TENNIS – Di Diego Barbiani
RIO DE JANEIRO. E’ il trionfo di Monica Puig, è il trionfo di un popolo intero come Porto Rico, mai salito così in alto su un podio olimpico e che ci riesce con il suo diamante forse più pregiato, di certo la prima donna della storia a 5 cerchi ad avere una medaglia.
La ormai ventitrenne del piccolo stato centroamericano è la nuova campionessa olimpica, e verrebbe da non crederci se pensato che prima di questo appuntamento aveva ottenuto appena una vittoria in carriera su una top-10 ed ora ne ha infilate 2 nella stessa settimana contro altrettante campionesse Slam del 2016 così incredibile a livello tennistico da regalare 3 diverse campionesse nei Major ed un oro olimpico (in singolare) alla giocatrice tra le meno attese di tutte.
Eppure, e lo si era notato durante tutta la settimana, il carattere che la portoricana ha messo in campo è di quelli forti, che fa a pugni con alcune difficoltà che ancora riscontra nel circuito WTA, tra cui un po’ troppa fragilità mentale nei momenti decisivi delle partite. Nonostante questo, il 2016 è stato fino ad ora la sua miglior annata in carriera, con tante vittorie e diversi piazzamenti, ma a cui è sempre mancato l’acuto. Otto mesi di attesa, una scalata che dal n.91 l’ha portata al n.34, ed ora la settimana della vita, anzi, i 9 giorni che mai dimenticherà, perché a San Juan sono già pronti ad attenderla per festeggiarla come mai era stato fatto prima.
“Potevo scegliere di essere statunitense – aveva dichiarato tempo fa, anche grazie al doppio passaporto automatico che ricevono i portoricani – ma il mio cuore è al 100% portoricano e come atleta sento una responsabilità enorme verso il mio popolo”. Ed è stato così, soprattutto dopo il 6-1 6-1 a Garbine Muguruza: lì si è capito che era veramente “una donna in missione” (modificando il “men on a mission” usato dagli anglofoni). Dietro di lei, un popolo intero, le migliaia e migliaia che anche questa sera hanno affollato le tribune del campo centrale di Rio de Janeiro per spingere sempre più in alto la loro beniamina. Bandiere ovunque, cori a non finire. “Si se puede! Si se puede!” ritmato ad ogni cambio campo. E lei li ha ripagati con una partita forse irripetibile, capace di mettere a segno oltre 50 vincenti e disintegrare la strenua resistenza della sua avversaria, che ha saputo reagire solo nel secondo set, facilitata da un po’ di tensione che ha avvertito Puig non appena aveva recuperato un break di ritardo.
Non era però la partita della tedesca, perché neppure le sue enormi doti di atleta potevano chiudere la distanza che c’era rispetto ad un’avversaria che è stata fantastica praticamente dall’inizio alla fine. Si chiude dunque nel più incredibile dei modi il torneo olimpico, con una delle storie che segneranno la stagione e gli anni successivi. Aveva promesso che avrebbe cantato l’inno in caso di vittoria, che avrebbe ripassato le parole perché pur sapendolo non voleva poi fare figurace davanti alla sua gente. Non c’è l’ha fatta, la commozione era così forte che ha pianto durante tutto l’inno, fissando la sua bandiera e chiedendosi probabilmente se tutto questo non fosse altro che un sogno. E’ tutto vero, invece. E ora viene spontaneo immaginare un popolo che ha cominciato una festa infinita e che si prepara, presto, a festeggiare il ritorno a casa della sua atleta ormai ufficialmente entrata nella storia di Porto Rico, e dalla porta principale.
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