Dove hai imparato a scrivere Roma?
Dal mio fisioterapista, è italiano. Sta provando a insegnarmelo un po’, sono un po’ lento, ma sto imparando. Mi piace l’italiano e l’Italia, quindi ci provo.
Tutto è stato veloce da Madrid. Dopo aver perso il primo set oggi, cosa pensavi, eri stanco, era troppo? Ovviamente poi hai trovato il modo di vincere anche questa.
Non ero stanco, solo nel primo set non trovavo il mio movimento coi piedi. Qui la terra è diversa e non avendo avuto la possibilità di allenarmi davvero da solo sul campo, non avevo timing. Ma ho lottato, ho cercato di fare partita e sono contento di aver girato la partita. Mi sono detto “hai fatto un gran torneo la scorsa settimana, prova a cercare il tuo gioco, la tua fiducia”. Ho fatto un buon lavoro, restando positivo e provando a lottare. Sono felice di aver vinto.
Diventerai il numero uno canadese, come ti senti?
Davvero? Bello, davvero bello. Abbastanza divertente direi. Devo dire, è una cosa per cui ho lavorato tutta la vita, quindi esserci riuscito… Non credevo di esserne capace, quindi, fantastico. Spero di aiutare il Canada, portarlo alla vittoria in Davis.
Sei giovanissimo ma giochi da tanto tempo, quello che stai creando ora, sta succedendo tutto troppo velocemente o ti sembra qualcosa che arriva da lontano?
Direi che sta accadendo tutto velocemente. Non saprei, sono un po’ scioccato. Però, si, ho lavorato duramente per tanto tempo per raggiungere questo. Mi sorprende che stia accadendo così presto. In ogni caso è molto eccitante, una grande notizia, una ragione in più per lavorare ancora meglio essere maggiormente motivato e sperare di crescere ancora…
Qualcosa riguardo alla tua crescita tennistica e la vita nel tour in questo ultimo anno?
Ho imparato molto. Lo sapete, è il mio primo anno completo, quindi è quasi tutto nuovo. Questa è la mia prima volta a Roma. Ogni settimana c’è qualcosa di nuovo. Quindi è molto divertente. Lo scorso anno, verso la fine, quando ho iniziato a a viaggiare per i tornei ATP, mi mancava un po’ casa mia. Oltretutto non mi sentivo parte del gruppo di giocatori. Si, avevo fatto due buoni tornei ma non sapevo ancora se avessi un livello sufficiente. Si mi mancava casa. Era stato un lungo viaggio, e non mi era piaciuto. Dopo la off season però, mi sono seduto col mio team e valutato cosa aspettarmi da questa stagione. Con questo tipo di approccio ho iniziato a divertirmi, in ogni campo, dal rapporto coi media al vedere nuove città. Ora, a essere onesto, mi piace moltissimo il tour. Spero di farlo il più a lungo possibile.
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