TENNIS – US OPEN – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Per Novak Djokovic da Wimbledon in poi sono stati solo sorrisi amari. Sconfitte, problemi fisici, grane personali… questo US Open può essere il torneo del ritorno alla normalità. Gli avversari però si ritirano e lui va avanti ma “scaldandosi” poco. E’ ancora il favorito per la vittoria finale?
Quando Novak Djokovic ha finalmente stretto tra le sue mani e alzato al cielo il trofeo del Roland Garros, quello che aspettava da anni e per il quale aveva dovuto digerire diverse delusioni, non avrebbe mai immaginato che i mesi dopo sarebbero stati così deludenti.
A Wimbledon già sfuma il sogno Grande Slam, a causa di Sam Querrey e forse di un problema alla spalla. Anche allora già in sala stampa girava qualche voce riguardo a problemi personali: c’era chi parlava della moglie, chi di liti con i genitori. Pochi però ci credettero. Una sola certezza: Nole lasciò l’All England Club in fretta e in furia quasi liquidando i giornalisti e volendo dimenticare tutti, come fanno quasi tutti quando arriva ciò che avresti voluto evitare: la cosa migliore è pensare a tutto tranne che al tennis per qualche giorno.
A Toronto le cose parvero tornare alla normalità: gli avversari erano pochi e non gli servì nemmeno giocare il suo miglior tennis ma tra racchette scagliate, lamenti e nervosismo si faceva comunque notare l’infelicità nello stare in campo, come a Londra. Quando vinse però, da ottimo showman e promotore di fraternità, abbracciò il direttore del torneo e invitò tutti a fare lo stesso. Non era al meglio ma tornare alla vittoria era una bella cura.
La sconfitta al primo turno nel torneo Olimpico contro Juan Martin Del Potro fu uno shock ma a ben riflettere abbastanza accettabile, se non fosse che lui a quella medaglia ci teneva e dopo Pechino e Londra, la possibilità di arrivare all’oro sfumava di nuovo. “Fa malissimo, sono devastato”, borbottò Djokovic qualche minuto dopo essere uscito dal campo in lacrime, mentre l’ avversario argentino piangeva di felicità dopo due anni di inferno.
“Ho avuto dei problemi personali che sono arrivati durante Wimbledon, pessimo timing, ma ora sono comunque risolti”. Ecco che Nole si sfoga, mentre comunque cerca altre motivazioni, rivelando un problema al polso (dopo la spalla) che gli impedisce di giocare a Cincinnati, unico MS1000 che non ha mai vinto.
Agli US Open i primi giorni viene più volte visto interrompere l’allenamento, fare molto stretching, essere di pessimo umore: le speculazioni allora continuano e le “grane personali” iniziano ad avere un contorno più definito. Si parla di tradimento, recuperando foto di qualche mese fa e di una Jelena Djokovic arrabbiata, delusa e pronta al divorzio. Divorzio che evidentemente, qualora fosse vero tutto ciò, il serbo ha dovuto scongiurare. E mentre lui vorrebbe giocare per mettere a tacere curiosi e sfiducia, dopo aver battuto Janowicz a fatica non deve nemmeno scendere in campo contro Vesely (che quest’anno lo ha sconfitto a Monte-Carlo) e giocare appena sei game contro un infortunato Youzhny: anche qui, quando Novak capisce come si sta mettendo, non trattiene il nervosismo e impreca.
Si potrebbe pensare che il riposo sia d’oro per un Djokovic non al meglio ma in questa particolare situazione, forse, non è così: giocare, nel momento in cui decidi di farlo, è sempre la cosa migliore. Ritrovare sensazioni e scaldarsi in vista di avversari più pericolosi, in uno Slam, è fondamentale.
Djokovic rimane ancora il favorito di questo torneo nonostante tutto? Forse è lecito chiedere a Andy Murray.
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