[20] N. Osaka b. L. Tsurenko 6-1 6-1
“Di che cosa sei più orgogliosa oggi?” ha chiesto l’intervistatore di ESPN a bordo campo a Naomi Osaka, prima giapponese a raggiungere una semifinale Slam dalla leggendaria Kimiko Date nel 1996 a Wimbledon. Forse non conosceva benissimo la storia di Naomi, che sta appassionando anche per il suo modo di essere ‘non-personaggio’, un po’ l’idea per cui Kimi Raikkonen rimane ancora oggi, a 39 anni, uno dei più amanti piloti in Formula 1. La risposta è stata secca, e tutto il contrario di quella che lui si sarebbe atteso: “Non ho rotto la mia racchetta”. Detta con quel tono che fa sembrare tutto più semplice, divertente, e che già a Indian Wells a inizio stagione aveva saputo conquistare con quel discorso di premiazione che rimane tra i più belli del 2018 tennistico.
Osaka sta vivendo uno US Open da sogno: 6-3 6-2 a Laura Siegemund al primo turno, 6-2 6-0 a Julia Glushko al secondo, 6-0 6-0 ad Aliaksandra Sasnovich al terzo, 6-3 2-6 6-4 ad Aryna Sabalenka e ora il 6-1 6-1 a Lesia Tsurenko, che si è vista rovinare una delle giornate sportivamente più belle importanti della carriera da una condizione fisica che ha risentito pesantemente del match vinto contro Marketa Vondrousova negli ottavi. Due giorni fa lei e la tennista ceca furono spedite sul Grandstand in un orario terribile: era inizio pomeriggio quando hanno fatto il loro ingresso in campo, in una giornata con 40 gradi percepiti, 80% di umidità e zero ombra in campo. Tsurenko cominciò bene, ma dal 4-1 fu presa da un colpo di calore e provò in tutti i modi ad arrivare al secondo set impiegando più tempo possibile nella speranza che con l’arrivo dell’ombra lei cominciasse a sentirsi meglio e a giocare più liberamente. Così avvenne e alla fine, pur giocando a mezzo servizio, riuscì comunque a spuntarla. Il prezzo da pagare, però, è stato altissimo.
Oggi l’ucraina non è riuscita a giocare, vittima delle palle potenti dell’avversaria e di una condizione fisica assolutamente non sufficiente per un impegno di questo tipo. La partita è finita in 55 minuti di dominio giapponese e il rammarico dipinto sul volto di Tsurenko è ben evidente. A 29 anni forse queste occasioni non capiteranno più, mentre la sua avversaria è instradata verso una crescita molto interessante e a nemmeno 21 anni giocherà la sua prima semifinale Slam. Aspetta Madison Keys, che rappresenta un po’ la sua avversaria più difficile da quando nel 2016, proprio a New York, le rimontò uno svantaggio di 1-5 nel set decisivo, o Carla Suarez Navarro che finora ha sempre avuto la meglio contro grandi colpitrici.
Keys b. Suarez Navarro 6-4 6-3
Nessun problema invece nell’altro quarto di finale femminile, forse quello meno “incerto” di tutti. Lo ha vinto Madison Keys, strana testa di serie numero 14 (nel senso che non si capisce come una giocatrice a questo livello possa essere così “in basso” in classifica”), per 6-4 6-3 in un’ora e 23 minuti di gioco su Carla Suarez Navarro, che agli ottavi aveva messo a nudo tutti i limiti attuali di Maria Sharapova. Madison ha dominato il match senza troppi patemi d’animo, mettendo in campo ancora una volta quel gioco che quando funziona, diventa bellissimo da vedere. Wimbledon a parte (solo terzo turno), quest’anno è andata sempre bene negli slam: quarti a Melbourne, semi a Parigi e ora semi qui. Con la possibilità di bissare lo scorso anno, dove arrivò in finale, per poi perdere contro la Stephens. Non sarà facile, perchè la Osaka non è una cliente facile, e per il primo slam in carriera, con ogni probabilità, dovrebbe incontrare Serena. E lì si va oltre il difficile.
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