“Tu hai sempre qualcosa da dimostrare” ha detto Roger Federer nella sua conferenza stampa pre-torneo. Faceva riferimento sia a livello personale che nei riguardi dei suoi tanti appassionati: “Per quanto mi possa piacere dirvi che non mi interessa più di tanto come giocherò qui, non sono arrivato qui per perdere 6-2 6-2 nel mio primo match. Quando tu hai da fronteggiare una palla break, o quando hai una palla break a disposizione, non pensi mai “ma sì, che mi interessa…”.
È stato probabilmente il passaggio più interessante della lunga chiacchierata che il numero 1 del mondo ha fatto giovedì 8 marzo, due giorni prima del suo esordio nel tabellone che sarà contro Federico Delbonis: “Tu hai a cuore questi momenti, hai a cuore i tuoi fan, quello che loro pensano, come ti ritraggono.. E poi ovviamente ti interessa il risultato. Per quanto piccola possa sembrare la pressione, questa è sempre presente nei giocatori più forti. Sei sempre al centro dell’attenzione e delle aspettative. Senza dubbio sono in un’ottima posizione. Oggi posso dire di avere meno cose da provare, da dimostrare, rispetto al passato, ma questo non vuol dire che io non voglia più maledettamente raggiungere determinati traguardi. Ho bisogno di questo per avere successo in quello che faccio”.
A riguardo invece di essere tornato numero 1 del mondo dopo cinque anni e mezzo, Federer sorride: “È una sensazione davvero differente!”. Poi torna serio: “No, scherzavo, è sempre quella. Già solo la sensazione di essere tornato al numero 1 del mondo è qualcosa di estremamente gratificante: oggi, alla mia età, so ancor di più quanto ho lavorato duramente per tornare in alto. Per capirci: quando sono diventato numero 1 nel 2004 è stato un sollievo enorme perché avevo mancato la mia chance a Montreal qualche mese prima, perdendo 7-6 al terzo set, contro Andy Roddick. Il mattino dopo mi ritrovavo a sperare di avere un’altra chance in futuro. Quando ci riuscì ho pensato di essermelo meritato, dopo aver vinto tante partite e le World Tour Finals di Houston. E così poi tutto è nato”.
Nel 2004 divenne numero 1 dopo aver vinto l’Australian Open, nel 2009 dopo aver vinto Wimbledon, nel 2012 di nuovo dopo lo Slam londinese. Questa volta è successo dopo il torneo di Rotterdam, ATP 500: “Normalmente questo traguardo coincideva con un gran risultato in uno Slam, questa volta invece è stato diverso perché ho deciso di andare a Rotterdam. Eppure è anche vero che durante tutta la settimana a Rotterdam mi svegliavo al mattino e mi sentivo come sempre, sia che fossi numero 2 o numero 17 come durante l’inizio del 2017”.
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