TENNIS – Dal nostro inviato a Melbourne Diego Barbiani
MELBOURNE. E’ Angelique Kerber a bussare alle porte del paradiso, aggiudicandosi la semifinale contro Johanna Konta per 7-5 6-2. Sabato sera, alle 19:30 orario di Melbourne, sarà lei ad affrontare Serena Williams per il titolo di campionessa dell’Australian Open.
Il terzo tentativo, dunque, è quello buono e dopo le semifinali perse allo US Open del 2011 contro Samantha Stosur e quella di Wimbledon l’anno seguente, dove fu Agnieszka Radwanska a fermarla, la tedesca completa la sua rincorsa alla prima finale Slam. Questo risultato, tra l’altro, le consentirà di ritoccare il suo best ranking e da lunedì prossimo sarà almeno n.4 del mondo.
Detto questo, però, bisogna anche registrare il momento di panico che le è preso quando tutto sembrava girare per il meglio. Si torna nel primo set, sul 3-0 e palla del 4-0. Ricordate quanto detto ieri con Azarenka? E’ successo qualcosa di simile, ma con circostanze molto diverse. Il doppio break di Kerber era stato procurato da un’avversaria che ha sentito tanto l’emozione per essere in un palcoscenico così prestigioso a giocarci un traguardo insperato, mentre lei, un metro dietro alla linea di fondo, giocava la palla di là senza forzare. Perso quel turno di battuta, le gambe si sono fermate, il volto era diventato più cupo ed ogni tanto, con la mano, si schiaffeggiava i quadricipiti cercando di ripartire. Nulla era però come ieri. La tensione si stava facendo sentire e nella sua mente circolavano tantissimi pensieri. Intanto, al di là della rete, la britannica comandava gli scambi e metteva la testa avanti.
Soprattutto, sulla Rod Laver Arena era in scena un fattore psicologico da non sottovalutare: ieri, contro la bielorussa, Kerber era scesa in campo senza nulla da perdere contro un’avversaria contro cui aveva sempre perso; oggi, invece, stava vivendo l’esatto opposto contro una giocatrice arrivata fino alla semifinale e senza più nulla da chiedere al suo torneo, mentre le avvertiva che una possibile sconfitta avrebbe potuto tormentarla per mesi e mesi.
Sul 5-5 un game regalato da Konta ha ridato ossigeno alla tedesca, ormai in totale apnea, che potrebbe aver approfittato anche di una pausa un po’ più lunga per asciugare le linee del campo, per riordinare le idee e chiudere il parziale. Da lì in poi il peggio era passato e nel secondo set, giocando un filo più aggressiva, ha preso agevolmente il comando senza più lasciarsi riprendere, chudendo 6-2 e lasciando andare tutta la tensione accumulata in un urlo liberatorio.
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