Anche nel 2018, anche dopo 20 anni dal loro primo incrocio, anche dopo le ultime (numerose) peripezie, il mondo del tennis avrà un nuovo Serena Williams-Venus Williams. L’una contro l’altra per la ventinovesima volta, con la prima avanti 17-11 e reduce da 14 mesi di stop dopo l’ultima partita ufficiale, giocata (e vinta) proprio contro la sorella nella serata australiana di fine gennaio 2017, quando si laureerò campionessa Slam per la ventitreesima volta in carriera.
Una, Venus, è stata capace oggi di spezzare il tabù di vittorie che ancora la vedeva a zero in questo 2018 (ma giocando solo 2 tornei finora). L’altra, Serena, è emersa dalla seconda battaglia della sua settimana battendo in due set molto tirati Kiki Bertens.
6-3 6-4 il punteggio del primo match, quello della “sister” più anziana, che compirà a breve 38 anni; 7-6 7-5 quello della seconda, che a settembre ne farà 37. Sarà il loro incrocio più precoce da quando nel 1998 si incontrarono per la prima volta al secondo turno dell’Australian Open. Una storia che sembra non voler mai tramontare, che sopravvive e si rinforza di questi ultimi scontri, quando ormai in pochi credevano di poterle ritrovare ancora l’una di fronte all’altra.
Non sono mai state, almeno nell’ultimo decennio, sfide di grande pathos ma all’interno di questo Williams contro Williams c’è racchiuso il trionfo di una famiglia poverissima, che si allenava nel sobborgo di Compton e doveva scappare a nascondersi in casa quando sentiva colpi di pistola, fatto purtroppo non così raro in quello che da molti viene indicato come uno dei luoghi più malfamati degli interi Stati Uniti. Un Sister Act che qui a Indian Wells attendevano con trepidazione fin dal sorteggio, e poi vada come vada.
Serena, soprattutto, ha confermato ancora quanto sia lontana dalla miglior forma contro una Kiki Bertens che ha tanto da recriminare nel primo set, che poteva portare a casa con un netto 6-1: dal’1-1 ha ottenuto due break nei successivi 3 turni di servizio della sua avversaria, mancando però una palla del doppio break in un momento dove l’avversaria era in grande affanno. La Serena di adesso è questa: una giocatrice che deve fare in modo di non trovarsi a rincorrere, o a spostarsi lungo il campo. Come nel primo match contro Zarina Diyas, giocando quasi da ferma è capace di far male, ma diversamente nascono i problemi. Poi lei è Serena Williams, campionessa assoluta, e in alcune occasioni queste pecche venivano coperte, ma in quel primo frangente del match l’olandese doveva prendere il grande vantaggio per non portarsi la statunitense in scia nelle fasi finali del parziale, dove la pressione sarebbe salita al massimo livello.
Così non è stato, anzi sul 3-1 dopo aver buttato i 3 punti successivi al 30-40, ha avuto un attimo di sbandamento importante fino al 3-3. Le è bastato pochissimo per ritrovare il vantaggio, ma sul 5-4 si è bruciata: doppio fallo grossolano sul 15-15, seconda di servizio lenta sul dritto dell’avversaria nel punto successivo. Sul 40-40 un dritto finito nella parte bassa della rete. Serena era di completamente in partita, con tutte le difficoltà del caso ma con enorme abnegazione. Al tie-break ha sempre mantenuto la testa avanti, fino alla risposta steccata dell’avversaria che le ha dato il set. Nel secondo la sfida è stata ancora in equilibrio, diversi break tra le due fino al momento decisivo, quando la ex numero 1 del mondo serviva sul 6-5: recuperato da 0-30 ha messo il punto esclamativo al secondo match point.
Tutto più semplice per Venus, se non per uno svantaggio di 3-1 rimontato nel secondo set. E adesso, o meglio tra 2 giorni, saranno ancora l’una contro l’altra per una sfida che trascende dal semplice sport.
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