L’Undecima è realtà: Rafael Nadal vince, anzi stravince per l’ennesima volta il Roland Garros, rifilando tre set a zero a Dominic Thiem, il secondo miglior giocatore in circolazione sulla terra battuta, devastato dallo strapotere di Rafa. Una superiorità tecnica, fisica e mentale.

Un Nadal fantastico nelle due ore e 42 minuti che lo hanno portato a sollevare l’undicesima Coppa dei Moschettieri. Mai una scelta sbagliata, mai un momento di disattenzione, mai uno spiraglio per le speranze di Thiem che non ha nemmeno giocato male. Eccezion fatta per un disastroso decimo game che gli è costato il primo set l’austriaco ha tenuto bene il campo, per quanto possibile ha fatto il suo in maniera più che dignitosa e nonostante questo ha raccolto solo 9 giochi.

La sua unica colpa è quella di aver incontrato in finale un giocatore troppo forte, il migliore di tutti i tempi su questa superficie. Detto e stradetto ma mai come oggi è giusto ribadirlo. L’austriaco era stato l’unico a batterlo sulla terra negli ultimi due anni, per ben due volte: a Roma un anno fa e a Madrid giusto qualche settimana prima di Parigi. Altre condizioni, altra storia, altri terreni.

Sullo Chatrier è tutto più difficile, vien da dire impossibile se non fosse per quelle due macchioline sul curriculum di Rafa che portano i nomi di Robin Soderling e Novak Djokovic. Eccezioni che confermano la regola: Nadal è pressocché imbattibile su quel campo, che con lui di fronte sembra non finire mai. Non c’è palla su cui non arrivi, non c’è angolo in cui non sia padrone assoluto.

Se n’è accorto anche Thiem che in realtà due lezioni dallo spagnolo sul centrale di Parigi le aveva già subite: un 6-2 6-2 6-3 al secondo turno nel 2014, ma era ancora molto acerbo, e un ben più pesante 6-3 6-4 6-0 nel 2017, quando sulla carta era uno dei pochissimi che sembrava poter infastidire Nadal nel suo regno.

Ha fatto una figura migliore in questa sua prima finale Slam, ha tirato a tutta per due ore e mezza però Nadal gli ha rimandato dall’altra parte qualsiasi cosa. Lo spagnolo gli ha fatto capire subito che non era aria, Thiem è stato bravo a recuperare il break di svantaggio subìto a inizio partita e fino al 5-4 del primo set è rimasto in partita.

Nel momento più importante però ha giocato un game sciagurato, ha sentito la tensione di una situazione mai provata prima in vita sua e si è sciolto. Nadal è stato spietato e con cinque giochi consecutivi ha scavato un solco tra lui e Thiem, prendendo definitivamente in mano la partita. Per l’austriaco tanta sofferenza e una sensazione di impotenza veramente frustrante.

A mettere un po’ di sale sulla partita ci ha pensato un crampo improvviso alla mano sinistra del numero 1 del mondo subito dopo aver conquistato un break di vantaggio nel terzo set. Un incidente di percorso senza conseguenze, i problemi riguardavano sempre e solo Thiem che sul 4-2 ha alzato bandiera bianca perdendo nuovamente il servizio e pochi minuti dopo la partita.

Una risposta di rovescio dell’austriaco lunga di poco ha sancito l’undicesima vittoria di Nadal a Parigi, il diciassettesimo Slam in carriera. Federer è di nuovo meno tre e il trono ATP è blindato almeno fino agli US Open. Nadal e Federer, Federer e Nadal. Proprio loro che a ottobre 2016 si ritrovavano a Manacor per l’inaugurazione dell’accademia dello spagnolo e sembravano essere degli ex più che due tennisti in attività.

Meno di due anni dopo Roger e Rafa si sono equamente spartiti le ultime sei prove Slam, l’ultima volta ci riuscirono tra il 2008 e il 2009. Erano i migliori all’epoca e lo sono ancora adesso, nonostante gli anni che passano e più di qualche acciacco alle spalle. Con buona pace di una nuova generazione che ad avanzare ci prova ma trova di fronte la resistenza di due campioni troppo grandi. I più grandi.

[1] R. Nadal b. [7] D. Thiem 6-4 6-3 6-2

Piero Vassallo

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Piero Vassallo

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