L’ultima volta che hai parlato con la stampa è stato prima di Natale. Come sta andando a livello fisico?
“Bene direi, bene. Sono stato a Melbourne con tutti i ragazzi (intende i giocatori australiani, nda) e poi sono arrivato qui un po’ presto per continuare ad allenarmi con la mia ragazza. Comunque mi sto sentendo bene, mi sto allenando parecchio e sto gestendo il mio corpo”.
L’anca ti ha più dato preoccupazioni nell’ultimo periodo?
“No tutto sommato sta andando bene. Sto facendo riabilitazione tutti i giorni e ormai è un problema che ho imparato a gestire: se poi peggiora, a quel punto dobbiamo pensare ad altre soluzioni per contrastarlo, ma al momento va tutto bene”.
Hai qualche opinione sul 2017 di Ebden (suo prossimo avversario)? Ha cominciato fuori dai primi 500 ed ha chiuso nei 100.
“Non sapevo neppure che avesse cominciato fuori dai primi 500. Ha sempre avuto del potenziale per essere un ottimo giocatore. La fiducia gioca un ruolo fondamentale nel nostro sport e penso che con un po’ di fiducia (Ebden, nda) diventi un giocatore molto pericoloso. Ho visto il ranking alla fine dello scorso anno e l’ho visto dentro i primi 100, non sapevo i suoi risultati o che tornei avesse fatto. Ovvio dunque che abbia trovato una buona forma a fine stagione, che è ottimo: più australiani al top, meglio è per tutti”.
È questo un torneo a cui tu tieni particolarmente? Molti giocatori parlano della pressione di giocare in casa, per te?
“Sì certo, è normale. Sento che c’è questa pressione su di me ovunque vada. Sono quelli da cui ci si attende sempre un ottimo risultato. Però è normale: noi australiani vogliamo sempre fare il massimo in Australia, ma per me è una normale settimana. Puoi avere 5-6 settimane terribili e poi una ottima che gira tutta la stagione. Devi guardare in prospettiva: non puoi farti condizionare da un singolo risultato”.
Come vedi i dubbi sui big?
“Non so dirti come stiano, nessuno di loro. So però che saranno tutti a Melbourne. Penso che probabilmente saranno tutti lì. Non ho idea. Ho visto Andy qui, credo giochi. Molte domande anche attorno a Nadal. Penso che saranno ok”.
Sentiamo spesso i pareri dei over-30 a proposito della lunghezza della stagione. Invece cosa ne pensa un ventiduenne top-30? Quale sarebbe la stagione regolare in termini anche di impatto sulla salute dell’atleta?
“Ne stavo parlando l’altro giorno con Matt Rigg, un giocatore di doppio nel tour ATP per un certo periodo. Non lo so, non so perché non abbiamo più tornei in Australia. Le persone sarebbero più che felici di tornare qui più spesso. Per noi in Australia, invece, è abbastanza duro fare avanti e indietro coi tornei. Vorrei trascorrere più tempo con la mia famiglia, ma non posso. Abbiamo 3 tornei qui, 2 250 e uno Slam e molti più tornei in tutta Europa e America. Per noi australiani questo è un po’ uno svantaggio. Adorerei avere più tempo da passare a casa con la mia famiglia, ma questa è una questione mia anche se penso potrete trovare tanti altri come me”.
Hai sempre parlato di alti e bassi nelle motivazioni: a che punto pensi di essere in questo 2018?
“È appena l’inizio dell’anno, per fortuna non ho molti aspetti negativi di cui interessarmi. Voglio continuare a rimanere positivo. So che ci saranno alti e bassi, ma credo di migliorare anno dopo anno. Ho avuto ottimi momenti lo scorso anno, altri molto negativi. Spero, spero davvero, che quest anno le cose possano andare per il verso giusto”.
Con tutti i giovani che stanno salendo, ti senti quasi più un veterano rispetto agli anni passati? O comunque escluso da questo contesto di Next Gen?
“Sì e no. Nel tennis sono ancora uno molto giovane ma so anche che alcuni giocatori alla mia età facevano già cose straordinarie. Sto invecchiando comunque, quello sì (risata). Comunque mi diverto a vedere giocare questi ragazzi, soprattutto Shapovalov: guardarlo giocare alla Laver Cup è stato straordinario. Poi altri come Rublev e Tiafoe, è divertente”.
Ti dovessero chiamare, tornesti a giocare la Laver Cup?
“Assolutamente. 100%. È stato tra gli eventi più belli a cui abbia preso parte. Amerei vedere il tennis un po’ più sport di squadra. Non è un concetto realistico, ma penso che più eventi come quello si creano e più divertente sarà il tennis, anche per il pubblico”.
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