È il giorno di Daria Kasatkina, è il giorno che promuove ancor di più la classe 1997. La russa, con il trionfo nella finale di Mosca contro Ons Jabeur diventa la quarta giocatrice nata in quell’annata ad accedere in top-10 e, sebbene il dato sia sotto investigazione della WTA, potrebbe aver raggiunto un record che persisteva dal 1963.
Se confrontiamo infatti le singole annate come il 1997, il 1996, e così a ritroso, almeno fino al 1970 non sembrano esserci segnali di un numero così grande che abbia saputo infrangere quella barriera entro la stagione che segnava il ventunesimo anno di età. Per intenderci, il 1987 ha visto negli anni numerose giocatrici approdare in top-10 ma solo tre di loro lo hanno fatto entro il loro ventunesimo anno d’età (il 2008): Maria Sharapova, Ana Ivanovic e Anna Chakvetadze. Lo stesso si può dire per il 1983, con Kim Cljisters, Jelena Dokic e Daniela Hantuchova. Stessa cosa per il 1981 con Serena Williams, Elena Dementieva e Anna Kournikova.
Mai quattro, però, almeno fino a quello che sembra essere il vero limite: il 1963. I dati a nostra disposizione al momento non possono garantirci la certezza assoluta, ma dovesse arrivarci una conferma ufficiale non tarderemo a farvi sapere. A quell’annata appartengono le statunitensi Zina Garrison e Bonnie Gadusek, e le tedesche Claude Kohde Klisch e Bettina Bunge. Le prime 3 fecero il loro ingresso in top-10 nel 1984, precedute da Bunge appena un anno prima. Oggi Kasatkina è riuscita a completare un percorso di grande livello non solo in questa settimana ma in un 2018 fatto di periodi di grande costanza con 2 quarti di finale Slam consecutivi e la finale a Indian Wells.
A un certo punto era forse impossibile prevedere un suo successo, quando dopo appena 45 minuti di gioco era indietro 2-6 1-4 contro la qualificata Jabeur. La tunisina stava accarezzando il sogno di diventare la prima africana a vincere un titolo nel circuito maggiore dalla sudafricana Chanelle Scheepers nel 2011 a Guangzhou, ma in quel cambio campo è cambiata la partita grazie a Philippe Deahes, coach della russa. Già protagonista in stagione di alcuni interventi in campo molto accesi ed energici, il belga è andato a lei con il chiaro intento di scuoterla e senza accennare troppo alla tattica di gioco le ha detto in maniera chiara: “Non pensare che sia finita qui, è ancora tutto da giocare”. Kasatkina, che al di là del titolo a Charleston dello scorso anno aveva perso 3 finali e tutte con punteggi molto netti (compreso il 6-1 6-2 di un anno fa Mosca contro Julia Goerges) gli ripeteva: “È la stessa storia, è la stessa storia”. Lui, alzando il tono ma senza essere duro nei suoi confronti: “No! Ascoltami Dasha! Adesso vai in campo e vinci questa partita! Non è finita, non è finita. Se pensi sia finita io prendo e cambio lavoro, e non voglio neanche immaginarlo”. Qualche consiglio su dove piazzare la risposta e dove servire, ma poco in quanto a tattica. Eppure, da lì Kasatkina è stata un’altra.
La partita di per sé era molto divertente. Due tenniste che adorano variare velocità ed effetti, con tanti slice o soluzioni balistiche perfette. Se però la tunisina stava dominando il campo fino al punto chiave, da lì in avanti Kasatkina è rientrata prepotentemente e nonostante aver mancato la chiusura del set sul 6-5 ha comunque trovato la strada giusta per il terzo set grazie a un tie-break dominato 7-3. Nel terzo Jabeur cominciava ad accusare un affaticamento generale, giunta all’ottava partita in otto giorni tra tabellone principale e qualificazioni, e Kasatkina fuggiva sul 5-3. Non riusciva a chiudere con il servizio, ma in risposta cancellava subito quanto avvenuto con un nuovo break a zero viziato anche dagli ultimi punti in cui la sua avversaria non riusciva praticamente più a giocare. Molto toccante l’immagine dopo l’ultimo errore di Jabeur: Kasatkina si lasciava andare al suolo perché per una serie di motivi questo risultato vuol dire tantissimo, oltre alla top-10 c’era la voglia di vincere in casa, la rimonta, la possibilità di dedicare il titolo al papà che proprio oggi compie gli anni, e la consapevolezza di prendere un volo per Singapore dove sarà la prima alternate delle Finals. Dall’altra parte della rete, la tunisina si inginocchiava e allo stesso modo cominciava a piangere sfogando dolore e un po’ di rabbia, rialzandosi soltanto dopo un minuto e zoppicando vistosamente, sorretta dalal giudice di sedia e dalla sua avversaria che l’ha abbracciata e le ha dato un bacio sulla guancia. Le due si conoscono piuttosto bene dopo i tanti anni di allenamento assieme all’accademia a Trnava e Kasatkina, ragazza molto ben voluta da tante giocatrici, non ha mancato una volta di più di mostrare un gesto di affetto in un momento molto delicato.
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