Traduzione di una conferenza stampa con quattro leggende del tennis WTA: Kim Clijsters, Lindsay Davenport, Monica Seles e Jennifer Capriati
Per tutte e quattro: se all’inizio dell’anno vi avessero detto che queste sarebbero state le otto giocatrici che avrebbero partecipato alle Finals, come avreste reagito? chi vi ha sorpreso maggiormente?
LINDSAY DAVENPORT: Forse sono più dispiaciuta nel non vedere Simona Halep, però rispondendo alla tua domanda direi Kiki Bertens. Ha avuto un anno clamoroso, con tutti i miglioramenti che ha fatto ed è stata in grado di trasferire il proprio gioco a tutte le superfici, anche a quelle veloci, credendoci sempre più. Ho visto i suoi miglioramenti cominciare in primavera, e da lì ha continuato senza pausa. Una cosa che mi è piaciuta particolarmente in lei è come abbia affrontato queste situazioni. Anche quando ha avuto risultati importanti lei ha continuato a lavorare per avere di più e non ho visto tante fare questo sforzo negli ultimi 5-6 anni. Non l’ho ancora vista qui, ma credo che per lei essersi qualificata per Singapore voglia dire il mondo. Per quanto riguarda Osaka penso che chiunque fosse sorpreso per il successo allo US Open, ma se avete guardato lei giocare negli ultimi anni avrete notato i suoi progressi e le sue qualità e avreste pensato che prima o poi sarebbe arrivata qui. Forse ad agosto non ne eravamo certi, ma è meraviglioso vederla qui.
MONICA SELES: Lindsay ha detto praticamente tutto. Mi fa piacere per conto mio vedere Sloane Stephens che dopo Miami ha saputo arrivare fin qui. È un tabellone tutt’ora aperto e questo è molto bello per il pubblico e lo spettacolo: i fan potrebbero anche vedere lo stesso incontro per due volte nella stessa settimana, e siccome parliamo delle migliori 8 del mondo ha molti lati positivi.
KIM CLIJSTERS: Quello che mi piace è che ognuno ha la sua storia. Vedere Petra Kvitova giocare il Master è una storia incredibile dopo tutto quello che le è successo, vedere Caroline Wozniacki vincere il primo titolo Slam è stato un gran momento. Ogni giocatrice qui ha il proprio momento speciale, ogni strada è speciale.
Lindsay e Kim sono già impegnate come allenatrici o mentori. Monica and Jennifer, se poteste allenare qualcuna oggi, chi sarebbe?
JENNIFER CAPRIATI: Ci ho pensato, o ammetto. Forse sono qui apposta per cominciare un percorso di scouting (ride, nda). Ma è qualcosa di molto diverso rispetto a quando giocavo. Sono voluta tornare in questo mondo perché è molto eccitante per me. Tutte le giocatrici hanno enorme potenziale e tanto margine di crescita.
MONICA SELES: Qualche giocatrice giovane ha il mio numero di telefono e sa che sono a totale disposizione per ogni domanda a proposito di allenamenti, programmazione dei tornei, mi metto a disposizione molto volentieri. Al momento mi piace la mia vita senza questo impegno, e penso che il mio gioco fosse piuttosto poco ortodosso: a due mani da entrambi i lati… Ci fosse una giocatrice tipo Marion Bartoli potrei anche pensarci ma altrimenti sarebbe probabilmente dura per me a essere sincera.
Lindsay e Kim, siete fonte di ispirazione per i rispettivi figli?
KIM CLIJSTERS: La più grande, Jada, ha ora 10 anni e vede il tennis come lo sport più noioso che ci sia al mondo (ride, nda). Ha scelto lo sport di mio marito, il basket. È molto appassionata. Jack invece prova a giocare ogni tanto, gli piace. Il terzo invece è ancora troppo piccolo. In ogni caso, loro sono felici e si stanno divertendo, ma siccome sono spesso all’accademia li porto con me ed è molto facile per loro andare in campo quando ci sono altri bambini giocare. Non li sto spingendo, mi piace vederli crescere con le loro idee.
LINDSAY DAVENPORT: Mio figlio gioca spesso, così mio marito deve passare l’estate andando ai campi del centro nazionale. Lui spesso dice: “Non posso crederci di essere di nuovo qui dopo 35 anni”. Mentre le mie tre bambine sono un po’ dentro e un po fuori, abbastanza simili a Jada, non hanno un gran divertimento a colpire la palla.
Kim and Lindsay, quando vedete le top-8 qui, che cosa vi viene in mente a proposito dell’evoluzione del gioco negli ultimi anni?
LINDSAY DAVENPORT: Ho visto più un cambiamento nell’aspetto atletico. Ci sono sempre state atlete molto efficaci, forti, ma ora penso che ci sia una percentuale più alta di giocatrici che giorno dopo giorno lavorano per rinforzare l’aspetto fisico. Al momento mi sembra un bel mix di giocatrici offensive e difensive ed è bello vedere quest ultime riuscire a trovare armi per affrontare le giocatrici più offensive. Il più grande miglioramento che ho visto quest anno è stato da parte di Naomi Osaka che è diventata una giocatrice molto più difensiva nei momenti in cui le serviva esserlo. Forse anche per questo il momento è così incerto ed appassionante. Durante il tempo noi abbiamo avuto giocatrici più difensive: è stato così negli anni ’90, negli anni 2000, ma raramente riuscivano a vincere le partite più importanti. Ora loro stanno sviluppando armi importanti.
