Con i migliori tutti ai box (in campo tra uomini e donne solo 4 dei primi 20 e nessun top 10) , la settimana post Wimbledon ha in realtà riservato più spazio e attenzione ai commenti e alle riflessioni conseguenti l’impresa di Federer che ai risultati sul campo degli ultimi sette giorni.
Eppure non sono mancati spunti interessanti. La nota principale è che da oggi Alexander Zverev non è più solo, non è più l’unico rappresentante della Next Generation ad essere stato in grado di concretizzare il proprio potenziale con i risultati, cioè vincendo tornei nel circuito maggiore.
Dalla nutrita schiera di rappresentanti della categoria, presente con 10 elementi nei 3 tornei maschili che si sono disputati in settimana, è emerso, grazie anche a un po’ di fortuna, il russo Rublev, 20 anni a ottobre, che ha vinto il torneo di Umago cui ha partecipato come lucky loser, grazie al forfait del beniamino di casa Coric (classe 96) che, pur essendo stato il più precoce gli esponenti della sua generazione a mettersi in evidenza, non è ancora riuscito a rompere definitivamente il guscio.
Rublev diventa così il secondo teenager ad imporsi in un torneo maggiore dopo Alexander Zverev che nel 2016 a 19 anni e 5 mesi conquistò il torneo di Pietroburgo, interrompendo un digiuno di vittorie da parte dei tennisti under 20 che durava dal 2008, allorché il croato Cilic aveva alzato il trofeo a New Haven, all’età di 19 anni e 11 mesi.
Rublev ha ottenuto questa importante vittoria costringendo alla resa i due italiani più forti, Fognini nei quarti e Lorenzi in finale (la quarta in carriera per il senese), impedendo che si concretizzasse in settimana uno storico en plein di vittorie da parte di tennisti ultratrentenni che onestamente sarebbe stato abbastanza melanconico.
Infatti contemporaneamente al torneo di Umago si è giocato a Bastad e a Newport (coda della stagione sull’erba) dove si sono imposti rispettivamente l’indomito Ferrer che a 35 anni è tornato al successo dopo un digiuno di 21 mesi (Vienna 2015) e l’americano Isner che a 32 anni rifà capolino tra i top 20 segnando il sesto successo americano in stagione, record dal 2010 allorché furono 9 i successi in stagione dei tennisti a stelle e strisce.
Col successo di ieri Rublev fa il suo ingresso nei top 50 al numero 49. Con Khachanov e Medvedev (classe 96), entrambi da lunedì al loro best ranking (rispettivamente 32 e 48), la Russia ha tra i top 50 un terzetto di giovani di grande qualità su cui fare affidamento per rinverdire i fasti di Kafelnikov, Safin e Davidenko .
La delusione azzurra a Umago dove Fognini era campione uscente e Lorenzi ,alla fine, confidava sulla possibilità di doppiare il successo ottenuto lo scorso anno a Kitzbuhel, è stata in parte attenuata dallo squillo di tromba di Matteo Berrettini (classe 96) che a San Benedetto del Tronto, alla terza finale , ha conquistato il suo primo Challenger vincendo 5 matchs, 4 dei quali contro pronostico, e senza lasciare più di 8 games ad ogni avversario. Il tennista romano ha offerto una prova convincente che lo proietta di slancio tra i top 200 (al numero 173) , primo tra gli azzurri della Next Generation.
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