“Sono stato particolarmente contento di venire a Bergamo perché l’anno scorso ero entrato grazie a una wild card, mentre stavolta ero testa di serie numero 1”. Questa frase di Matteo Berrettini è la chiave per comprendere il suo atteggiamento, sempre positivo, che gli ha permesso di aggiudicarsi la 13esima edizione del Trofeo Perrel-Faip (64.000€, Greenset). La finale contro Stefano Napolitano è stata a senso unico per un set, poi è diventata intensa e combattuta. Si è imposto Berrettini col punteggio di 6-2 3-6 6-2, ma fino a metà del terzo set è stato un entusiasmante spalla a spalla, condito da un ottimo tennis e un atteggiamento impeccabile da parte di entrambi. Nel primo set Berrettini è partito forte, mentre Napolitano era un po’ contratto (break al terzo e al settimo game). Nel secondo, il biellese evitava di capitolare e poi trovava il suo unico break sul 3-2. Lo conservava e portava il match al terzo: notevole, visto che non era supportato da buone percentuali al servizio. Napolitano partiva forte anche nel terzo: si trovava 15-40 sul servizio di Berrettini nel primo game, poi di nuovo sul 2-2. Incassava il break sul 2-3, poi nel game successivo aveva altre tre chance per tornare in partita. Un totale di sette palle break, ma il romano le ha cancellate da campione. Perso l’ultimo treno, Napolitano è calato mentalmente. Con questo successo Berrettini salirà al numero 104 ATP, a ridosso dall’agognato traguardo dei top-100 (gli mancano una trentina di punti). Un traguardo che, nel caso di Berrettini, sarà soltanto un punto di partenza. “Sono partito forte, mi sentivo molto bene – racconta Matteo – lui ha faticato a entrare in partita, ma credo che fosse dovuto al fatto che gli mettevo molta pressione, inoltre non aveva un gran percentuale di prime palle. Contro di me può fare la differenza. Ci avevo perso due volte su due, potevo soffrire, invece mi sono detto di essere aggressivo. Nel secondo ho incassato il break in un game rocambolesco e la partita è cambiata. Nel terzo siamo ripartiti forte, è stato un testa a testa fino a quando ho cambiato marcia. Ma stavo bene, avevo sensazioni positive, energia, dovevo solo aspettare il momento giusto. Per fortuna è arrivato”.
SPOSTAMENTI E ROVESCIO IN SLICE
La presenza di Berrettini a Bergamo è stata un po’ casuale: non era iscritto, poi la scorsa settimana è giunto in semifinale a Cherbourg. Per questo non ha potuto giocare le qualificazioni al torneo ATP di Marsiglia, ottenendo uno special exempt per tornare al PalaNorda. Non deve essere stato facile giocare un Challenger, peraltro con tanta pressione addosso. “Abbiamo parlato molto di questo argomento con il mio team – dice Berrettini, che per tutta la settimana è stato seguito da Umberto Rianna, poi per la finale è stato raggiunto da coach Vincenzo Santopadre – stiamo vivendo tutto questo come un percorso a lungo termine, da vivere giorno dopo giorno. Sto giocando qualsiasi partita, dai Futures agli Slam, con lo stesso tipo di approccio mentale. In effetti mi era un po’ mancato a fine anno, quando ero un po’ scarico e avevo qualche stimolo in meno”. Qualche settimana fa, Matteo ha perso una partita un po’ deludente a Montpellier: “Non perché il mio avversario fosse scarso, ma perché mi sentivo un po’ strano in campo. Allora sono ripartito da Cherbourg con grande intensità, come se fosse l’ultimo torneo della mia vita. A Bergamo non ho sentito tanta pressione, anzi, sono stato ben contento di venire. Ripensando a dov’ero l’anno scorso mi sono reso conto di quanto lavoro, impegno e momenti difficili abbia dovuto passare. Inoltre avevo perso alcune finali, c’era stata qualche delusione che mi ha spinto a lavorare ancora di più”. A Cherbourg è arrivata una semifinale, adesso il secondo titolo Challenger dopo quello ottenuto l’anno scorso a San Benedetto del Tronto. Il percorso di Berrettini prosegue, senza sosta. Dopo la finale e decine di foto e autografi, è scappato alla stazione ferroviaria perché è rientrato a Roma già in nottata. Ma non avrà molto tempo: tra qualche giorno partirà per gli Stati Uniti, dove giocherà le qualificazioni ai Masters 1000 di Indian Wells e Miami, oltre al Challenger di Irving (“Dove per adesso sono nelle qualificazioni, ma speriamo che la lista possa un po’ scalare”). Ad aprile tornerà in Europa per giocare sulla terra battuta, ma la programmazione non è ancora ben definita. Il Berrettini visto al PalaNorda, oltre a una grinta feroce, è piaciuto perché si sono visti un paio di miglioramenti interessanti: è più rapido negli spostamenti (dettaglio importante per un ragazzo alto 193 centimetri) ed è più incisivo con lo slice di rovescio. Matteo concorda: “Abbiamo lavorato molto sulla tecnica degli spostamenti. Sono convinto che ci sia margine, posso muovermi ancora meglio. In alcuni punti lo faccio, in altri no. Quanto allo slice, da 2-3 settimane lo sto giocando molto bene. È un’ottima variante da alternare con il top. A proposito: credo di aver giocato una delle mie migliori partite con il rovescio in topspin. Sono sempre stato solido, lui ha un gran rovescio e nei due precedenti mi aveva massacrato da quella parte. Quando non perdo campo dal lato sinistro, spesso il mio avversario va in difficoltà”.
TUTTO ESAURITO AL PALANORDA
Durante la premiazione, Berrettini ha ringraziato calorosamente il pubblico, presente in gran numero sin dal primo turno. “E siete venuti in tanti anche giovedì, quando l’Atalanta giocava col Borussia Dortmund!”. Come tradizione, il vincitore è salito a bordo della bicicletta elettrica messa a disposizione da FAIP, uno dei title sponsor. Guidato da Pako Carlucci, storico speaker del torneo, Berrettini ha fatto un giro di campo salvo poi scherzare: “È stato più duro questo giro che vincere il torneo!”. Rimane un’ottima settimana anche per Stefano Napolitano. Il lavoro a Bordighera sta funzionando e da lunedì tornerà tra i top-200 ATP, intorno alla 175esima posizione. La partita avrebbe potuto raccontare un’altra storia se Stefano avesse trasformato una delle quattro palle break avute in avvio di terzo, ma non ci sono grossi rimpianti: Berrettini è stato perfetto al servizio, gestendo ottimamente i punti più delicati. In attesa della trasferta in Cina, Napolitano (raggiunto per la finale dal preparatore atletico Dalibor Sirola) può comunque sorridere. Sorridono anche gli organizzatori del torneo, che con 13 edizioni è ormai uno dei più longevi del vasto panorama dei Challenger italiani. La finale ha fatto registrare il sold out, con oltre 2.000 persone ad applaudire la prima finale tutta italiana. Tra l’altro, l’Italia diventa il paese più vincente nella storia del Trofeo Perrel-Faip con quattro successi, staccando la Francia. Adesso è il tempo di riposare e fare i bilanci, ma presto inizierà il lavoro per l’edizione del 2018. I progetti sono sempre più ambiziosi, senza dimenticare un torneo femminile in grande crescita. Con un palcoscenico del genere, le premesse ci sono tutte.
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