TENNIS – Di Gianluca Atlante
ROLAND GARROS. Aspetti Fabio Fognini, per provare a intravedere la luce in fondo al tunnel e ti ritrovi con un tre set a zero al passivo che, purtroppo, rappresenta l’ennesimo primo turno amaro da ingoiare. Marcel Granollers, attenzione, ha fatto il suo compitino, senza infamia e senza lode.
Semmai è stato Fognini a non fare quel qualcosa in più che, da lui, sempre ci si aspetta, finendo con il rimediare un 7/5 6/4 6/3 finale, altri non è che lo specchio fedele di un match nel quale l’azzurro non è mai entrato a piedi pari come, invece, avrebbe dovuto fare. E dire che l’azzurro era partito bene, strappando subito il servizio al suo avversario, ma poi ha dovuto subire la pressione del suo avversario, che una volta rimesso il match su binari a lui più congeniali, non lo ha più mollato. Lontano il 2011 e i quarti di finali poi non giocati contro Novak Djokovic.
Quelle di oggi, forse, sono state tra le più brutte due ore di gioco del tennista di Arma di Taggia, che ha festeggiato (magari, questa sera, con la sua Flavia lo farà a lume di candela in qualche bel ristorante parigino) nel peggiore dei modi il suo 29esimo compleanno. Del resto, al di là del fatto che Granollers è avversario sempre temibile sul “rosso”, dal “Fogna” c’era da aspettarsi qualcosa di più. E questo qualcosa, a parte l’inizio del match, è rimasto negli spogliatoi del Roland Garros, lì dove nascono i sogni, ma tramontano allo stesso tempo molto facilmente. Il Fognini che conosciamo, quello vero, quello che manda a quel paese il mondo intero, ma poi lotta e vince, è ancora lungi dall’arrivare.
Quello visto ieri, è un lontanissimo parente, la brutta copia di un giocatore che deve, inevitabilmente, ritrovarsi per poter aspirare a ritrovare la via maestra, quella che lo aveva accompagnato a ridosso dei primi dieci. Oggi, allo stato attuale delle cose, è soltanto utopistico pensarla una cosa del genere.
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