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Perchè Roger Federer non si deve ritirare (non per i suoi tifosi)

Roger Federer deve continuare a giocare perché la barzelletta del finire in gloria la carriera è esattamente questo: una barzelletta. Un’utopia giusta per tifosi, addetti ai lavori o gente che segue il tennis diciamo non esattamente in maniera approfondita. Non vale solo nello sport della racchetta più bello del mondo, ma un pò in ogni cosa. Cosa vuol dire finire in gloria? Lasciare quando sei al massimo della forma, al massimo delle tue potenzialità fisiche e mentali o dopo un grande successo, magari l’ennesimo, della tua carriera? Qual è il confine? Perché si potrebbe obiettare che lasciare subito dopo un successo, un trionfo, potrebbe non essere nemmeno così intelligente, visto che magari hai poi la possibilità di bissare quel successo. Per molti Federer doveva lasciare dopo Wimbledon del 2012, per dirne una.

Ci saremmo persi qualcosina, non credete? E anche lasciare dopo un trionfo, spesso e volentieri non accontenta nessuno. Avete presente Rosberg? Si è ritirato dopo aver vinto un mondiale, e in molti lo hanno preso per codardo, più o meno, o per un pilota fortunato. Dunque, lasciare “in gloria”… Che cosa vuol dire?

Altra cosa: Federer ha guadagnato il diritto di fare ciò che vuole, quando vuole e come vuole. A volte sembra che siano più preoccupati i tifosi di quello che fa o dovrà fare che lui stesso. In campo certo, probabilmente soffre di questa “indecisione” (ha palesi limiti, quando non sa bene che pesci pigliare), ma se vuole giocare e divertirsi, faccia pure.

Il punto è che molto, troppo spesso il tifoso medio di Federer considera lo svizzero come fosse una sua proprietà. Assurdo? Non proprio. Il rapporto che c’è tra l’elvetico e i suoi fans va ben oltre il tifo, ma supera l’idolatria. Semplicemente, non accette, non concepisce l’idea di una vita (tennistica) senza Federer, ma allo stesso modo non vuole vedere il proprio idolo umiliato, non competitivo come una volta, stanco e “scazzato”. Dunque, un cuore di leone e un cuore di pecora: la gioia di vedere ancora e ancora Federer in campo, dall’altro il fastidio perché Federer non è più il “dominatore” di una volta. Non accorgendosi, sostanzialmente, di trattare lo svizzero più o meno come un malato terminale. Sportivamente parlando, ci mancherebbe altro. Insomma, il ritiro di Federer sembra più un problema altrui che suo. Quindi, perché pensarci? Continui finché vuole, e basta.

Luigi Ansaloni

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