[1] S. Halep b. [10] S. Stephens 3-6 6-4 6-1

Finalmente Simona Halep. Finalmente la giornata tanto attesa dalla numero 1 più criticata degli ultimi tempi. Finalmente quell’ultimo, pesantissimo, sassolino è stato tolto. Quella scimmia fastidiosa è stata scacciata dalla sua schiena che tante volte ha dovuto piegarsi di fronte a sconfitte tra le più dolore e faticose da digerire. Il 10 giugno del 2017 perdeva, su questo campo, una finale tremenda contro Alona Ostapenko mancando un vantaggio di 6-4 3-0 e 3 palle del 4-0, poi subendo 5 game di fila da 3-1 al terzo set. Oggi, al termine di una grande finale, ha finito per dominare Sloane Stephens, bravissima protagonista per almeno due set e che forse ha un piccolo rimpianto per la fase centrale del secondo set, ma che alla fine si è arresa alla risalita importante della sua avversaria.

È un giorno storico per Halep e per tutta la Romania, che come al solito non ha mancato di far sentire un affetto smisurato verso la propria beniamina cospargendo di bandiere tricolori il Philippe Chatrier e hanno fatto il solito incessante tifo a suon di cori “SI-MO-NA” fin dal momento del sorteggio. È la prima campionessa Slam al femminile dai tempi di Virginia Ruzici, che trionfò proprio all’ombra della Torre Eiffel nel 1978: “Sono felicissima che il mio più grande successo sia arrivato qui a Parigi, probabilmente la mia città preferita. Alla fine non riuscivo a respirare, volevo arrivare in fondo ed evitare gli errori fatti lo scorso anno”. Eppure, a differenza dello scorso anno, Halep ha capovolto la storia diventando lei quella che rientrava da un set e un break di ritardo per poi imporsi nel parziale decisivo.

3-6 6-4 6-1 il punteggio finale di una grande partita, che ha rispettato le attese di chi voleva una sfida con tanti scambi e che si sarebbe giocata sulla capacità della numero 1 del mondo di anticipare le mosse della statunitense, che ha ancora una volta mostrato una grandissima solidità da fondo campo prima però di cedere al rientro di una Halep a un certo punto in totale stato di grazia.

Il primo set si è sbloccato sul 2-1 Stephens, con una statunitense che aveva il pieno controllo della partita e costringeva Halep a doversi superare. Le condizioni peggiori per la rumena, che aveva tutto da perdere e non riusciva a trovare la via per vincere dei punti nonostante un buon ritmo. Pagava alcuni errori e un po’ di timidezza di troppo quando contava, bloccata ben dietro la linea di fondo a subire l’iniziativa avversaria. Ha avuto una sola chance di rientrare, sul 3-5, ma ha cominciato male lo scambio finendolo con un rovescio stampatosi sul nastro.

L’inizio del secondo set sembrava il preludio a una nuova sconfitta, con Halep che cercava di tutto per spezzare la grandissima difesa della statunitense ma alla quarta palla break subiva il colpo e Stephens, allungando sul 2-0, sembrava in grado di portare la partita a casa. A questo punto, però, Simona ha cominciato ad alzare a poco a poco il livello e dopo aver sbloccato il proprio score ha vinto 9 punti di fila che hanno messo le basi non solo del pareggio ma anche dell’allungo per il 4-2. C’era ancora bisogno di qualcosa perché prendesse definitivamente le redini dell’incontro, perché il settimo game ha mostrato ancora diverse difficoltà con 2 brutti errori nei primi punti e rimettendo Sloane nel parziale. Sul 4-4 si è deciso gran parte dell’incontro, perché è qui che la numero 1 del mondo ha cominciato a macinare gioco e ad essere veramente protagonista con una serie di accelerazioni vincenti ad alto rischio, ma tutte risultate efficaci. Salita 5-4, come contro Garbine Muguruza ha avuto lo slancio necessario per imporsi nettamente nel turno di risposta successivo e conquistare il parziale.

A inizio del terzo set, nonostante Stephens avesse avuto un immediato vantaggio di 0-30, la sensazione era che fosse lei quella più in debito di energie nonostante per gran parte del primo set non fosse stata portata a muoversi più di tanto perché Halep tendeva a giocare abbastanza centralmente. Simona, qui, ha messo le basi per il dominio nel set decisivo allungando subito sul 3-0 e, segnale importante, non ha minimamente reagito all’errore di Sloane che ha chiuso il terzo game. In quel momento si stava profilando all’orizzonte quel finale dolce che lei ha sognato a lungo, ma sapeva che sarebbe stato un errore madornale pensare di averla già vinta.

Alla fine è sembrata anche fin troppo composta nell’esultanza, con la racchetta a terra e i pugni alzati verso il cielo, con lo sguardo che ha guardato per un attimo Darren Cahill, oggi più che mai al settimo cielo e protagonista principale del risultato della sua allieva, che completa un percorso che più travagliato di così era molto difficile da immaginare, ma che anche per questo adesso regala una gioia sconfinata.

Diego Barbiani

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