Gli spettatori di Sanremo e telenovelas, genere che non passa mai di moda a dio piacendo, abituati a leggere le partite di tennis allo stesso modo di Lezioni d’Amore (esiste?) sembra non riescano a darsi pace: com’è possibile che Nadal non batta più Federer? Dev’essere successo qualcosa e questo qualcosa non può che essere misterioso, o almeno lasciare degli interrogativi. Ma davvero questi risultati del 2017 sono dovuti a inverosimili miglioramenti di uno che sarà anche il braccio destro di Dio ma rimane pur sempre un giocatore nella parte finale della carriera? Sono così anomali questi risultati del 2017 che hanno portato Federer a rimettere le cose quasi a posto nei testa a testa con Nadal?
In altri tempi e in altri luoghi avevamo provato ad abbozzare una spiegazione che vale la pena riprendere in sintesi. I testa e testa tra Federer e Nadal venivano giocati prevalentemente – oltre che nella superficie preferita di Rafa – in periodi dell’anno ben definiti, cioè durante la prima parte della stagione. Nella seconda parte, dopo Wimbledon, Nadal collezionava sconfitte in serie e per questo non incontrava praticamente mai Federer. Ciononostante quel 23-10 che c’era tra i due prima di Basilea 2015 si basava essenzialmente su due stagioni anomale: il 2008 e il 2013, i due anni di gloria, insieme al 2010, di Nadal. In quei due anni, chiusi dall’Australian Open 2014, Nadal e Federer si sono incontrati nove volte, quattro nel 2008 e cinque nel 2013, quando Federer era praticamente a pezzi. Quelle nove partite le ha vinte tutte Nadal, comprese le due giocate dopo Wimbledon, quelle di Cincinnati e Londra. Senza quelle nove partite lo score sarebbe stato un semplice 14-10, che, considerata la prevalenza degli incontri su terra rispetto alle altre superfici, rendeva il tutto abbastanza normale, visto che si trattava del numero 1 del mondo contro il numero 2.
Insomma in quel lontano 2015 si provava ad argomentare che i problemi tattici e i problemi psicologici non avevano certo impedito a Federer di travolgere in vari momenti Nadal, una volta addirittura sulla terra rossa, quando gli inflisse un 6-0 abbastanza eloquente (Federer a Rafa un bagel per superficie è riuscito a darglielo ben prima di questo 2017). Ora, che problemi psicologici e problemi tattici si presentino a fasi alterne è cosa abbastanza curiosa e questo 2017 ne è l’ulteriore dimostrazione.
Perché a questa “spiegazione” ne va aggiunta un’altra, ancora meno “romantica”. Intanto non inganni il fatto che le prime tre partite si siano giocate nella prima parte dell’anno, perché si sono giocate sul cemento e lì Roger è sempre stato serenamente competitivo. E tutto sommato anche il fatto che l’unica partita complicata sia stata proprio quella d’inizio anno finisce col rafforzare l’ipotesi. Ma soprattutto il tempo – anche se sentirete raccontare la più vendibile storia degli uomini che hanno fermato la vecchiaia – ha fatto il suo corso. Nadal ha efficacemente nascosto il suo calo grazie al fatto di aver risolto i propri acciacchi e soprattutto grazie all’impressionante lucidità tattica che lo ha sempre accompagnato in carriera. Ma non ha potuto nascondere il fatto che l’arma-fine-di-mondo è da tempo un’arma spuntata. Il terribile dritto col quale dava la sensazione di spezzare gli avversari, da sistematico è diventato sporadico: riesce a fare qualche punto ma non può pensare di condurre più una partita intera con quel colpo, come tante volte aveva fatto. Le cause sono proprio da addebitare al maledetto tempo che passa: perdi velocità, resistenza, forza. E quindi il dritto diventa falloso, fai fatica a colpirlo con la sovrumana rapidità che Rafa aveva nei tempi belli. Per uno come Federer controllare quel colpo è quindi diventato se non proprio un gioco da ragazzi un problema risolvibile. E scoprire che Federer grazie al suo incredibile braccio d’oro sia in grado di giocare il rovescio coperto è francamente desolante, considerata la carriera di questo incredibile giocatore. Federer ha varie volte messo in mostra quel rovescio terribile che adesso sembra una scoperta dovuta a Ljubicic, uno di questi in un’occasione che i tifosi di Federer dovrebbero ricordare bene: il match point del quarto set della famosa finale di Wimbledon 2008. Ma basterebbe riguardare il terribile Federer del quadriennio magico, in grado di spezzare ritmi a chiunque ma soprattutto di tenere senza difficoltà lo scambio di rovescio. Poi certo, il suo rovescio non è efficace quanto il dritto, ma questo vale anche oggi. La possibilità di giocare il rovescio è certo dovuto al sovrumano talento che il buon dio gli ha riservato, ma col passare del tempo quel colpo ha cominciato a dipendere dall’avversario, dalla capacità di farglielo giocare con poca tranquillità: o in pressing – come Djokovic – o appunto con l’incredibile rotazione mista a forza dell’uncino di Nadal. Che poi senza queste armi terribili non si possa pensare di battere Federer non si capisce che sorpresa sarebbe.
Il calo di Nadal è evidente anche nelle sue prestazioni alla risposta. Federer ha sempre servito benissimo ma la forza di Nadal gli permetteva di rimettere una palla complicata anche se tirata dai teloni. Adesso dopo il break nel game di apertura del quinto set di Melbourne Rafa non ha più tolto il servizio a Federer. E in 31 game di risposta ha avuto la miseria di 7 palle break, è arrivato ai vantaggi solo 5 volte e nelle altre 26 ha fatto in tutto 22 punti. Altro che rovescio.
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