Interviste

Federer: “Il mio gioco? Non c’entra la schiena, non mi sono allenato bene”

Come va la tua schiena? Tutto ok?
Sì, bene. Va meglio rispetto al primo turno, sono contento. Sì questa altalenante partita non è dovuta alla schiena il che è bene. Oggi è stato più della solita routine: mi sento diverso, completamente diverso, nel modo in cui gioco e tutto. Ma sono davvero davvero felice di aver superato il problema.

Questa è la prima volta in cui giochi 5 set nei primi due turni. Qualche preoccupazione riguardo anche alla stanchezza per aver giocato più di quello a cui sei solitamente abituato?
Beh no. Sai, siccome ho vinto e sono ancora emozionato di essere andato avanti, non penso alle cose negative. O almeno io non lo faccio. Sì dovrei sentirmi più stanco di quanto lo sarei se avessi vinto in tre set ma va bene. La mia preparazione qui non è stata ottima, sapevo che forse avrei dovuto lottare fin dall’ inizio e forse ho faticato più di quello che avrei voluto ma sono ancora in tabellone il che mi dà una possibilità. Credo ancora di poter alzare il mio gioco e di diventare più solido perché non sto giocando male in tutto. Il punto è che non sono continuo durante il match, vado su e giù come le onde. Ora chiaramente sono felice di come mi sono sentito dopo il primo turno perché era quello che più mi faceva paura. Ma ora è passata. Ora posso solo guardare avanti al mio tennis. Con un po’ di fatica ok, ma l’ho fatto centinaia di volte. Non è una cosa che mi preoccupa. Ottimo sarebbe essere già al terzo turno avanti di un set e così sarebbe come a Wimbledon ma sono ancora bloccato al secondo turno, che va bene, anche troppo (ridendo).

Hai detto che non è stata colpa della schiena oggi. Non riuscivi a trovare il giusto timing?
Sì, penso in realtà sia dovuta alla mia preparazione qui. Non sono stato capace di tornare alcune risposte, il servizio, non ho sforzato troppo in allenamento. Ho perso un po’ il ritmo, qualsiasi potesse essere. Quando le partite vanno così diventi più incline a fare alti e bassi. Se vieni brekkato una o due volte a set è difficile poi vincere quei set sistematicamente. Questo è quello che facevo così bene a Wimbledon o in altri tornei dove mi limitavo a proteggere il mio turno di servizio e sempre bene. I margini sono pochi, anche se vinco dei game di fila i margini sono stretti. Quando non ti senti al meglio vieni brekkato o perdi dei set ed allora diventa un match completamente diverso. Anche il modo in cui gioca il tuo avversario; penso che Mikhail sia stato capace di salire di livello oggi ed abbia giocato davvero bene. Sono contento di aver trovato un modo per uscirne. Ho vinto sulla lunghezza che è sempre una cosa positiva da tenere in considerazione.

Quando hai giocato contro e battuto un avversario così tante volte, come hai fatto con Mikhail, diventa difficile per te rispondergli quando improvvisamente rientra e gioca così bene come oggi?
Beh non del tutto. Penso che avrei dovuto prendere un vantaggio quando ero su 6 a 1, 4 a 2 forse. In qualche modo in quel secondo set non mi importava se vincevo col tiebreak o prima ma l’importante era vincere. Questo è il mio maggior rimpianto di oggi: non aver vinto il secondo set. Se l’avessi vinto avrei finito in tre, quattro parziali, questa è la mia opinione. Lì lui non aveva un servizio così consistente da mettermi pressione e avrei dovuto giocare più liberamente. Penso che perdere quel secondo set sia stato un’ottima cosa per lui ma che invece abbia messo me in una difficile situazione. Come dicevo prima dovevo uscirne in qualche modo perché in quel frangente non sentivo per nulla bene la palla e ne sono uscito combattendo. Solo credendoci, mettendoci tutta l’energia che avevo, cercando di muovermi di nuovo. Penso che le mie gambe non stessero realmente lavorando nel secondo ed inizio del terzo set. Poi lui ha iniziato a giocare meglio. Ha fatto delle stupende variazioni col suo slice, il fantastico rovescio che ha. Era nelle condizioni perfette e per me era ancora più difficile perché non è così facile avere ace e servizi vincenti a tuo piacimento. È un po’ più lento quest’anno qui e fa la differenza.

Hai detto che non sentivi bene la palla oggi. Abbiamo visto che questo è successo anche ad altri tennisti come Zverev e Dimitrov. Puoi dirci in cosa ti differenzi visto che te hai vinto?
Guarda, alcune volte mi aiuta davvero tanto il fatto di essere stato in campo a lungo. Come oggi, di nuovo, 5 set. Ho spinto me stesso a cercare un modo di uscirne nel quinto. L’ ho trovato e soprattutto non mi sono agitato. Il pensare punto per punto mi aiuta tantissimo mentalmente, il non pensare troppo alla fine. Mi ricordo quella volta che ho perso al primo turno ai French Open contro Horna. Avevo perso il primo set e ho immaginato il match come una montagna da scalare. Avevo ancora sei partite da fare per vincere il torneo. Non so esattamente cosa stessi cercando ma stavo pensando in maniera completamente sbagliata invece di pensare a colpire il prossimo dritto per produrre un vincente. Quando la tua mente vaga così, è difficile. E quando giochi al meglio dei cinque qualche volta può succederti. Avere un atteggiamento scarno mi semplifica le cose e mi rende più umile. Ma un punto è solo un punto; lo vinci o lo perdi e continui ad andare avanti. E credo che questo sia dovuto ad un po’ di esperienza che magari gli altri ragazzi non hanno ancora. Forse da queste partite che hanno perso impareranno e non gli accadranno più sconfitte del genere. Spero ci vedano del positivo in questo.

Hai detto prima che il match di oggi non ti ha spaventato tanto come quello di martedì contro Tiafoe. Era perché era la tua prima partita dopo lo stop? In cosa è stato diverso oggi?
Penso tu me lo abbia già detto. Solo il non sapere come avrebbe reagito la schiena al primo turno, la pressione di tornare all’Ashe, il problema più che altro era quello anche perché sapevo che comunque potevo alzare il mio livello. Oggi sentivo che avrei superato tutto questo, sapevo che avrei giocato meglio di quanto fatto nel terzo e nel quarto set e che sarei stato capace di migliorare. Non ho nulla da rimproverarmi mentre al primo turno non ne ero così sicuro.

Francesca Padoin

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