Dopo l’undicesimo trionfo a Barcellona, dopo il 55º torneo vinto sull’amata terra rossa, dopo i 46 set vinti consecutivamente su questa superficie ti viene da aggiungere solo che Nadal è francamente impressionante.
Impressionante vedere come dal vivo sulla terra sia proprio padrone del campo, quasi che lui sapesse qualcosa sulla terra che gli altri non sanno che lo aiuta, lui conosce i trucchetti della superficie. Ma è impressionante perché questo Nadal è meno forte di quello di qualche anno fa, ma nonostante questa differenza vince anche più nettamente che in passato.
Dal vivo ci si accorge che il dritto non salta poi così tanto, non c’è questa rotazione esasperata che lo ha sempre contraddistinto. Lo vedi tirare il dritto abbastanza piatto e cerchi di capire se effettivamente salta meno o se Rafa non ha bisogno di farlo saltare. Ti accorgi anche che poche volte è lui stesso a fare i punti, giusto qualche dritto lungolinea dei suoi vecchia maniera, qualche rovescio colpito poco poco più piatto per indirizzare più verso il suo lato il punto, assenti del tutto le chele mancine (ricordando Tommasi e Clerici), aspetta che gli avversari si infrangano o meglio perdano le speranza senza bisogno che lui faccia i miracoli.
Il punto è: ma li sa fare ancora nel caso servissero? Mettendo a confronto le ultime stagioni su terra, sembra quasi che da mostro sacro qual è gli avversari lo guardino dal basso verso l’alto, un po’ come succedeva in passato a Federer nel pieno della gloriosa carriera e come gli accade magari adesso nei pochi tornei in cui scende in campo (sano).
In fin dei conti Nadal sta giocando a poker prima che a tennis, sta praticando in particolare l’arte del bluff. Nessuno però arriva a vederlo fino al river (fino in fondo), tutti passano prima perché sono convinti che comunque lui alla fine la mano migliore della tua la abbia sempre e comunque. I suoi avversari gli facilitano così il compito e lui da bravo giocatore navigato non ti mostra il punto (in gergo le carte con cui ti ha costretto a dargliela vinta) che aveva perché se vuoi prendere coscienza che effettivamente era migliore devi avere il coraggio di andare fino in fondo: all in o tutto o niente insomma. Ma tra i giovani che sono cresciuti ammirandolo e i coetanei che latitano chi c’è rimasto a dirgli “Rafa vengo a vedere il tuo bluff” e prendersi il rischio che in effetti Nadal nasconda tutt’ora degli assi nella manica?
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