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Azarenka continua a sognare: semifinale a Miami e top-100 riagguantata

[WC] V. Azarenka b. [5] Ka. Pliskova 7-5 6-3

Se dovessimo, un giorno, riassumere la carriera di Victoria Azarenka in una canzone, tra le varie opzioni non potrebbe mancare “Roar” di Katy Perry. A un certo punto un passo del brano, forse il più popolare, dice: “I’ve got the eye of the tiger, a fighter, dancing through the fire. ‘Cause I’m a Champion, and you’re gonna hear me roar. Louder, louder than a Lion” (“Ho l’occhio della tigre, una lottatrice, che danza nel fuoco. Perché io sono una campionessa, e tu mi sentirai ruggire. Più forte, più forte di un leone”).

Anche nella serata più difficile di questa incredibile avventura in Florida, “Vika” ha dato tutto quello che aveva avendo la meglio di una top-10 divenuta tale casualmente pochi mesi dopo l’annuncio della gravidanza della ex numero 1 del mondo. È la prima vera top player che Azarenka batte nel suo tentativo di rientro, un 7-5 6-3 maturato in una serata dove è stato estremamente complicato per entrambe tenere la battuta anche a causa del forte vento diagonale, che già aveva avuto una sua influenza nel primo match femminile di giornata (senza alterare, comunque, la differenza tra Sloane Stephens e Angelique Kerber) che in alcuni momenti faceva fermare la palla o ne aumentava la velocità.

Finché si è trattato di fare aggiustamenti col tennis e col vento, Azarenka stava nettamente avendo la meglio. Le sue gambe erano un mulinello continuo, mentre la scarsa mobilità di Pliskova la portava a commettere tanti errori. Quando però la giocatrice di Minsk è stata al servizio sul 5-2, qualcosa si è inceppato: il livello complessivo era calato e al servizio era dove pagava maggiormente. I due break di vantaggio sono stati rovinosamente ceduti mentre sul 5-3 ha sprecato 3 set point. La sua ancora di salvezza è stata la grande capacità di rispondere e far male fin dai primi scambi: 7 break presi contro una delle migliori servitrici del tour,  tra cui quello fondamentale sul 5-5 quando ha rimontato da 40-15 e ha avuto la meglio dopo un lungo braccio di ferro, prima di chiudere al quinto set point nel game successivo.

Nella prima fase di gara cercava di tagliare il campo e accorciare gli scambi venendo a rete e limitare l’efficacia del vento, ma con l’innalzamento della pericolosità da fondo campo di Pliskova Azarenka ha dovuto diminuire la frequenza di questa tattica e pensare a dove poter colpire senza che i propri colpi subissero troppe deviazioni di traiettorie. Proprio nell’undicesimo game ha funzionato tantissimo il dritto lungolinea, dal lato destro della giudice di sedia. Nel secondo set però tutto si è rimescolato: Azarenka aveva grandi difficoltà alla battuta, ma riusciva a dominare gli scambi in risposta. Questo creava una situazione di grande stallo della partita, dove il gioco espresso non era di cattivo livello ma le troppe seconde di servizio penalizzavano il rendimento della bielorussa. Sul 3-2 l’allungo definitivo, con un rapido vantaggio di 40-15 concretizzatosi poi nel primo turno di battuta tenuto da una delle due giocatrici dal 6-5. Pliskova interrompeva la striscia di 5 break consecutivi, ma sul 3-5 è andata nuovamente in affanno non riuscendo a darsi una chance per provare a rientrare, con il secondo match point che è risultato decisivo.

Dove non arrivava il tennis, Azarenka ha messo in campo una grinta da leonessa. Si è tenuta a galla così, oggi, nei momenti più delicati. Una partita vinta perché ci ha sempre creduto, anche quando tutto si stava sgretolando e i due break di vantaggio del primo set venivano buttati all’aria e trascinati via da qualche folata pesante, che spostava persino i tronchi delle palme attorno allo stadio centrale di Crandon Park, agli ultimi giorni al centro dell’attenzione dei tanti appassionati di tennis. Pazzesco, da un certo punto di vista, quello che Azarenka sta riuscendo a fare: due settimane fa diceva di dover ancora trovare il ritmo partita, adesso sta crescendo giorno dopo giorno soprattutto con l’aiuto del suo spirito battagliero, mai domo. Quella forza dentro di lei che nell’ultimo, complicatissimo, periodo l’avrà sostenuta e la sta conducendo verso una possibile fine del caso giudiziario con l’ex compagno Billie McKeague. E riascoltate, se potete, l’urlo che ha tirato quando era giunta al primo match point: tutta l’anima di una campionessa in un solo gemito.

Due anni dopo, la bielorussa è in una semifinale WTA ad appena il secondo torneo che disputa nel 2018, con un futuro tutto ancora avvolto dalle nuvole. A Indian Wells aveva detto che sperava di poter offrire novità sul futuro una volta giunta in Florida, ma dopo una decina di giorni ancora non c’è notizia su cosa avverrà da qui in avanti ne quali saranno i prossimi appuntamenti sul campo da gioco. Intanto, grazie a questo risultato l’ex numero 1 è già tornata in top-100 e può guardare con fiducia a quello che sarà il Roland Garros: quasi sicuramente non dovrà chiedere una wild-card, se sarà in grado di disputarlo, perché questo successo le consegna un buon 95% di possibilità di essere direttamente ammessa al tabellone principale. Prima, però, la sfida a Sloane Stephens, incontro che poche settimane fa aveva visto nettamente vincitrice la statunitense. Chissà giovedì…

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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