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Djokovic, Thiem, Zverev: ne servono tre per provare a battere Nadal a Parigi

Come dice il titolo servono loro tre per battere lo spagnolo – numero uno del mondo, campione in carica, tennista più titolato di sempre a Parigi – ma non loro tre in fila un turno dopo l’altro per logorarlo. Proprio loro tre insieme, fusi in un’unica entità tennistica con le migliori abilità di ognuno. Un mostro tennistico creato per battere un altro mostro, quel Rafa Nadal, che sul rosso – e sulla lunga distanza -sembra imbattibile.

Rafa da quando è tornato su buoni livelli, quindi dall’indimenticabile ennesimo Fedal australiano di inizio 2017, sulla terra ci ha perso solo due volte. Entrambe in quarti di finale contro Thiem, una a Roma 2017 e l’altra a Madrid 2018. Nel mezzo Nadal aveva conquistato una serie di 50 set vinti consecutivamente, mentre al Roland Garros la striscia è ancora aperta, 25 parziali vinti consecutivamente e l’ultimo perso risale alla sconfitta in quarti di finale nell’edizione 2015 per mano di Novak Djokovic, allora numero uno del mondo. Nel conto dei 25 set vinti non è considerato il parziale in cui a metà set si ritirò Carreno Busta lo scorso anno in quarti, ma son considerati i sei set dei primi due turni dell’edizione 2016, quella in cui Nadal si ritirò prima di scendere in campo nel turno successivo e dove quindi non risulta aver giocato e perso set. Da quasi 3 anni il mancino di Manacor non cede set nello Slam parigino.

Tutto questo popò di numeri era giusto per farvi capire come la giornata storta possa capitare, soprattutto se becchi Thiem in un 1000, quindi due set su tre, che tira tutto e prende le righe, ma soprattutto per far capire che una volta arrivati all’appuntamento importante, e allungando la durata delle partite, la ‘mission’ diventa ‘impossible’ per tutti, almeno se presi singolarmente. Le eccezioni sono quelle in cui Nadal era convalescente e numero 7 del mondo, Roland Garros 2015 sconfitto da Djokovic nel quarto sopracitato; e quella del terzo turno dell’edizione successiva quando non scese in campo. Forse preoccupato che uscire sconfitto per mano di Marcel Granollers ne avrebbe polverizzato la carriera a livello mediatico, quindi meglio ritirarsi prima evitando di vedere il faccione del connazionale sul giornale il giorno dopo con in basso e in piccolo la sua foto quale vinto di giornata.

Stiamo ora entrando nel fantasy, proprio come nel romanzo di Mary Shelley, altrimenti avremmo dovuto pubblicare un telegramma in cui avremmo scritto: “Nadal parteciperà al Roland Garros. STOP. Se starà bene fisicamente batterà tutti. STOP. Se non dovesse stare bene si autosconfiggerà. STOP. Torneo abbastanza inutile se si verificasse la prima ipotesi. STOP. STOP. STOP.” Quindi, nell’attesa che domenica 27 maggio si apra il sipario sul secondo Slam dell’anno, è giunto il momento di creare il nostro Frankenstein tennistico.

Dovrà avere la forza mentale e l’esperienza di Novak Djokovic, il primo set della semifinale a Roma di quest’anno è stata indicativa. Nadal ha comunque giocato bene, sicuramente meglio di Montecarlo, Barcellona e Madrid. Djokovic lo ha impegnato in un estenuante tie-break nel primo set deciso su solo un paio di punti, poi la testa non più abituata a certi ritmi ha staccato di colpo ad inizio secondo set.

Se la testa fosse stata di Djokovic, ma le gambe di Thiem? L’austriaco è sembrato l’unico capace di competere fisicamente contro Nadal. Più leggero come colpi, ma in quanto a corsa, fiato e cuore il Nadal quasi 32enne sembra aver trovato qualcuno capace fisicamente di reggere il suo ritmo. Se poi Thiem è in giornata e riesce a prendere tutte le linee del campo con le sue accelerazioni per almeno due ore e mezza ce la può fare anche da solo, altrimenti tornare al punto di partenza: testa di Nole e gambe di Dom.

Infine per essere proprio sicuri, visto che Dominic si è dimostrato incostante – capace di perdere racimolando appena due game a Monte Carlo e poi, nel giro di due settimane, sconfiggere lo spagnolo in due set -, bisognerebbe aggiungere al nostro super giocatore la potenza cannoniera del Panzer tedesco e numero tre del mondo Sascha Zverev. In finale a Roma appena Nadal è calato un attimo, o comunque Zverev ha acquisito campo fate voi, lo spagnolo è stato letteralmente bombardato. Risultato finale dopo la sosta per pioggia? Gambe e testa hanno smesso di girare, inesperienza e accumulo di fatica nella sosta hanno fatto la differenze.

Proprio quell’apporto in più che Nole e Dominic potevano dare alla causa. Creando quel mix che, ci teniamo a precisare, non vincerebbe facile contro un Nadal più che decente al Roland Garros, ma ci regalerebbe una partita quantomeno equilibrata e non decisa già al momento della pubblicazione dell’ordine di gioco del giorno successivo.

Simone Milioti

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