KIM CLIJSTERS: Quello che mi piace è un processo iniziato un po’ di tempo fa e che non è chiaro chi riuscirà a emergerne. Alla prima giornata avrei detto che avrebbero vinto Kvitova e Wozniacki. E mi piace questo, mi piace che ogni partita sia incerta. Nel passato era più facile fare queste previsioni. Ora anche all’inizio dei tornei Slam hai incontri che pensi subito siano complicati per le grandi. Questa è una delle ragioni per cui le WTA Finals per me sono eccitanti: non riesco a dire chi potrà essere l’ultima dei rispettivi gironi.
Che cosa era meglio nel vostro periodo?
LINDSAY DAVENPORT: Penso ci fosse qualcosa fatto meglio di ora, ma anche qualcosa che ora è fatto meglio di allora. La costanza di rendimento delle big era più alta. Se tu eri una top-5, forse perdevi ai primi turni dei tornei in una o due circostanze, non otto o sette volte. Questo ora succede più spesso. C’è tanto discutere a riguardo, c’è un parco giocatrici molto più profondo rispetto ad allora e che ha avuto successi importanti ma poi non ha avuto bei tornei per un po’. Non so la ragione per questo, però per esempio se io avessi voluto far bene in uno Slam sapevo che avrei dovuto arrivare a giocare contro una Williams, contro Jennifer, Monica, e poi Justine e Kim. Dagli ottavi di finale il torneo cominciava a essere molto duro. Non che non lo sia ora, non è che per essere duro tu debba per forza affrontare una giocatrice che ha giocato 25 quarti di finale Slam o semifinale, o qualunque cosa. Sembra però fosse più difficile arrivare a vincere uno Slam.
JENNIFER CAPRIATI: Alle volte vedi giocatrici fare così bene in determinati tornei e poi avere un calo e non dar seguito, e magari vedi che avrebbero la possibilità invece di farlo ed è abbastanza frustrante. Lindsay l’ha spiegato molto bene, a quel tempo c’era costanza da parte di tutte. È bello che sia così, ma allo stesso tempo non sai mai che cosa aspettarti alle volte.
KIM CLIJSTERS: Mi piaceva il fatto che non ci fossero social media al mio tempo. Forse sono arrivati alla fine della mia seconda carriera, ma ora siamo nel bel mezzo dell’esposizione mediatica e sono felice che ho giocato senza dover pensare a tutte quelle cose. La concentrazione era tutta lì.
MONICA SELES: Non pensi ci sia forse meno pressione ora? Penso che nella nostra generazione se perdevi una partita la prendevamo in maniera molto più dura. Ora è tutto molto più facile, quando entri in un torneo sai che non sei sempre tu la favorita e per quanto sia tornata nel tour da poco quando vedo na giocatrice perdere non la vedo tanto abbattuta come poteva essere al nostro periodo, cosa che forse è migliore nel lungo periodo. Forse loro hanno trovato un equilibrio migliore, per noi era tutto monodimensionale, tutto incentrato sul tennis.
Quale è stata la storia che più vi ha colpito nel 2018?
LINDSAY DAVENPORT: Per tre volte quest anno mi sono trovata a piangere durante una mia telecronaca. La prima quando Caroline Wozniacki vinse l’Australian Open, la seconda quando Simona Halep vinse il Roland Garros, la terza quando Naomi Osaka ha vinto lo US Open. Io sono così: adoro vedere giocatrici vincere il loro primo Slam. È il sogno di chiunque di noi quando inizia a giocare da bambina e stai colpendo palle a sei, otto, dieci anni. Per alcune capita subito, per altre invece c’è un percorso più lungo. Ognuna di queste tre storie per me è stata emozionante allo stesso livello. Tutto quanto Wozniacki ha combattuto in Australia, il lungo percorso di Halep a Parigi, e tutto quello che Naomi ha dovuto affrontare in quella finale dello US Open.
KIM CLIJSTERS: Uguale. Anche io piango. Mi ricordo che durante l’Australian Open io stavo cucinando e mi sono fermata e mi sono messa a piangere, ho mandato un messaggio di congratulazioni a Caroline. E poi con Simona. Ero lì a commentare la partita e ho parlato con lei un po’ già in passato quando lei aveva perso le finali perché è come se potessimo un po’ collegare le nostre vicende… Non ho potuto essere a New York, per cui penso che questi due momenti possano essere gli highlights della stagione.
MONICA SELES: Come Lindsay ha detto, penso che tutte noi qui possiamo ricordare il nostro primo Slam. Non ci sarà mai quella gioia così naturale come quando lo vinci, quando vedi che tutto il lavoro fatto ha pagato. Così per Simona e Caroline, per essere arrivato a un punto della carriera dopo esserci state sempre così vicine e così lontane, e continuare a crederci e a essere affamate da continuare a provarci… Prima o poi doveva accadere. E poi per qualcuna come Naomi che ha avuto un grande inizio di stagione e ha giocato contro Serena, per tenere testa a tutte le aspettative e a continuare a rimanere concentrata magari tutti fossero a tifare per l’altra, è stato super impressionante da vedere.
JENNIFER CAPRIATI: Ci sono state tante prime volte quest anno, momenti meravigliosi, molto coinvolgente da vedere. La prima volta non verrà mai dimenticata, è speciale. Ogni circostanza è speciale e questo è stato un anno molto speciale per quello.
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