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Roland Garros, Stephens continua a volare: nuova finale Slam, battuta Keys

[10] S. Stephens b. [13] M. Keys 6-4 6-4

Quello che sta riuscendo a ottenere Sloane Stephens da quando è rientrata dal grave infortunio al piede è qualcosa di difficile da comprendere e che andrebbe analizzato a lungo per evitare di incappare in errore. I dati parlano chiaro: due finali Slam in tre Major disputati (una vinta e una da giocare) e un titolo molto importante a Miami. Solo questi due risultati la spingono di diritto tra le migliori giocatrici di questo periodo dove è vero, manca la dominatrice, i grandi nomi per diversi motivi sono in difficoltà, ma qui abbiamo di fronte una ragazza che al di là della serie di sconfitte ai primi turni, quando però il colpo grosso di Flushing Meadows era stato compiuto, sta giocando un tennis che impressiona sotto tanti aspetti.

Da campionessa annunciata nei primi anni a promessa mai mantenuta fino a metà del 2015 quando è arrivato il primo titolo in carriera a Washington. Sei mesi più tardi, i tornei erano già diventati 4 con l’aggiunta di Auckland, Acapulco e Charleston. Poi l’infortunio, l’anno intero di stop, l’intervento e la ripresa a camminare senza stampelle a fine aprile del 2017. Il rientro, il mese di agosto sopra ogni aspettativa e il titolo dello US Open. È scattato qualcosa in lei, che ora sembra completamente diversa come giocatrice. Ordinata, precisa, paziente, intelligente e soprattutto sempre a suo agio sulla terra battuta, superficie che diceva da tempo di amare e che oggi, forse anche per raccogliere un po’ di consensi dal pubblico, ha descritto come: “Uno dei miei tornei preferiti, vi amo”.

Era la riedizione della finale dello US Open e se non altro c’è stata più partita con Madison Keys che non ha avuto i problemi fisici dello scorso settembre ed è rimasta in scia fino alla fine. Solo in scia però, perché la numero 10 del seeding è scattata già al terzo game con un break che ha deciso la prima frazione. Lei, Sloane, non ha mai buttato una palla, non si è presa mai un vero rischio, rimanendo solida e decidendo lei come agire, se provare la via del vincente o se prolungare lo scambio creando problemi continui alla connazionale. Il suo gioco completo la porta a scegliere varie tattiche contro chi colpisce la palla quasi solo nel tentativo di andare per il vincente: può essere più difensiva, può essere la versione migliore di una ribattitrice che fa muro e mantiene alta l’intensità allungando gli scambi.

Keys doveva mettere in campo qualcosa che ancora non ha contro queste giocatrici, non per niente contro le migliori ribattitrici (Simona Halep, Angelique Kerber, Caroline Wozniacki e Agnieszka Radwanska) ha vinto appena 3 partite su 22. Stephens oggi ha proprosto una partita molto simile a quella e ha subito preso il vantaggio sfruttando poi nella seconda frazione il fattore psicologico: lei sempre ineccepibile, l’altra sempre più in difficoltà. Sul 2-5 Keys ha provato a ricucire lo strappo dando fondo a tutte le sue energie, accorciando gli scambi togliendo il tempo all’avversaria, ma i break di ritardo erano 2 e sul 5-4 Stephens ha potuto chiudere la partita con discreto agio.

Lunedì prossimo sarà sicuramente al numero 4 del mondo, intanto però ci sarà la settima finale in carriera da disputare, contro Halep, nel tentativo di mantenere immacolato il dato sulle finali giocate: 100% di vittorie.

Diego Barbiani

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