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Roger Federer: «Dopo lo stop spero di trovare velocemente la chiave per ritornare a giocare bene»

TENNIS – Roger Federer ha rilasciato un’intervista al quotidiano ‘Tages Anzeiger’ e ad altri media svizzeri durante la sua permanenza a Maiorca dove ha visitato l’accademia aperta da Rafael Nadal.

 

D: Si è mai posto in questi mesi di pausa le seguenti domande: quanto mi manca il tennis? La vita è bella comunque, in fondo potrei anche farne a meno ormai?

Fed: Beh, lo sapevo anche prima che la vita è bella (risata). Ma ho ancora la sensazione di poter far qualcosa, non ho mai pensato alla pausa come a un taglio definitivo con il tennis. Martedì ho parlato con Pierre (Paganini, storico preparatore atletico di Federer) e gli ho chiesto come mi avesse visto in questo periodo dopo Wimbledon: lui mi ha risposto che non gli sono mai sembrato abbattuto o insicuro.

D: Mai avuto un momento di sconforto?

Fed: La fase più difficile è stata quella da Roma a Wimbledon perché mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava al ginocchio e che non mi permetteva di gareggiare al meglio: in quel periodo Pierre si è occupato di me come mai prima. Ma quando ho deciso definitivamente di prendermi una lunga pausa tutto è diventato più facile. Mi son detto a me stesso. “Devo sfruttare al meglio questo tempo. Devo pianificare bene le cose. Quando mi devo allenare? Dove, con chi? Devo organizzare molte cose”. Si è trattato di una cosa nuova per me. E alla fine anche stimolante.

D: Qualcuno pensa che nel 2017 si potrebbe verificare il suo ultimo trionfo e dopo il ritiro

Fed: Il mio ultimo trionfo potrebbe richiedere degli anni, a seconda di come uno la vede. Sì, ovviamente spero che ci sia un grande trionfo. Ma io mi aspetto molto di più che vincere un match o un torneo: altrimenti non avrei preso una così lunga pausa e sarei ritornato a giocare non al meglio della forma dopo un paio di mesi. Dopo aver saltato le Olimpiadi e lo Us Open ho detto a me stesso che questo stop avrebbe fatto bene al mio corpo e alla mia carriera: in fondo in 20 anni di professionismo una pausa così lunga ci sta.

D: Cosa le sta mancando di più del tennis?

Fed: Ovviamente giocare le partite. E anche la vita del tour, il vedermi con gli altri colleghi. Ma alla fine, sapendo di tornare, la sto prendendo abbastanza bene

D: Sente qualche forte insicurezza o una certa paura in vista del suo ritorno?

Fed: Ho riflettuto su questo nelle ultime settimane: come sarà il mio ritorno alla Hopman Cup e all’Australian Open? Sentirò molto la pressione? Ma prima di tutto sono curioso di vedere come procederanno i primi sei mesi: perché siccome sarò andato un po’ giù in classifica sarà interessante vedere i tabelloni. Paura? Beh se ho timore di qualcosa allora è quello di un altro infortunio: se mi capiterà di giocare male non sarà un problema, dovrò prendermi il mio tempo. Ma se continuerò ad allenarmi bene fino a dicembre penso che non avrò problemi a trovare velocemente la chiave per ritornare a far bene.

D: Ha già stilato un calendario per i tornei?

Fed: Prima devo vedere come procederanno le cose. Comunque al momento credo siano sicuri la Hopman Cup, l’Australian Open, Dubai e Indian Wells. Per gli altri tornei ancora non mi sono iscritto.

D: C’è una possibilità di vederla disputare la Hptl in Asia a Dicembre?

Fed: Dipenderà da come procederanno le cose nelle prossime settimane. Ma è una possibilità che stiamo considerando.

D: Ha già buttato uno sguardo al 2018?

Fed: Il 2018? E’ troppo in là. Chiaramente spero di poter ancora giocare. Ma ora come ora devo pensare al fatto di disputare qualche torneo prima di poterne vincerne uno e poi vedere come continueranno le cose nel 2017.

D: Cosa l’ha addolorata di più, non poter disputare le Olimpiadi o lo Us Open?

Fed: Quando ho dovuto rinunciare alle Olimpiadi mi sono detto: “No, no, no. Non può essere”. Già era stato abbastanza duro dare forfait al Roland Garros e anche a New York volevo assolutamente giocare; ma mi ci sono voluti tre giorni per accettare il fatto di non poter partecipare alle Olimpiadi. Il mio team e i medici giustamente, visto come era messo il mio ginocchio, non mi hanno dato luce verde.

D: Col senno di poi pensa di aver sbagliato di aver giocato a Wimbledon?

Fed: No, no. A Londra è stato giusto andare, mi sentivo bene e infatti sono arrivato in semifinale. Anche se sono rimasto sorpreso di aver fatto quel risultato.

D: Come stanno procedendo gli allenamenti?

Fed: Di bene in meglio. Col mio team costruiamo tutto passo per passo. Al momento sto facendo più o meno 90 minuti al giorno. Sono nella tabella di marcia che avevamo prefissato. Ora dobbiamo aumentare d’intensità e poi giocherò di più a tennis.

D: Passando ai suoi colleghi: cosa pensa dell’accademia aperta da Nadal?

Fed: Una cosa incredibile: quando mi ha parlato del progetto ero rimasto impressionato e volevo assolutamente vedere il posto. Volevo anche fare un’esibizione ma date le mie condizioni attuali non è stato possibile.

D: E riguardo alla vittoria di Wawrinka a New York?

Fed: E’ stato incredibile. Non avrei mai pensato che avrebbe vinto in finale: non perché non lo considerassi capace di farlo, chiaro. Ma in finale contro Djokovic lo vedevo sfavorito. E invece è riuscito nell’impresa, dimostrando ormai di essere una leggenda del nostro sport.

D: Crede di poter imparare qualcosa da lui?

Fed: Certo. Mi sono chiesto: “Come è riuscito a superare i complessi che aveva prima, le precedenti insicurezze che non gli avevano permesso ancora di raggiungere certi risultati e diventare quel campione che è?”

D: Appunto, come c’è riuscito?

Fed: Grazie alla fiducia in se stesso. Poi è migliorato fisicamente e questo dimostra quanto sia importante curare il proprio corpo.

D: Djokovic invece è in crisi al momento

Fed: Una piccola crisi, mi verrebbe da dire. Anche se sono un po’ sorpreso perché pensavo che dopo Toronto avrebbe vinto qualche altro grande torneo. Però dopo aver conquistato l’ultimo slam che gli mancava, secondo me è entrato in una nuova fase della sua carriera. Uno pensa: “E ora? Quali sono adesso i miei obiettivi?”. Questa situazione può durare una settimana, magari un mese oppure un anno: o addirittura le giuste sensazioni possono anche non ritornare più. Ma credo che Novak non abbia giocato male in questi mesi: e sono convinto che fin quando sarà in campo continuerà a vincere perché è troppo bravo. Semplicemente penso che la vittoria al Roland Garros abbia rappresentato una cesura nella sua carriera.

 

 

 

 

 

 

 

 

Salvatore De Simone

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