arrivano dal vincitore. Forse in tanti non si aspettavano un ritorno così importante di Novak Djokovic, soprattutto quando il serbo si era perso tra le braccia di quel famoso guru lasciandosi invece alle spalle chi l’aveva in sostanza aiutato a diventare quel fenomenale tennista capace di vincere tutto con una continuità fuori dal comune. Nole si è presentato a questo inizio di stagione persino meglio di come aveva chiuso gli ultimi sei mesi. La finale ne è stata la prova perché, cari appassionati, un po’ tutti avevamo predetto un equilibrio quasi assoluto e in molti sondaggi Rafa era addirittura avanti, seppur di poco, al suo sfidante.

La finale però è stata senza storia. Noiosa, senza girarci intorno. E onestamente lo è stato tutto il torneo che di certo non verrà ricordato come uno dei più spettacolari. In Australia nell’ultimo decennio si era abituati a storie ben diverse. Partendo dalla finale slam più lunga di sempre fino ad arrivare all’incredibile ritorno sui campi di Roger Federer conclusosi con la vittoria al quinto set, in rimonta, su Rafael Nadal. Insomma, cose quasi mai viste. Lo svizzero rientra comunque come protagonista del match più bello di quest’edizione 2019, seppur da sconfitto. E il vincente, Stefano Tsitsipas è forse davvero l’unica storia degna di nota di questi AusOpen 2019. Già a Perth si era avuto il sentore che nel caso in cui i due si fossero incrociati sarebbe nato qualcosa di speciale. Ma questo non toglie che parliamo di troppo poco per due settimane di slam.

Il resto infatti non c’è stato. Rafa ha dominato fino in finale, compreso il match con Tsitsipas. Il greco, poverino, non si è capacitato della sconfitta nonostante il suo stile di gioco simile a quello del semidio svizzero. Caro Tsitsi, verrai pure avanti e disegnerai anche bene il campo (col rovescio a una mano poi) ma togliere il tempo all’avversario come fa Federer difficilmente riuscirai mai a farlo. Anche perché le vittorie di Federer su Nadal degli ultimi due anni arrivano tutte da lì. Far giocare Rafa in apnea costante, schiacciato da un gioco offensivo davvero incredibile. Nel match con il greco invece pareva di rivedere proprio il Federer schiacciato sul proprio lato sinistro del campo dal topspin esagerato di Rafa. Ma comunque crescerà bene questo ragazzo e quasi sicuramente si leverà le sue soddisfazioni.

Ma con lui, almeno da quanto visto in questo mese, è difficile trovare un altrettanto valido sfidante al monopoli tennistico degli ultimi decenni. Zverev? Dai, non scherziamo. È vero che sono arrivati risultati importanti nei 1000, o ancor meglio al Master di Londra. Ma caro ragazzo che vogliamo fare con questi slam? Le sconfitte non iniziano a essere più un caso. E inoltre in alternativa non si può mica pensare che che gente come Roberto Bautista Agut, Pouille o Tiafoe possano impensierire Nole, Rafa o lo stesso Federer. Ah, santo Kyrgios quante mazzate sulla testa meriteresti. Che colpevole assenza. Poi certo ci sono anche altri ancora: Cilic, Raonic, Nishikori ma parliamo pur sempre di gente che ci ha già provato e soprattutto ha fallito. Ma quindi escluso questo Tsitsipas, e mettiamoci anche Zverev, c’è qualcun altro in grado almeno di provarci. Medvedev? Shapovalov? Chung? Parliamo di tennisti con qualche chance nel futuro prossimo o bisogna aspettare ancora che il tempo faccia il suo corso.

Insomma, non pretendiamo di trovare i nuovi Federer, Nadal e Djokovic ma almeno i nuovi Murray e Wawrinka. Capaci comunque di portare a casa sei slam in totale. Difficile, anche perché allo stato attuale è complicato anche solo pensare che tutti i tennisti citati raggiungano sei slam insieme.

Questo è quanto. Riassumendo mancano alternative, manca spettacolo ed escluso qualcuno anche personaggi. Nole, con Rafa che farà la voce grossa sulla terra, ringraziano. Ma il tennis forse si sta avvicinando a una crisi inevitabile dopo anni di fortune (mediatiche e anche economiche).

Enrico Serrapede

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Enrico Serrapede

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