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Grazie Roland Garros, ci hai riconciliati (un po’) con il tennis

Comunque vada a finire questo Roland Garros ha il merito di avere un po’ riconciliato col tennis. Dopo gli scempi degli ultimi slam, vinti e persi con la stessa emozione che si prova “baciando la sorella”, come dicono quei maleducati di statunitensi,  a Parigi sono già andate in scena più partite per cui valeva la pena pagare il biglietto. E persino tante storie da raccontare si sono accavallate in questi primi dieci giorni di torneo, che oggi entra nella parte decisiva con i primi due quarti di finale maschili e femminili.

Scegliere non è semplice, anche se le tre rimonte di Zverev non si dimenticheranno facilmente. Il giovane tedesco è arrivato a Parigi attorniato da chi gli ricordava che sarà anche la più grande promessa degli ultimi anni ma negli slam non aveva mai superato gli ottavi, e che il tennis tre su cinque è sport diverso da quello due su tre. E allora Zverev ha pensato bene di dimostrare che se problema c’è non è certo relativo alla lunga distanza, visto che i set decisivi alla fine li ha vinti lui, penando e rischiando una sola volta, quella con Dzumhur. La partita di oggi contro Thiem è la migliore che possiamo avere di questi tempi, a patto che Thiem non venga preso dai uno dei suoi cali di tensione di cui risente spesso dopo un gran match. E il gran match Dominic l’ha fatto negli ottavi contro Nishikori, che è stato travolto da una prestazione ai limiti della perfezione, giocata con margini di rischio sempre altissimi.

Per Thiem questo è un torneo fondamentale, e già perderlo in finale sarebbe un problema, perché se non lo vince ora uno slam difficilmente lo vincerà in futuro. Qualche dubbio potrebbe esserci sulla condizione fisica, visto che la programmazione di Thiem è sempre un mistero glorioso, se si considera che l’austriaco ha pensato bene di giocare a Lione la scorsa settimana, vincendo il torneo dopo tre mini-maratone. Ma Thiem è nel suo picco di carriera, questi ultimi giorni ci sveleranno il reale valore di un giocatore che è sempre un piacere veder giocare.

Ma la storia di Novak Djokovic non è certo meno interessante. Il dominatore degli ultimi anni, RoboNole, quello che aveva ridotto all’impotenza nientemeno che Federer e Nadal battuti entrambi a casa loro, Wimbledon e Parigi, che ha detenuto per un mese i 4 tornei dello slam come solo Laver era riuscito a fare, improvvisamente svuotato dopo la conquista di Parigi. Il decorso della sua convalescenza è in pieno svolgimento e non è un quarto di finale, raggiunto superando avversari non proprio irresistibili, quello che può rasserenare i tifosi del serbo. Il suo fortunato calendario continua, visto che Cecchinato, un attimo e siamo da lui, non è certo l’avversario peggiore che ci si possa trovare davanti in un quarto di finale Slam, ma trovarlo domenica in campo sarebbe una sorpresa enorme. Quello che conta è che la nuova dimensione di Nole, magari non definitiva, dispiacerà forse a quelli che ritengono che lo sport sia sacrifico e vittoria, ma non può che consolare tutti gli altri, quelli per cui lo sport è crescita, maturità, saper relativizzare le cose, vederle nella giusta prospettiva. E questo è quello che Nole sta imparando a fare, partita ben più importante dei 12 slam vinti.

Si diceva della storia di Cecchinato, palermitano di 25 anni, che non aveva mai vinto un match in uno slam. All’esordio a Parigi, contro Maurice Copil, dopo dieci minuti era sotto 4-0 e dopo un’ora e mezza di due set. Venuto fuori in qualche modo, 10-8 al quinto, da quella situazione Cecchinato ha trovato prima Trungelliti (altra storia già raccontata) e poi ha approfittato bene di un Carreno Busta non nel suo miglior momento e di un Goffin scarico mentalemente dopo la maratona contro Monfils. Ma la storia del Roland Garros è anche farsi trovare pronti ed essere capaci di non disperdere troppe energie, perché puoi uscir fuori da una partita complicata ma poi rischi di pagarla al turno successivo. E la storia di Cecchinato è forse quella di uno che si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Non è neanche detto che sia finita, visto che il match contro Djokovic è chiuso fino ad un certo punto. Certo, non è Cecchinato il favorito, ma dipende molto dalle risorse, soprattutto mentali, che il palermitano ha ancora a disposizione. Se si sente appagato rischia una brutta lezione, se pensa di aver appena cominciato magari non vincerà lo stesso ma può uscire dal torneo con maggiore consapevolezza dei suoi mezzi.

E a proposito di uscire dal torneo va sottolineata, più che la solita discutibile conferenza stampa di un personaggio che non cambierà certo a 31 anni, la splendida ora e mezza di gran match di Fognini. È però doveroso evitare di “vendere tappeti” come insegnavano Clerici e Tommasi. Quella di Fognini è stata una bella partita e il ligure ha fatto vedere degli splendidi colpi, ma giocava contro uno che sulla terra non si trova a suo agio e che in risposta ha giocato molto male. E ciononostante, con questi vantaggi molto significativi, Fognini è stato nullo per due set e ha ceduto di schianto nel finale, mostrando per la prima volta dei limiti atletici.

Lo abbiamo detto tante volte: Fognini è un buon giocatore di tennis e merita ampiamente di stare tra i primi venti del mondo. Chiedergli di più, pensare che possa aspirare a qualcosa di più non ha molto senso, se è vero che in 39 slam ha messo insieme un solo quarto di finale e appena 4 volte è arrivato agli ottavi.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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