TENNIS – Dal nostro inviato a Melbourne Diego Barbiani
Cala il sipario sulla carriera di Lleyton Hewitt ed un po’ di commozione, in conferenza stampa, viene fuori. Sei in lacrime? «No. Non tante.
Tante cose scorrono ora nella mia mente, soprattutto quando sono tornato nello spogliatoio dopo la partita» ha detto l’australiano, con accanto i suoi tre figli. «Ripensavo a questa mattina quando stavo preparando la partita assieme al mio coach ed al mio staff. Sono sensazioni strane, sono dispiaciuto di non poter continuare ma al tempo stesso molto orgoglioso di quanto fatto». Una vita spesa a difendere i colori australiani, dando tutto per quella bandiera che in quest ultimo mese ha portato con fierezza sulla sua maglietta ogni volte che andava in campo.
«Questo mese è stato bellissimo. Sono felice di venire da un paese così speciale e di riceve tutto questo supporto» a cavallo tra Hopman Cup e Australian Open. Domani però ha il doppio da giocare con Sam Groth. «L’ho incrociato nello spogliatoio, mi ha detto di presentarmi domattina puntuale per l’allenamento».
Riguardo invece alla partita di questa sera, Lleyton analizza con totale lucidità che non avrebbe avuto la minima chance. David Ferrer ha giocato troppo bene e lo metteva in difficoltà in ogni turno di battuta. Quelle poche occasioni che gli ha dato, poi, sono state quasi tutte salvate in maniera intelligente. Pur avendo ripreso un break nel terzo set, la strada sarebbe stata comunque un’impresa troppo ardua. «Lui è tra i migliori al mondo, è stato alle Finals pochi mesi fa e questa sua solidità ne è forse la prova più grande».
Infine, un commento sui Fab Four: «Devo ringraziare anche loro, Federer, Djokovic, Nadal e Murray. Perché se non fosse stato per il loro incredibile livello magari non avrei avuto le motivazioni per continuare a giocare negli ultimi anni e con tanta motivazione». Ed è arrivato così il momento finale, con un brindisi presenziato anche da Craig Tiley, direttore del torneo e presidente di Tennis Australia.
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