Come avevamo accennato qualche settimana fa, in India è in corso una causa legale contro la società Homestead Infrastructure Development che aveva promosso nel 2012 un lussuoso progetto edilizio mai portato a termine nonostante i soldi riscossi da numerosi clienti. Tra le persone coinvolte in questa che viene considerata come una vera associazione a delinquere pare esserci anche Maria Sharapova, tornata quest’anno all’attività agonistica dopo una squalifica di 15 mesi per assunzione di una sostanza proibita.
L’esistenza di una denuncia nei confronti della Sharapova è stata confermata oggi all’ANSA dall’avvocato Piyush Singh, rappresentante di un’acquirente che ha versato al costruttore 4,3 milioni di rupie (oltre 56.000 euro) per un appartamento in un grattacielo a Gurugram
(a sud di New Delhi), denominato ‘Ballett by Sharapova’, che doveva essere consegnato lo scorso anno, ma che in realtà non esiste. “La Shaparova – ha spiegato l’avvocato Singh – non ha solo svolto le funzioni di testimonial del progetto, ma ha garantito che in esso sarebbe stata integrata una ‘Accademia mondiale di tennis’ da lei diretta. E questa promessa ha convinto molti clienti a versare il cospicuo anticipo”.
La società costruttrice, ha proseguito, “si è limitata a svolgere solo alcuni lavori preliminari nella zona destinata all’edificio, ma nulla più”. “Non è affatto in bancarotta – ha ancora detto – ma tutti i dipendenti hanno ricevuto l’ordine tassativo di tacere e i telefoni
restano muti”. Per quanto riguarda la trentenne tennista, di cui è nota la prolifica
attività commerciale accanto a quella agonistica, secondo il legale “se l’accusa di truffa e associazione per delinquere sarà riconosciuta, è prevista dal codice penale indiano una pena massima di sette anni di carcere”.
Eppure, ancora una volta, non vengono chiarite alcune parti che potrebbero invece risultare fondamentali. È vero che Sharapova è stata direttamente coinvolta nel progetto? A conti fatti, non si avevano neppure le firme della russa a prestare il proprio nome sui progetti della società indagata. La richiesta di 7 anni, in ogni caso, appare eccessiva. Molto probabilmente sì fa riferimento alla pena massima come strategia per garantirsi almeno un cospicuo rimborso economico e chiudere la vicenda.
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