TENNIS – AUSTRALIAN OPEN – Dal nostro inviato a Melbourne, Samuele Delpozzi
Serena Williams resta la favorita d’obbligo ad ogni torneo cui partecipa, ma i segnali di un ricambio generazionale si fanno sempre più vivaci. Finalmente, verrebbe da dire, considerato il fatto che Petra Kvitova – 26 anni a marzo – resta l’unica tennista nata negli anni ’90 ad aver vinto uno Slam.
Due diciottenni sembrano invece intenzionate a cambiare il trend: oggi Belinda Bencic e Daria Kasatkina si sono qualificate al terzo turno degli Australian Open per la prima volta, confermando quanto di buono mostrato nella seconda metà di 2015.
Certo, l’elvetica è almeno due spanne sopra a tutte le coetanee – già alle porte della top-10, in tasca il Tier I di Toronto – e anche oggi ha confermato la sua solidità contro la Babos, promessa precocemente sfiorita nonostante un gioco spumeggiante e (troppo) rischioso. Un vero peccato, perché l’altra Timea ha dimostrato di conoscere l’arte del doppio ed è una delle poche a saper padroneggiare il gioco di volo anche in singolare. Tuttavia, pur mettendo a referto più vincenti, l’ungherese non è mai andata neppure vicina ad impensierire la discepola della Hingis, impostasi con un duplice 6-3: l’ennesima riproposizione della favola di cicala e formica, niente di più.
Altrettanto convincente – e con medesimo leit motiv tecnico-tattico – è stata la prova della Kasatkina, vittoriosa 6-4 6-3 sull’altra classe 1997 Ana Konjuh. Come già agli scorsi US Open, la potenza devastante della croata si è infranta sul muro di sapienza strategica innalzato da Daria, meno appariscente ma assai più concreta: come insegna la stessa Serenona – costretta ad evolversi e completarsi per rimanere in sella tanto a lungo – non è più sufficiente saper spaccare la pallina ad ogni colpo, serve adattabilità ad avversarie e circostanze.
La russa sembra avere un’abilità innata nel leggere il gioco, altro particolare che la accomuna alla Bencic. L’attuale differenza di classifica, a suo dire, è data dal fatto che Belinda avrebbe iniziato a giocare 1-2 anni prima di lei, rendendo più rapida la transizione da circuito junior a pro. Nonostante la maggiore permanenza a livello giovanile, la Kasatkina sta rapidamente recuperando terreno, ormai in procinto di abbattere il muro delle top-50. Ora l’attende l’esame Serena, il secondo test di casa Williams dopo il match (vinto) con Venus ad Auckland.
Chi invece sta un po’ ristagnando, sia nel gioco che nei risultati, è proprio la Konjuh. La più giovane delle moschettiere del ’97 – maggiorenne da meno di un mese – era stata anche la prima a vincere un titolo WTA, lo scorso anno a Nottingham. Da allora però si sono visti pochi passi in avanti e qualche delusione di troppo: già al primo turno aveva rischiato la figuraccia contro Ula Radwanska, raddrizzando uno score di 0-6 0-3, 0-30.
Quest’oggi gli atavici difetti – gioco di piedi approssimativo, servizio altalenante, potenza incontrollata – le sono stati fatali contro un’avversaria troppo più scaltra. Le sue armi restano potenzialmente le più devastanti del lotto, diritto in primis, ma serve ancora tanto, tanto lavoro di affinamento per poter raggiungere Belinda e Daria. Il tempo non le manca, ai posteri l’ardua sentenza.
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