[12] S. Stephens b. [WC] V. Azarenka 3-6 6-2 6-1
Sloane Stephens è la prima finalista del WTA Premier Mandatory di Miami grazie alla vittoria in rimonta contro Victoria Azarenka, che vede esaurirsi il sogno di giocare la prima finale dopo due anni esatti dall’ultima volta. Era il 2016, a marzo, e la bielorussa metteva a segno uno storico “Sunshine Double” realizzando l’accoppiata Indian Wells-Miami battendo prima Serena Williams e poi Svetlana Kuznetsova. Ripensando a quei momenti torna anche in mente uno dei commenti che girava già nella sala stampa in California: quella Azarenka poteva tornare a essere numero 1 del mondo entro fine stagione. Così non fu, con la gravidanza la bielorussa si tolse dalla corsa al trono di Serena e Angelique Kerber ebbe via libera, ma se per il rientro non sembravano esserci dubbi, l’inaspettato è stato tutto quello che è successo poche settimane dopo, il via al processo e l’assenza forzata.
Due anni dopo, Azarenka vuole ricominciare a sentirsi grande. Per quanto tempo, ancora non lo sappiamo: lei stessa a Indian Wells aveva detto che avrebbe dato qualche novità a Miami, se fosse stata in grado, ma ancora non è arrivata alcuna comunicazione. Forse voleva concentrarsi sul torneo, quando ha visto che c’era lo spazio per costruire qualcosa di importante. Il tabellone le ha inizialmente strizzato l’occhio con i primi 2 turni, poi però lei ci ha messo del suo, mantenendo elevata la pericolosità anche nonostante un livello di gioco che mostrava qua e là qualche crepa. Lei stessa, da sempre molto severa con se stessa, metteva sempre l’accento su “quei gratuiti” si è spinta fino alla semifinale, cullando anche i sogni di accedere all’ultimo atto quando è stata avanti 6-3 2-0 e servizio contro un’avversaria che aveva dominato per 3 volte su 4, perdendo l’ultimo precedente in una giornata completamente negativa nella Coachella Valley.
Si stava materializzando qualcosa di incredibile, ma da quel momento si è capito che la Azarenka vista lì era già al limite: i tanti errori, soprattutto di dritto nel quinto game del primo set, le palle che scappavano prive di controllo anche in palleggio e la difficoltà nel gioco di volo hanno dato speranza a un’avversaria che non è mai crollata. La ex numero 1 del mondo ha vinto il primo set grazie soprattutto all’innata intensità che rende sempre la vita impossibile a chi ha di fronte, ma dal contro break per Stephens all’inizio della seconda frazione era chiaro che ci sarebbe stato ancora molto da fare per Victoria, vicina al crollo.
Sei game di fila per la campionessa dello US Open, divenuti poi 10 e con lo spettro del doppio 6-0 che sarebbe stato uno schiaffo eccessivo inflitto da una Stephens che verrebbe da definire neanche straripante nella sua rimonta, che alla fine ha vinto anche perché è rimasta solida da fondo campo, fisicamente molto più pimpante e senza quell’accenno di problemi fisici (caviglia, o forse un crampo) che hanno preso Azarenka per quasi tutto il set decisivo. È la sesta finale in carriera per la neo numero 9 del mondo (da lunedì prossimo) che andrà a caccia del primo titolo dopo lo US Open. Sarà, in caso, un Premier Mandatory, che come valore è appena sotto ai Major. Non male come idea, per cancellare gli ultimi e complicati 6 mesi sempre alla ricerca di una vittoria che è spesso mancata.
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