Dopo la maratona nel primo match contro Anastasia Pavlyuchenkova, a Montreal si è vista soprattutto un’ottima Simona Halep. La numero 1 del mondo WTA ha lasciato le briciole a Venus Williams e nella nottata italiana tra venerdì e sabato ha vinto una gran partita contro Caroline Garcia. Un po’ di equilibrio nei primi 9 game, poi dal 5-4 per la francese la rumena ha alzato le marce e con un’accelerazione impressionante ha toccato picchi veramente importanti di gioco per i successivi 10 game chiudendo la sfida 7-5 6-1.
Garcia è sembrata trovarsi senza più idee, costretta alla resa contro un’avversaria che negli ultimi 12 mesi l’ha battuta 4 volte su 5. L’unica circostanza in cui ebbe la meglio fu la finale di Pechino, nel miglior momento della carriera.
Con una prestazione molto simile Elina Svitolina raggiunge le semifinali: 7-5 6-3 il punteggio a Elise Mertens, che vendica in parte il doloroso (per diversi motivi) 6-4 6-0 che la belga le inflisse nei quarti di finale dell’ultimo Australian Open. Quel giorno sembrava tutto pronto per il primo approdo tra le migliori 4 in un Major ma la sfortuna giocò un importantissimo ruolo. L’ucraina conviveva da inizio torneo con un problema alle anche, lo aveva rivelato nei primi giorni a chi le chiedeva come mai si fosse a lungo toccata in quella zona e aveva aggiunto che con un po’ di antidolorifici il tutto poteva mantenersi sotto controllo. Quel giorno invece la situazione peggiorò, eppure non volle neppure usarlo come alibi: in quella conferenza stampa che seguì la pesante sconfitta Svitolina è parsa non voler mai fare riferimento a quel particolare, non fosse che un giornalista ha insistito particolarmente chiedendole per 4 volte se c’era qualcosa che non andasse a livello fisico. Alla fine, quasi stremata dalla richiesta, Elina disse che il dolore l’anca quel giorno si era fatto sentire più del dovuto, gli antidolorifici non erano bastati e aveva dovuto giocare con un’importante fasciatura nella zona del bacino. Andò via molto delusa e la sua stagione, a livello di Major, le avrebbe portato altre sconfitte importanti. Va molto meglio invece a livello WTA dove dopo aver vinto nel 2017 Dubai, Roma e Toronto sta provando a difendere anche l’ultimo titolo riportandosi in semifinale.
La sfida contro Mertens è stata abbastanza difficile, ma dallo 0-4 ha saputo sbloccarsi e recuperare senza troppo affanno, salvandosi quando l’avversaria ha comunque servito per il primo parziale e mettendo la freccia con 7 game vinti su 8 giocati dall’importante ritardo accumulato. Molto più regolare il secondo parziale, dove l’ucraina non ha mai sofferto alla battuta se non per una palla game da salvare proprio nelle fasi iniziali. Da lì in avanti non ha concesso neppure i vantaggi, strappando il servizio sul 4-3 e chiudendo abbastanza agilmente una bella vittoria. Adesso, in semifinale, Sloane Stephens che ha superato 6-2 6-2 Anastasija Sevastova. In una sfida che ha avuto ben poco da dire, è molto interessante invece vedere come la statunitense sia partita nel primo torneo da due anni a questa parte in cui aveva punti in uscita: mentalmente, un conto è giocare libera raccogliendo quello che viene e sapendo di non avere pressioni riguardo (magari) il ranking, un conto è sapere che in queste 5 settimane ci si gioca una importante fetta della propria classifica dopo aver messo insieme un’annata ben oltre ogni immaginazione. Tra Montreal e Cincinnati avrà 700 punti in uscita (prima dei 2000 dello US Open), frutto di 2 semifinali. Una di queste è già stata replicata e con grande qualità: 6-0 6-2 al primo incontro, 6-2 7-5 (dove era avanti 6-2 5-1) al secondo, 6-2 6-2 ora.
Infine, Asheligh Barty. La tennista australiana ha fatto un importante balzo in avanti col 6-3 6-1 ai danni di Kiki Bertens perché questi 350 punti potrebbero rivelarsi molto utili in ottica ranking: da adesso a fine anno avrà parecchi punti in uscita, tra cui spiccano i 585 della finale di Wuhan. Cominciare con un bottino del genere è ottimo. Provare ad aumentarli sfidando la numero 1 del mondo sarebbe straordinario.
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