Indian Wells, deserto della California. È un posto da film, ma è anche un paradiso per le persone che hanno passato i 60 anni perché tutto scorre tranquillo, si noleggiano case-vacanza in blocchi definiti “compound” dove all’interno c’è di tutto, dalle piscine ai campi da tennis. Il relax è garantito, così come le macchine esagerate (giusto stamattina sfrecciava una Ferrari decappottabile guidata da una signora che aveva sorpassato i 50 da tempo…). Eppure, quest anno il torneo femminile vuole rappresentare un’eccezione alla routine di tutti i giorni, e questo nonostante al terzo turno si affronteranno le sorelle Williams, che quest anno compiranno 37 e 38 anni.
Lo accennavamo giusto poche ore fa: Indian Wells aveva al terzo turno una giocatrice su 4 che aveva 21 anni o meno. E nelle prime partite di oggi è successo il botto: le prime qualificate agli ottavi di finale hanno, in 2, poco più di 30 anni. Marketa Vondrousova ha rifilato un doppio 6-2 ad Aryna Sabalenka nella sfida tra teenager, una con appena 18 anni, l’altra nata un anno più tardi mentre Amanda Anisimova compirà 17 anni a fine agosto e ha eliminato Petra Kvitova con un netto 6-2 6-4. Continuando a rispolverare numeri, era dal 2005 che qui nel deserto californiano una sedicenne non raggiungeva il quarto turno: allora l’impresa fu di Viktoriya Kutuzova).
Due ragazze piuttosto diverse tra loro già a cominciare dall’impugnatura tra mano destra (Anisimova) e sinistra (Vondrousova), eppure entrambe protagoniste di un’ottima carriera da junior terminata quasi subito: un paio di stagioni e già l’obiettivo, l’asticella, era salita così in alto che tra gli under-18 non c’era più nulla da conquistare. Marketa, ceca, ennesimo fiore all’occhiello di un paese che sembra capace solo di produrre ottime giocatrici. La ceca nel 2016 aveva subito un infortunio alla schiena ed era precipitata fuori dalle prime 400 dopo essersi avvicinata alle prime 300, ma il rientro a inizio 2017 è stato impressionante: 4 finali nei primi 5 tornei ITF disputati, poi ad aprile il primo titolo WTA ottenuto a Biel, partendo dalle qualificazioni, in un percorso netto. Zero set subiti nel main draw, la vittoria contro Barbora Strycova in semifinale e la sofferta partita in finale, quando era al limite dal punto di vista fisico dopo la grande fatica accumulata nelle giornate precedenti, eppure ha saputo chiuderla al tie-break (6-4 7-6) diventando la prima tennista classe 1999 a imporsi a livello WTA.
A Parigi, un mese più tardi, ha concesso le miserie nelle qualificazioni: 6-0 e 6-1 ad avversarie molto più preparate in esperienza. Probabilmente la terra rossa è dove si trova meglio, ma ora che sta cominciando a collezionare vittorie di spessore anche sul cemento la questione comincia a farsi interessante. Al Roland Garros ci fu anche l’esordio, a livello Slam, di Anisimova. Statunitense ma coi genitori emigrati dalla Russia nel 1998, 3 anni prima della sua nascita, dopo aver concesso 4 giochi a Pauline Parmentier all’esordio e 5 ad Anastasia Pavlyuchenkova al secondo, oggi ne ha lasciati appena 6 a Petra Kvitova, togliendo dal tabellone una delle possibili favorite della vigilia per l’approdo quantomeno ai quarti, nonostante i dati storici indicavano da sempre il torneo californiano come uno dei talloni d’Achille della campionessa ceca.
6-2 6-4 in poco più di un’ora di gioco. Partita dominata nel primo set e vinta “in lotta” nel secondo, quando l’avversaria si sentiva sempre più spalle al muro dopo aver perso l’iniziale break di vantaggio e ha cercato di forzare ancor di più. Eppure sono continuati i problemi già visti nel primo match contro Yulia Putintseva, tanto da costringerla a dover concedere ben 9 palle break e a essere sempre attaccata dalla palla di Anisimova, abbastanza potente e, in questo periodo di forma straordinario, estremamente efficace.
Il dato eccezionale di Amanda, che salirà con questo risultato attorno alla posizione numero 130 del ranking, è che potrebbe quasi cominciare a sognare un ingresso al Roland Garros senza aver bisogno di una wild-card come lo scorso anno. Invito che, è giusto ricordarlo, non arrivò grazie a un regalo della USTA verso una giovane promettente come altre, ma che la stessa Anisimova seppe conquistarsi grazie a ottimi risultati nel mini-circuito di tornei ITF sulla terra americana con le finali (perse) ad Harbour Beach e a Dothan. La regola era chiara: la giocatrice che otterrà il punteggio più alto nei due tornei avrebbe avuto il premio di volare a Parigi per giocare nel tabellone principale dello Slam.
Al Roland Garros perse (in tre set) contro Kurumi Nara, ma la sua ascesa continuava: in estate è arrivato un titolo ITF da 60.000 dollari, prima della vittoria netta allo US Open junior, ultimo torneo della categoria. Zero set persi in 6 partite, solo una volta “costretta” a cedere più di 4 game per parziale (contro un altro grande prospetto come Olga Danilovic). È qui a Indian Wells grazie alla wild-card ottenuta nel mini-circuito dell’Oracle Challenge Series, dove fu sconfitta proprio una settimana fa su questi campi da Sara Errani. L’obiettivo però era raggiunto e ora si sta mettendo sempre più in luce nell’appuntamento che conta davvero.
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