TENNIS – Dal nostro inviato a Tarvisio Diego Barbiani
E’ nel cuore delle Alpi che Liudmila Samsonova sta cercando punti preziosi per scalare il ranking WTA.
Grande talento di origine russa, ma ormai italiana a tutti gli effetti (una settimana fa la Summer Cup con la maglia della nazionale azzurra), nelle ultime settimane Liudmila ha dovuto fare i conti anche con la separazione (e non sembra neppure sia stata troppo semplice da affrontare) con il team di Riccardo Piatti. I due si sono incontrati durante un raduno a Torino poco tempo dopo che Liudmila era giunta in Italia con il resto della famiglia, ed il coach di Milos Raonic aveva deciso di portarla nella sua accademia a Bordighera. «Da Wimbledon non ho più rapporti con tutto il team Piatti», dice, senza voler sbilanciarsi troppo sulle motivazioni.
Ecco l’intervista completa realizzata martedì mattina, con la disponibilità che l’ha contraddistinta anche in Australia.
Mi sorprende parecchio il tuo atteggiamento quando reagisci ad una sconfitta. Per esempio: c’è una tua frase che mi ha colpito sul 2015 un po’ negativo a livello di risultati, dove però ritieni che ti ha permesso di crescere tantissimo. E’ qualcosa che ti sei imposta?
«No è che sono fatta così. Non mi demoralizzo molto. Sul momento sì, ci rimango male, però la delusione passa in fretta perché capisco che tutto accade per un motivo, non per caso. Quindi questo mi da la forza di reagire subito».
Pensi dunque ci sia da imparare più da una sconfitta che da una vittoria?
«Assolutamente, è qualcosa che mi è stato insegnato fin da piccola. Ora che sono giovane, poi, ancor di più. Mi hanno spiegato poi che chi vince tanto, fin da piccolo, magari non si rende conto di tante cose, possibili problemi. E’ qui che la sconfitta aiuta molto».
Sei seguita sempre dal team Piatti?
«Ti confesso che ci sono state delle complicazioni, a causa di problemi personali: ci siamo separati da Wimbledon, ora giro per i tornei con un team che mi ha messo a disposizione la federazione. Con loro tornerò a parlare a settembre, ma non so come andrà a finire: non ho più rapporti con tutto il team Piatti. Nel momento in cui mi devo allenare vado a Tirrenia e torno a casa ogni tanto per riposare. Fino alla tourneè in America mi seguiranno full time quelli della federazione e vedremo poi cosa succederà a settembre».
Tra fine marzo ed inizio aprile avevi trovato un ottimo momento di forma, 2 tornei vinti ed altre buone prestazioni…
«E poi la scuola… Ma era già tutto in conto».
Sapevo infatti che gli ultimi 2 mesi tuoi sono stati piuttosto “sballati” tra esami a scuola e preparazione a tennis. Come sono andati?
«Bene bene, molto bene anzi. Ho passato 2 anni in 1, sono molto contenta anche perché ho avuto un voto molto alto ed il prossimo anno sarò in 5° superiore. Un po’ di complicazioni ci sono state perché ho saltato il Roland Garros e mi è dispiaciuto tantissimo, volevo davvero giocare a Parigi… Però almeno per Wimbledon mi sono allenata bene».
Che importanza dai alla scuola rispetto al tennis?
«Dopo la bocciatura onestamente sono cambiate un po’ di cose: mi sono messa lì e pretendo molto da me stessa, cerco di finire la scuola al massimo. Prima era diverso, non ero molto motivata. Quello che volevo era passare all’anno successivo, in qualsiasi modo. Adesso invece molto di più».
Adesso? Cosa ti aspetta?
«Dopo Tarvisio (ITF da 10.000 dollari, ndr) gioco un altro 10.000 ad Aprilia poi mi fermo per una settimana che voglio tornare a casa (a Sanremo, ndr) perché è da tanto che non passo più e poi volo in America dove farò qualche torneo in preparazione allo US Open».
A novembre diventerai maggiorenne e chiederai ufficialmente la nazionalità italiana, poche settimane fa comunque hai giocato la Summer Cup con la maglia dell’Italia. Molte tue coetanee, o comunque avversarie che stai trovando nei tornei junior, stanno già venendo chiamate nella nazionale maggiore. Pensi che in caso di un’eventuale rivoluzione nel 2017 anche tu possa trovare spazio nelle scelte del capitano?
«Penso che dipende tutto dalla classifica. Secondo me è giusto che loro scelgano in base alla classifica ed io non sono tra le prime del ranking perché non ho giocato tanto a livello pro. Non ho punti a sufficienza per giocare in Fed Cup, assolutamente. Magari tra un paio d’anni… Certo, se me lo chiedessero andrei di corsa, ovvio! Però è giusto che vadano prima le altre che hanno un ranking più alto al momento».
Che cosa ti piace esattamente di questo sport?
«Bella domanda… Il fatto che non sia mai finita, che tutto possa sempre girare da un momento all’altro, fino all’ultimo in questo sport non sai mai cosa potrà accadere».
In Australia hai detto di avere come idolo Sharapova. C’è però qualche altra giocatrice che ti piace seguire e da cui provare a prendere qualcosa nel gioco?
«Maria mi piace, mi è sempre piaciuta e continuerà a piacermi. Detto questo, mi piace come Serena Williams voglia comandare la partita con la sua potenza».
Tra i maschi?
«Beh, Roger! Non posso proprio paragonare Federer a nessun altro giocatore. E poi c’è Del Potro: anche lui in fatto della potenza nel gioco. Ci vedo qualcosa che possa andar bene per il mio gioco, anche se non posso paragonarmi a lui».
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