TENNIS – Di DANIELE VITELLI. ll torneo di Indian Wells ha visto riaffacciarsi nel circuito maggiore della promessa britannica Laura Robson, ex n.27 del mondo, ferma ormai dagli scorsi US Open a causa degli strascichi dell’infortunio al polso sinistro subita nel 2014. Seppur sconfitta al primo turno, l’inglese ha dato segnali incoraggianti di ripresa.
È l’inizio di stagione 2014. Due tenniste, quasi ventenni e grandi amiche dai tempi dei tornei juniores, si apprestano a giocare l’annata che, secondo gli osservatori del tennis, potrebbe essere quella della loro esplosione. Le due giovani sono Laura Robson, inglese predestinata che ha già mostrato più volte le sue qualità, come quando sconfisse Clijsters e Li agli Us Open 2012, ed Eugenie Bouchard, bionda canadese con una numerosa e chiassosa “armata” di fan, che già la esalta come una star.
Il destino, che fino ad allora le aveva accomunate, decide, invece, di dividerle sia nella carriera che nella vita. Accade tutto in gennaio: mentre Genie si appresta ad esplodere con la prima semifinale raggiunta a livello slam, Laura è costretta a fermarsi da un infortunio serio che la costringe, prima, a operarsi e, poi, a restare lontana dai campi da gioco per un anno e mezzo.
Un periodo nel quale, mentre Laura soffre lontano dal tennis che conta, arrivando a dichiarare di non riuscire a seguire il circuito tanta è la nostalgia delle competizioni, Eugenie scala le classifiche del tennis e della fama, diventando star globale. A quel punto, per motivi che probabilmente non sapremo mai, si incrina anche l’amicizia tra le due, per anni inseparabili in campo e fuori, seguitissime e cliccatissime sui Social Network.
Quello stesso destino che le aveva divise, le riporta ora agli onori delle cronache nello stesso momento. Se per la Robson sembra arrivata la luce fuori dal tunnel di un infortunio al polso, che poteva interrompere la sua carriera, per la sua coetanea canadese è il momento della rinascita, dopo oltre un anno di quella crisi di gioco e di risultati, che ha fatto seguito al suo straordinario 2014.
Questo momento è il torneo di Indian Wells, dal quale l’inglese e la canadese sperano di riprendere là dove si erano entrambe fermate. Certamente la situazione di partenza è diversa, ma le sensazioni positive appaiono le stesse. Infatti, mentre per Laura già calcare i campi da tennis del circuito maggiore è da considerarsi una vittoria, per Genie i successi incassati nel tabellone principale sono un passo avanti verso il ritorno ai piani alti della classifica.
Ad avere davanti la strada più lunga è, però, sicuramente la britannica, che dal momento del ritorno alle competizioni la scorsa estate, deve ancora cogliere la prima vittoria nei tornei del circuito maggiore, in cinque partecipazioni. Dopo aver spaventato nuovamente tutti i suoi tifosi, posticipando più volte il ritorno alle competizioni, la medaglia d’argento olimpica nel doppio misto in coppia con Andy Murray, ha invece dato segnali incoraggianti nella partita persa contro Magdalena Rybarikova sui campi del torneo californiano.
Seppur perdendo in due set, il primo piuttosto lottato, l’inglese è sembrata finalmente libera dalla paura e dal dolore. È stata lei stessa a confermarlo: “Mi sento meglio al 100%. L’ultima volta che ho sentito dolore è stato in gennaio. Il medico mi ha detto: Corri, Forrest!” Ora il suo piano è quello di sfruttare al massimo la possibilità di accedere ai tabelloni principali dei tornei che le è offerta dal ranking protetto a seguito dell’infortunio.
Avrà questa chance fino al torneo di Eastbourne, appena prima del torneo dello slam di casa: “Penso che giocherò tutta la stagione sulla terra, Parigi, e mi resterà un accesso diretto ai tabelloni dei tornei maggiori per la prima settimana sull’erba”, ha dichiarato. Per ora la tennista nata a Melbourne, ma residente a Londra, si concentra sugli aspetti del gioco da migliorare e sul cercare di portare nei tornei i miglioramenti che già si intravedono in allenamento:”Devo lavorare per tornare a giocare gli scambi con fiducia, giocare volée e chiusure al volo, aggiungere variazioni al mio gioco. Ovviamente ho ancora problemi con il diritto, ma sono tutte cose che possono essere migliorate. La vedo come una cosa positiva. Finché sono in salute posso continuare a lavorarci“.
Da verificare nelle prossime uscite il livello di gioco che la Robson riuscirà ad esprimere e se, soprattutto, ci siano state delle modifiche alla tecnica di base, in ottica di salvaguardia per il polso infortunato. Da questo punto di vista potrebbe, infatti, seguire le orme del “collega di infortunio” Del Potro, costretto a modificare lo swing del rovescio bimane per minimizzare lo stress sul polso sinistro, più volte operato.
Mancina e dotata di un tennis fluido e potente, la britannica ha sempre impressionato per velocità e angolazione dei colpi e per la capacità di verticalizzare il gioco con facilità. Da migliorare, sicuramente, il rendimento del servizio e la copertura del campo nelle fasi di difesa, non proprio la specialità della casa. A soli 22 anni, il tempo sembra essere dalla sua parte. Chissà se il destino, sempre lui, non le dia, stavolta veramente, una seconda possibilità.
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