TENNIS – La vittoria di Djokovic a Doha ha segnato il soprasso dell’attuale padrone del tennis nelle sfide contro Rafael Nadal. Ce la farà quest’ultimo a invertire la tendenza degli ultimi anni e a superare il serbo? Non impossibile ma molto difficile.
Alla fine c’è riuscito. Novak Djokovic, grazie alla vittoria in finale nel torneo di Doha, ha superato l’eterno rivale Rafael Nadal nei testa a testa (con l’altro avversario fuoriclasse, Roger Federer, il serbo è al momento in parità). Fino a due anni fa, ossia gennaio 2014, lo spagnolo conduceva 22 a 16; ora il punteggio vede il numero uno del mondo avanti 24 a 23: dunque una sola vittoria in queste ultime due stagioni per Nadal, non a caso in finale al Roland Garros, torneo ancora ‘maledetto’ per Djokovic.
Nelle domande riguardanti la loro rivalità (la più longeva dell’era open) i due hanno sempre detto più o meno la stessa cosa: cioè che non ci può essere un vero leader nella storia generale delle loro sfide, perché entrambi hanno il gioco per non farsi sovrastare dall’altro per un lungo periodo e che le rispettive vittorie o sconfitte dipendono da tanti fattori e si decidono su pochi punti. In effetti se andiamo a vedere l’epopea dei loro head to head effettivamente è così: all’inizio c’è un predominio di Rafa, ‘sbocciato’ come fuoriclasse prima di Nole (il quale però già allora qualche vittoria la portava a casa); poi il 2011 di quest’ultimo fermato negli slam solo da un Federer deluxe a Parigi, l’equilibrio del 2012, il ritorno mostruoso di Nadal nel 2013 dopo l’infortunio e infine la striscia vincente di Djokovic (8 a 1). Dato lo sguardo generale si potrebbe tranquillamente pensare che il fuoriclasse di Maiorca, in caso riesca a recuperare davvero dal punto di visto fisico e che il serbo cali di condizione, possa tornare a sconfiggere a più riprese Djokovic; o almeno vincere match in egual misura. Ci permettiamo di avere qualche dubbio in proposito.
Innanzitutto il dominio del giocatore di Belgrado nella rivalità sta durando più del solito e salta subito all’occhio il come sta avvenendo: ossia con una dimostrazione di forza impressionante da parte sua. Lasciamo stare l’ultimo monologo di domenica: ricordiamo ancora bene la schiacciante vittoria al Roland Garros dello scorso anno; d’accordo, in questi ultimi tempi lo spagnolo non è nemmeno il lontano parente di quello che conoscevamo ma è comunque un’impresa batterlo in quel modo nel campo dove ha conquistato ben 9 titoli. E non facciamo il minimo cenno alle altre sfide disputate sul cemento. Rispetto alla striscia vincente che iniziò nella primavera 2011 e finì in quella successiva c’è una grande differenza: quelle furono sfide molto combattute, anche quando Nadal perdeva in due set, l’ultima delle quali fu la storica finale in Australia, un vero e proprio teatro della crudeltà trasportato in un campo da tennis. Stavolta la fila di vittorie consecutive di Djokovic si è conseguita in partite senza storia. E non sembra che possa finire qui. Troppa fiducia ha il serbo in questo momento mentre il maiorchino ancora fatica a ritrovarsi e francamente crediamo improbabile che quest’ultimo possa ritornare a dare fastidio al rivale nella prima parte di stagione sul veloce. Però uno potrebbe pensare che sulla terra rossa la situazione possa cambiare, sempre premettendo che lo spagnolo ritorni ai suoi livelli in maniera da modificare il corso delle cose pure nella seconda parte dell’anno. Ma anche valutando questa ipotesi i dubbi permangono. E qui entra in gioco un altro fattore, stavolta non psicologico ma di natura tecnica.
Il RoboNole del 2016 ha un’arma in più rispetto a quello del 2012 o 2013: il servizio. Intendiamoci, il serbo non è mica diventato una versione aggiornata di Sampras o Ivanisevic ma il miglioramento alla battuta è stato notevole sotto l’ala protettrice di Boris Becker (e giustamente il tedesco ha evidenziato quest’aspetto nelle ultime interviste). Soprattutto lo ha migliorato quel tanto che gli basta contro Nadal, il quale pur essendo un ottimo ribattitore non ha nella risposta il suo colpo fondamentale. Avere la possibilità di comandare sin dall’inizio lo scambio è importantissimo per Djokovic se dall’altra parte della rete c’è il campione di Manacor e può essere molto utile anche sul rosso, dove la battuta non è forse così decisiva ma rimane un colpo su cui si deve contare nei momenti opportuni. Spesso si è parlato di come Nadal soffra molto di più Djokovic che Federer per via delle caratteristiche tecniche dell’attuale numero uno ( il rovescio che riesce a contrattaccare al diritto uncinato dello spagnolo, la risposta fulminante contro il non irresistibile servizio di Rafa, l’incredibile capacità di movimento del serbo ecc.): se a questo si aggiunge anche un’ottima battuta, cosa che mancava nei tempi passati, allora la situazione si fa davvero dura per l’iberico. D’altronde è lui stesso che lo ha ammesso: “Se Djokovic continua a giocare così diventa quasi impossibile batterlo”, ha dichiarato dopo la sconfitta al torneo del Quatar.
Sempre nell suddetta intervista Rafa ha però voluto concedersi la speranza: “Ma la grande condizione di Novak dovrà pur finire. Sono certo che arriverà il mio momento”. Fa bene a sperare. Stiamo sempre parlando di Nadal: il maiorchino ci ha più volte sorpresi in passato e può darsi che riesca a trovare una soluzione contro l’invincibile Djokovic di quest’ultimo periodo. Però sarà molto difficile, per i motivi che abbiamo sottolineato. Noi speriamo che questo duello ridiventi incerto. Fosse solo per rendere un po’ più esaltante una stagione che già adesso sembra improntata da una rinnovata dittatura.
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