TENNIS
Dal nostro inviato a Melbourne, Luigi Ansaloni
MELBOURNE. Ventincinque ace in un’ora e 33 minuti di gioco, 88% di punti vinti con la prima, punte di 207 chilometri orari. No, non stiamo parlando di Ivo Karlovic, di John Isner o di Milos Raonic, bensì di Roger Federer. Lo svizzero ha vinto il suo incontro di secondo turno degli Australian Open, prima prova dello slam 2016, battendo l’ucraino Dolgopolov con il risultato di 6-3 7-5 6-1.
L’ex numero uno del mondo poche volte in vita sua ha servito così bene in carriera, e non è che Federer sia uno scarso al servizio. Fatto sta che lo svizzero è stato davvero micidiale in questo fondamentale, e il suo gioco (e di conseguenza la partita) è filato liscio come l’olio. Dolgopolov ha fatto quello che ha potuto, ma davvero nei turni di servizio dei Fed-Express non si riusciva a giocare, soprattutto nei primi due set: sul 6-3 3-3 gli aces serviti erano già venti, davvero impressionanti.
Da che dipende questa trasformazione? Innanzitutto, una rondine non fa primavera, e vedremo negli altri incontri di questo Australian Open se Federer manterrà questo livello alla battuta. Se così fosse, e con le dovute proporzioni tra Dolgopolov e i prossimi avversari avversari che teoricamente dovrebbero tentare di sbarrare la strada al numero tre del mondo, sarebbe certamente un’arma in più verso l’obiettivo dichiarato da Federer, ovvero vincere questo torneo. Difficile, certamente, considerata la forma e la forza soprattutto di Nole Dokovic, ma sarà interessante vedere all’opera questa “nuova arma” dell’elvetico. Troppo presto per dire se in tutto questo c’entri Ivan Ljubicic, neo coach di Federer, uno che al servizio si è fatto rispettare nella migliore tradizione croata, pero’ i segnali ci sono. Non ci resta che attendere.
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