TENNIS – MELBOURNE – Di PIERO VASSALLO. Maria Sharapova tira fuori una grande prestazione e si qualifica per i quarti di finale battendo Belinda Bencic 7-5 7-5. Ben 58 i vincenti della russa, 21 gli ace.
Il futuro del tennis femminile sarà di Belinda Bencic, ma il presente è ancora di Maria Sharapova. Con una prova di grande carattere la siberiana manda un messaggio chiaro e deciso alla giovanissima svizzera e anche a tutte le teenagers che si sono ben comportate in questo Australian Open: il nuovo avanzi pure, ma non troppo, perché la vecchia guarda è più agguerrita che mai.
Masha lo ha dimostrato nelle due ore abbondanti passate su una Rod Laver Arena protetta dal tetto: 7-5 7-5 alla predestinata erede di Martina Hingis, in una partita giocata sempre in spinta, cercando di non dare respiro alla sua avversaria. Missione compiuta, avere il comando del gioco le ha permesso di mettere a segno 58 vincenti e ben 21 ace. Un’enormità.
Bencic ha cercato di reggere per quanto possibile il confronto fisico, ma le botte di Sharapova le hanno fatto male in tante occasioni. Il match comunque c’è stato, intenso, difficile e incerto: lo dimostrano il punteggio e la durata. Al baby prodigio elvetico vanno riconosciute ancora una volta delle qualità importanti, tra le quali una personalità mica da ridere: i decibel dei suoi “C’MON” reggevano benissimo il confronto con quelli di Masha.
Il problema principale della svizzera si chiama seconda di servizio: troppo lenta e troppo facile da attaccare, una manna per Sharapova che ha sì sbagliato tante risposte ma allo stesso tempo ha sempre messo sotto pressione la sua avversaria, cercando di prendere il comando dello scambio già a partire dal primo colpo. C’è tempo per migliorare anche questo aspetto del suo gioco, ma il futuro sembra davvero roseo per lei.
Il presente però è ancora di Maria Sharapova, che nei quarti dovrebbe ritrovare per l’ennesima volta Serena Williams. La russa non la batte da 12 anni e l’americana sembra in crescita dopo la lunga pausa post US Open: sarà ancora la solita storia? Vedere per credere, a meno che la connazionale Gasparyan non faccia i miracoli.
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