TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Dietro la recente esplosione di Lucas Pouille c’è il suo coach, Emmanuel Planque, che segue l’attuale numero 17 del ranking mondiale fin dal 2012…
«Non sarei qui senza l’aiuto del mio coach Emmanuel Planque. È lui la persona che devo ringraziare di più per la mia carriera fino a oggi». Subito dopo il primo titolo Atp conquistato a Metz, Lucas Pouille non ha avuto dubbi su chi fosse a meritare la maggiore riconoscenza da parte sua. Èquesto 45enne barbuto e capellone, dall’aria intellettuale e alternativa, il segreto del successo del giovane transalpino.
Una vocazione precoce, quella di Emmanuel. Dopo un’onesta carriera da giocatore, mai giunto ai palcoscenici che contano, Planque si è dedicato ben presto all’allenamento. Nel 1995, all’età di ventiquattro anni, ha cominciato a occuparsi di un Michael Llodra appena 15enne al TC Chatou, nel dipartimento degli Yvelines. La collaborazione è durata nove stagioni, accompagnando il parigino dalle prove junior ai primi passi sul circuito maggiore, fino a stabilizzarsi su posizioni importanti nella classifica mondiale. Al termine della partnership, nel 2004, Llodra aveva raggiunto il n. 33 Atp in singolare e il n. 5 in doppio.
In seguito Planque si è occupato per qualche tempo di Fabrice Santoro, per poi accettare la proposta di Patrice Dominguez e divenire allenatore federale. Dal settembre 2007 ha iniziato il lavoro con gli under presso il centro di formazione nazionale al Roland Garros.
Nel 2012 l’incontro con un Pouille all’epoca 18enne. Planque ne è divenuto il coach, seguendo al contempo anche l’altra speranza Mathias Bourgue. Conscio delle potenzialità del suo principale assistito, a inizio 2015 Emmanuel ha chiesto niente meno che a Yannick Noah di lavorare assieme a lui e a Lucas per portare il ragazzo là dove le sue doti meritavano. Il campione del Roland Garros 1983, che ancora non era tornato capitano di Davis, ha accettato, fornendo il proprio contributo alla crescita del tennista di Grande-Synthe.
Arriviamo così a oggi, con Pouille capace di raggiungere due quarti Slam in successione e di irrompere fra i primi venti. Tutto questo grazie anche agli illuminati consigli di Emmanuel, con il quale forma un binomio imprescindibile. Planque è esigente, ma attribuisce forte importanza al dialogo, con i giocatori come con la stampa. Nelle circa trenta settimane all’anno che trascorre in giro per il mondo, assolti gli impegni professionali, ama visitare musei, andare al cinema o a teatro e, magari, assistere a un concerto di Bruce Springsteen, il suo cantante preferito.
Laureato in psicologia, vanta inoltre un diploma come preparatore atletico, ma, su richiesta di Pouille, non ha esitato, sul finire dell’anno scorso, a chiamare al suo fianco Pascal Valentini. Ha descritto così il suo metodo: «Mai parlare di classifica o di risultati. In Francia si suol dire che diventi professionista quando entri fra i primi cento, ma essere pro non è solo questione di ranking. Conta più l’atteggiamento, il rapporto che si ha con il proprio mestiere». Parole pronunciate, guarda caso, qualche tempo fa, appena Pouille ha fatto il suo ingresso fra i top 100.
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