dai nostri inviati al Foro Italico
[11] N. Djokovic b. A. Dolgopolov 6-1 6-3 (Fabrizio Fidecaro)
Esordio sul velluto per Novak Djokovic agli Internazionali d’Italia 2018. Il fuoriclasse serbo, accreditato dell’undicesima testa di serie ma scivolato proprio oggi al diciottesimo posto del ranking mondiale, ha avuto la meglio con un rapido 6-1 6-3 (appena cinquantacinque minuti la durata dell’incontro) su un Alexandr Dolgopolov lontanissimo dal top. Un test davvero poco probante per l’ex numero uno, visto che negli ultimi quattro mesi l’unico match disputato dall’ucraino, già discontinuo per natura, era stato quello di primo turno di Marrakech, ad aprile, in cui Andrea Arnaboldi gli aveva concesso soltanto cinque game complessivi.
Alle prese con i postumi dell’ennesimo infortunio al polso, il ventinovenne di Kiev sta cercando con fatica di ritrovare la condizione perduta e non era certo oggi, sulla terra capitolina, che si trovava nelle condizioni migliori per tentare l’inizio della risalita. È giunta così, senza colpo ferire, la sesta affermazione di Djokovic in altrettanti confronti diretti, la terza sul rosso. Per il tennista di Belgrado è il settimo match vinto sui tredici giocati dall’inizio del 2018, un bilancio che ovviamente non può soddisfarlo in alcuna maniera.
Per Nole, a ogni modo, era importante passare il turno ma anche risparmiare energie in vista dei prossimi impegni, considerato che a Roma è chiamato a difendere la finale raggiunta l’anno scorso, uno degli ultimi risultati di rilievo da lui ottenuti prima della lunga sosta ai box e di un rientro forzatamente stentato. Obiettivo centrato, anche se per valutare i progressi del serbo occorrerà attendere esami più severi.
Intanto, al secondo round Djoko affronterà il vincente della sfida tra qualificati che opporrà il georgiano Nikoloz Basilashvili al nostro Filippo Baldi. Poi, eventualmente, per lui ci sarà uno tra Isner, Delbonis e Ramos. Ora più che mai, però, occorre pensare a un match per volta, perché le insidie, com’è emerso chiaramente negli ultimi mesi, possono nascondersi ovunque.
K. Nishikori b. F. Lopez 7-6(5) 6-4 (Fabrizio Fidecaro)
Il VAR anche nel tennis? Il match tra Kei Nishikori e Feliciano Lopez, tenutosi in apertura del programma sul centrale del Foro Italico, potrebbe accendere il dibattito al riguardo. È vero, in generale esiste già da tempo il celeberrimo Occhio di Falco, ma esso non potrebbe comunque essere d’aiuto in determinate circostanze. Come quella odierna, avvenuta con lo spagnolo sotto di un set, che aveva appena recuperato un break nel secondo ma si trovava sotto 15-40 sulla propria battuta, sul 3 pari.
Qui Feliciano ha provato un drop-shot che il giapponese ha recuperato con una disperata corsa in avanti, dopo che, però, la palla – come ha evidenziato il replay – aveva rimbalzato nella sua metà campo per la seconda volta. L’arbitro non si è avveduto della cosa e Lopez, che intanto gli rivolgeva ampi gesti segnalandogliela, si è deconcentrato affondando in rete lo smash due colpi più tardi.
Il match, di fatto, si è concluso lì. Ottenuto un nuovo break, Kei ha conservato il margine, prevalendo infine con il punteggio di 7-6(5) 6-4. Ma il suo rivale potrà di certo recriminare per quell’episodio che innegabilmente lo ha danneggiato. Chissà come sarebbe andata se ci fosse stato il VAR…
Il primo set si era rivelato più equilibrato del previsto, con Feliciano che, come nelle sue corde, aveva incantato a tratti il pubblico con l’abilità a rete, inventando colpi deliziosi. Lo spagnolo era stato bravo ad annullare una palla break con un ace nel quarto game e un set-point con la stessa modalità nel dodicesimo, arrampicandosi al tie-break al sesto tentativo. Qui, sotto 2-4, era parso innestare il turbo e aveva conquistato fra gli applausi tre punti di fila, portandosi avanti 5-4 con due servizi a disposizione. Le sue energie nervose, però, si erano improvvisamente esaurite e il giapponese aveva avuto vita facile nell’aggiudicarsi gli ultimi tre scambi e concludere il parziale a proprio favore. A questo punto il mancino di Toledo si era innervosito, cedendo la battuta in apertura di seconda frazione, svantaggio recuperato nel sesto game. Poi il fattaccio…
Per il ventottenne di Shimane è giunta così la quarta affermazione in sette confronti diretti, la seconda su tre sulla terra (a Barcellona 2011 aveva prevalso il nipponico, con l’iberico che si era preso la rivincita tre anni più tardi a Madrid). L’impressione, a ogni modo, è che, malgrado la finale raggiunta qualche settimana fa a Monte-Carlo, la strada verso il pieno recupero sia ancora piuttosto lunga. La consistenza è ben distante da quella dei giorni migliori tanto che Kei ha avuto bisogno di un calo del rivale – e, se vogliamo, anche di un “aiutino”… – per prendersi il vantaggio decisivo, rischiando anche di compromettere tutto in un paio d’occasioni. Oggi in qualche maniera gli è andata bene, ma è presumibile occorra innalzare il livello non di poco per avere chance nel secondo secondo turno con Grigor Dimitrov, quarto favorito del tabellone. E nel frattempo, proprio come nel calcio, potrebbero infuriare le discussioni: VAR sì o VAR no?
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