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Stephens imbattibile in finale: a Miami fa 6 su 6 nel tour WTA, sconfitta Ostapenko

[12] S. Stephens b. [6] J. Ostapenko 7-6(5) 6-1

Dalla notte della finale dello US Open Sloane Stephens aveva ottenuto, prima di Miami, soltanto 3 vittorie. Il calo prevedibile dopo un mese di agosto ben oltre ogni più rosea aspettativa era stato netto e pesante, ma lei non aveva mai perso la fiducia di poter ancora dire la sua nei tornei importanti, anche per dimostrare a tutti che quel titolo così pesante e così importante non fu frutto soltanto di un colpo di fortuna.

Scherzava parecchio su quella serie di sconfitte (8) che seguirono il trionfo Slam, in Australia dopo aver perso contro Shuai Zhang all’esordio diceva che nel momento in cui questa maledizione si sarebbe spezzata avrebbe pubblicato un post sui propri profili social per invitare tutti i suoi fan a festeggiare insieme. Bene, adesso l’occasione per festeggiare ce l’ha veramente. È lei la nuova campionessa del WTA Premier Mandatory di Miami, nella sua ultima edizione a Crandon Park prima di trasferirsi dal prossimo anno nello stadio dei Dolphins, sede più moderna, più grande, che ha creato grande malinconia in questi giorni a tutti i giocatori e giocatrici nostalgici di quello scenario tipico di Key Biscane.

Stephens, alla sesta finale WTA vinta su 6 giocate in carriera, ha battuto 7-6(5) 6-1 Jelena Ostapenko tradita in più parti del match da quello stesso tennis che le aveva dato la chance di essere in campo oggi per giocarsi il titolo. Una lettone che ha avuto numeri generali piuttosto contrastanti rispetto alle 5 partite giocate in precedenza. Oggi Stephens le ha concesso il fianco, decidendo di agire quasi esclusivamente in fase difensiva e fin dai primi game si è visto che la tattica avrebbe potuto pagare: il dritto lungolinea di Ostapenko era completamente fuori giri. Pochissimi, in generale, i vincenti trovati dalla numero 6 del seeding con quel colpo. Doveva spingere in incrociato, dove aveva più tempo e più campo, ma lì andava a scontrarsi contro l’ottima tenuta difensiva di Sloane che ha vinto almeno 7 scambi difendendo alla grandissima che alla fine hanno pesato nell’economia di un primo set tutt’altro che lineare, dove i break l’hanno fatta da padrone, e la statunitense ha mancato la chance per 2 volte di chiudere la frazione perdendo la battuta sul 5-4 e sul 6-5.

Del gioco di Ostapenko c’è ben poco da salvare, con una partita che ha ricordato abbastanza le 3 finali precedenti a Parigi. È sempre lei a essere la più aggressiva in campo, ma la sensazione è che ancora soffra mentalmente questi scenari. Quando vinse il Roland Garros lo fece perché giocò libera di mente, dal 4-6 0-3, in un momento dove era completamente sfavorita e ormai c’era ben poco da salvare. A Seoul ha vinto perché dopo un primo set abbastanza simile a quello odierno ha cambiato marcia ed ha avuto la meglio al fotofinish contro Beatriz Haddad Maia. Oggi quell’innalzamento del livello non c’è stato, anzi si è avuto un netto calo nevoso dall’1-1 del secondo set, quando il suo corpo era più lento, era sempre un po’ più in ritardo e il braccio viaggiava meno. Dalle due chance mancate del 2-2, la partita è pressoché finita.

Il tennis femminile saluta Crandon Park e lo fa col volto della giocatrice campionessa dell’ultimo US Open che si aggiudica il torneo, possiamo dire, di casa visto che lei abita non molto distante da Key Biscayne: Plantation, 25 minuti in macchina da Miami downtown. Sesto titolo su sei finali e la sua scalata nel ranking continua: sarà numero 9, con pochissimi punti in meno di Venus Williams e la consapevolezza che prima di Wimbledon non dovrà considerare alcun punto in uscita.

Diego Barbiani

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