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WTA Finals: Svitolina Master and Commander, battuta Stephens

[6] E. Svitolina b. [5] S. Stephens 3-6 6-2 6-2

Si completa nel modo più bello la settimana di Elina Svitolina, probabilmente la vincitrice più sorprendente delle WTA Finals per come era arrivata al torneo e per il genere di percorso che ha messo in atto. Protagonista assoluta di un torneo ricco di colpi di scena fin dalla prima giornata, quando scendeva in campo contro Petra Kvitova e batteva la ceca dopo averci perso in 7 precedenti sfide.

Questa sera l’ucraina è riuscita a portare a termine un cammino fatto di fatica, di corse, della ricerca di una costanza nel rendimento che alla fine l’ha portata a vincere il titolo più importante della carriera e a continuare una ormai incredibile serie di titoli vinti consecutivamente, ora giunta a nove. Tredici titoli WTA per la giocatrice che sta scrivendo la storia del tennis in Ucraina, tanto criticata nell’ultimo periodo e che ha saputo invece risorgere dalle ceneri compiendo un cammino dove è sempre stata la più preparata fisicamente, la più in forma, a mettere a tacere chi la ritenesse la prima indiziata a uscire dal torneo.

Era dal 2013 che una giocatrice non completava il percorso con un percorso netto, fatto di 5 vittorie e nessuna sconfitta, che non si verificava dal 2013 quando fu Serena Williams a completare il percorso con il successo in finale contro Li Na. E forse, questo, rende ancora tutto più speciale e impronosticabile. 3-6 6-2 6-2 il punteggio finale del match di oggi contro Sloane Stephens al termine di una partita durissima, come tutte quelle che Svitolina ha giocato fin qui. Correva dappertutto, riprendeva tutto, e alla fine grazie anche al crollo nell’intensità dell’avversaria ha costruito un risultato che potrebbe cambiarle la carriera.

Stephens può avere rimpianti. La sfida si presentava in maniera abbastanza diversa dall’esito finale anche perché il campo rendeva molto più difficile il compito di Svitolina, che spesso se doveva attaccare alla ricerca del punto doveva fare tre volte la fatica di una statunitense a cui alle volte bastava molto poco: un buon movimento coi piedi nello spostamento verso il dritto, un tracciante incrociato che poneva l’ucraina di fronte a un bivio. O veniva spostata con efficacia dal top spin e dalla potenza della palla, o doveva prendersi dei rischi che si tramutavano nello scarso controllo del proprio colpo. Con anche un po’ di tensione, Elina giocava un brutto game di apertura e in 8 minuti si trovava indietro 3-0. Sul 4-1 era a un passo dal perdere definitivamente il controllo del primo parziale ma con grande tenacia ha recuperato da 0-40 e qui, probabilmente, è arrivato il primo vero gratuito dell’avversaria sul 40-40, con un dritto lungolinea fermatosi sotto al nastro. Non ha avuto effetti negativi, perché malgrado i diversi tentativi dell’ucraina riusciva ad avere grande agio nel colpire. La palla di Svitolina non le faceva male, e lei con un buon grado di attenzione gestiva lo scambio e controllava la situazione fino al 6-3 conclusivo.

Elina ha provato a dar fondo alle proprie energie all’inizio del secondo set. Veniva da tre partite consecutive vinte al terzo e solo ieri aveva giocato due ore e mezza durissime contro Kiki Bertens. Sia Chris Evert che Billie Jean King in questi giorni dicevano, qui a Singapore, di come Stephens fosse molto temibile per la qualità dei colpi, la capacità di dare margine al proprio tennis pur mettendo forza, per gli spostamenti e gli appoggi solidissimi. Entrambe, però, aggiungevano anche che uno dei suoi problemi in carriera era stato quello che la concentrazione alle volte veniva a meno. Questo, almeno a inizio carriera, si verificava molto spesso. Nell’ultimo anno e mezzo però quando arrivava in fondo al torneo era capace di mantenere un livello piuttosto solido, costringendo le altre a doversi superare, alle volte, per toglierla da questa condizione psico-fisica invidiabile. Oggi invece è stata lei a non essere la macchina che ha vinto 6 titoli nelle prime 6 finali e ha perso le ultime due dando grande filo da torcere a Simona Halep.

All’inizio del secondo set Svitolina ha approfittato di qualche game non bellissimo. Prendeva il primo break della sua partita ma Stephens riusciva subito a rientrare dopo qualche occasione in cui l’ucraina poteva forse fare un po’ meglio. Il momento di calo d’intensità della statunitense, però, continuava ed Elina tornava subito avanti riuscendo ad allungare con una delle diverse discese a rete ben finalizzate della sua serata. Le sue voleè non saranno forse le più ortodosse come tecnica, ma in queste ultime partite alcune di queste si sono rivelate molto efficaci per accorciare un lungo braccio di ferro che stava spingendo entrambe le giocatrici a scambi di grande durata e dispendio fisico.

Concretizzato l’allungo sul 5-2 l’ucraina ha approfittato del momento negativo della statunitense per prendere un nuovo break e garantirsi un buon inizio di terzo set. Tenuto il primo turno di battuta, è riuscita a brekkare l’avversaria dopo un turno di battuta infinito e concluso con un tocco delicato sotto rete a cui è seguito un forte incitamento del pubblico. Il pubblico era probabilmente più schierato per lei, con tante bandiere ucraine al vento e il coro “Elina! Elina!” che proveniva da una porzione dello stadio occupata da tanti ucraini. L’ucraina riusciva, dopo un altro pesantissimo turno di battuta, a portarsi sul 3-0. Qui Stephens ha avuto un risveglio, dopo un colloquio col coach, cercando con molta più frequenza di tornare a colpire il dritto come nel primo set, verso il dritto dell’avversaria, ma pure essendosi riportata sotto fino al 2-3 ha rimarcato il momento negativo tornando a essere lei quella che sbagliava di più in campo. Tenuto il turno di battuta per il 5-2, Svitolina è riuscita nuovamente a chiudere senza dover essere lei a sentire tutta la pressione di dover servire per prendersi la vittoria.

Nell’ultimo game il ritmo di Stephens era completamente sparito e dopo l’ultimo gratuito della sua partita Svitolina ha potuto lasciarsi andare sul campo di Singapore, correndo poi ad abbracciare il proprio coach e mostrando qualche lacrima di commozione. Probabilmente nessuno l’avrebbe pensata come vincitrice del torneo, ma tante volte queste sorprese possono verificarsi. Nel caso dell’ucraina, stiamo parlando davvero di una favola sportiva, anche se il gioco potrà non essere piaciuto a tanti. Però è stato efficace. Lei stessa ha detto che non ha messo in mostra il suo miglior gioco, ma è fiera di come sia riuscita a trascinarsi fino in fondo. Alla fine ha avuto ragione lei, e nessuno le toglierà questa grande emozione,

(aggiornamenti a breve)

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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