L’aria di San Paolo deve avere qualcosa di uruguaiano, non si spiega altrimenti il feeling che Pablo Cuevas ha con questi lidi. Contro Alberto Ramos, Cuevas proverà a vincere il torneo per la terza volta di fila, e se ci mettiamo che l’anno scorso aveva fatto doppietta con Rio de Janeiro si capisce come mai l’altro Pablo, Carreno Busta, ha potuto impensierirlo ma non fare troppo di più. Per alcuni tratti Cuevas è parso giocare come il gatto col topo alternando topponi anni ’90 a smorzate che avevano lo scopo di attirare lo spagnolo a rete per passarlo agevolmente, dritto o rovescio cambiava poco. Il primo set è così scivolato nelle mani dell’uruguaiano che però si è trovato di fronte un Carreno Busta molto più combattivo e attento al servizio anche se alla risposta non è più riuscito a far partita. Dopo un paio di occasioni fallite, Cuevas ha pareggiato i conti nell’ottavo game, ha rifiatato nel decimo e al dodicesimo è stato bravo Carreno a non concedere troppe possibilità. Tutto questo però senza che mai lo spagnolo trovasse la chiave per impensierirlo quando Cuevas batteva.
Il tiebreak continuava sulla stessa falsa riga, con Cuevas solido al servizio e Carreno Busta che cercava di disorientare l’uruguaiano dropshot (andata male) e S&V (meglio). I due giravano sul 5-1 e dopo uno scambio durissimo Cuevas con un dritto si guadagnava 5 match point di fila. Il primo lo sciupava con un dritto in rete, uscendo male dal servizio, ma il secondo chiudeva il match, con un altro dritto.
Nona finale per Cuevas, che si troverà di fronte Alberto Ramos-Vinolas, che ha dovuto impiegare più di tre ore per raggiungere la sua quarta finale in carriera, naturalmente la prima di questo 2017. Joao Sousa ha combattuto punto su punto per cercare di confermare il risultato dell’ultimo incontro, giocato un paio di mesi fa ad Auckland e vinto dal portoghese senza soffrire troppo. Oggi è stata un’altra storia, fatta di game interminabili – il primo set è durato 1 ora e 28 minuti… – recuperi su recuperi, match point annullati e, come terra rossa vuole, infiniti break. 253 punti in 33 game, una media di 7,7 punti a game – per fare un paragone pensate che Donskoy e Pouille ne hanno giocati 216 in 35 game o che Murray e Verdasco hanno tenuto una media di 5,7 punti a game – tutti scambi interminabili, in una classica, appunto, partita da terra rossa. Per quanto il portoghese fosse andato avanti di un set e un break, neanche quando è andato a servire sul 5-4 del secondo la partita è sembrata chiusa. E in effetti Ramos è andato 0-40 ma per mettere ulteriori brividi al match ha subito il ritorno di Sousa che si è persino procurato il match point. Non lo ha sfruttato, Ramos ha chiuso a 15 il game successivo e poi ha rifatto il break che lo ha portato in parità. Tutti si aspettavano un terzo set sulla falsa riga dei primi due ma Sousa ha cominciato ad accusare la stanchezza e subito il break nel quarto game non ce l’ha più fatta a rientrare nel match, con Ramos che finalmente teneva il proprio servizio con una certa disinvoltura. Nell’ottavo game il secondo break ha accorciato una partita che in effetti era stata sin troppo lungo. Contro Cuevas Ramos proverà a vincere il suo secondo torneo, limare il suo best ranking (è 24, diventerebbe 23 vincendo) e ad avvicinarsi alla top20. Niente male.
Semifinali
[3] P. Cuevas b. [1] P. Carreno-Busta 6-3 7-6(2)
[2] A. Ramos-Vinolas b. [4] J. Sousa 6-7(5) 7-5 6-2
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