dal nostro inviato al Foro Italico
F. Fognini b. [6] D. Thiem b. 6-4 1-6 6-3
Emozioni forti sul centrale del Foro Italico. All’ora di pranzo, con il sole a baciare il bel Fabio Fognini e quel fulmine rosso sulla griffata maglia nera a sancirne, più di altri la vittoria. Sporcata di terra rossa nella rovinosa, ma non compromettente, caduta nel primo set, peraltro poi vinto. Intrisa di sudore e gloria. Perchè questo è il suo torneo, perchè qui le sue vittime sono un po’ come gli immortali di Dante: illustri. Da Murray a Thiem, il tempo di un anno solare. Il tempo di due ore e quattro minuti. Il tempo di una partita giocata senza tralasciare nulla, ma proprio nulla. Lasciando andare via libero il braccio, anche con il povero attrezzo a farne le spese: e chissene… Perchè il Fognini di oggi è un qualcosa che vorremmo vedere sempre, non solo nelle occasioni di gala, o in quel pranzo merlettato che è stato il match contro l’austriaco, fresco finalista di Madrid, numero otto del mondo: 6-4 1-6 6-3 in due ore e quattro minuti. Nei quali, per la cronaca spicciola, è successo veramente di tutto, anche e soprattutto nel terzo e decisivo set, dove qualcosa nella testa di Fabio è scattato, dove il Fognini che non ti aspetti, resuscitato secondo le sacre scritture del secondo set, troppo brutto per essere vero, e salito al cielo di Roma non solo in quel sesto gioco perso in malo modo dopo cinque dolorosissime palle break sciupate (c’è da dire che l’austriaco, in tre occasioni, ha servito come meglio non poteva fare), ma anche e soprattutto nell’ottavo e in quei due giochi, e altrettanti matchpoint, sciupati sul 40-0 del nono. Alla terza, però, dopo due ore e quattro minuti ha alzato le braccia al cielo chiedendo al pubblico se si fosse accorto di quello che era appena accaduto, che non sentiva, non sentiva nulla di quello che, giustamente, avrebbe dovuto sentire in quel momento. Benedetto Fognini, caro Fabio, è così che ti vogliamo. Con le racchette che volano, ma con la voglia di lottare contro tutto e tutti. Sempre, anche dopo un secondo set dove avevamo temuto il peggio.
[2] A. Zverev b. [WC] M. Berrettini 7-5 6-2
Matteo Berrettini e la sua prima notte al Foro Italico, fredda più del solito, ma calda nel cuore e nell’animo dei presenti, ribollenti di passione e increduli, se vogliamo, nel vedere il buon Matteo giocare alla pari contro il numero tre del mondo, fresco vincitore di Madrid e campione uscente qui a Roma. E’ finita 7/5 6/2 per Zverev, ma per almeno 50 minuti Berrettini ha dimostrato non solo di meritarsi la wiki card degli organizzatori, ma anche l’attenzione di un popolo, quello del Foro Italico, che ha da sempre il palato fine è che questa sera, forse, ha trovato pane per i propri denti, perché Berrettini è un ragazzo che si farà e con Vincenzo Santopadre al suo angolo c’è da credere che il cammino sarà spedito: “Ha un grande servizio, su questa superficie può fare davvero bene”, queste le parola di Zverev a fine partita. Meriate sino all’ultima sillaba in considerazione di quello che Berrettini ha fatto questa sera, dimostrando di poterci essere da qui e per gli anni a venire. Alla fine ci resta il solo Fognini, ma Berrettini, Baldi, Cecchinato sono molto più che un semplice e fugace presente
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