TENNIS – di Federico Parodi. La terra rossa ha emesso i primi verdetti, ma c’è ancora molto da dire. Nelle prossime settimane, oltre ai soliti pezzi da novanta, saranno attese al varco vecchie e nuove conoscenze del circuito, pronte a candidarsi come possibili rivelazioni primaverili.
Proviamo a fare il punto. Se il re del rosso Rafael Nadal scricchiola – ma anche nel 2014 era partito con il freno a mano tirato per poi vincere comunque Madrid e Parigi – e Novak Djokovic sembra invincibile, alcune seconde linee hanno offerto un gustoso antipasto di ciò che potrebbero fare nei prossimi tornei: mettere i bastoni tra le ruote ai favoriti, sfruttarne eventuali flop, sorprendere. Come aveva fatto Robin Soderling nel 2009 e nel 2010 tanto per intenderci.
L’outsider numero uno ha i connotati asiatici e lo stesso sponsor di Djokovic. Kei Nishikori, che ha appena trionfato a Barcellona, già lo scorso anno aveva preso a pallate per un set e mezzo Nadal nella finale di Madrid. Poi un infortunio alla schiena gli aveva rovinato la festa in terra spagnola, pregiudicando di fatto la sua stagione sul rosso. Se il fisico lo lascerà in pace, il giapponese si candida come vera mina vagante dei futuri tabelloni, Roland Garros compreso. Finora “Keistation” ha ottenuto i risultati più eclatanti sul cemento, ma il suo gioco funziona anche sui campi lenti. Il nipponico ragiona da vincente e non si fa certo intimorire dal palmarès dell’avversario dall’altra parte della rete. Per questo non va mai sottovalutato.
Promette bene anche Tomas Berdych. Il ceco ha annunciato a inizio anno il matrimonio con Ester Satorova. Sarà un caso, ma i risultati in campo sono nel frattempo migliorati. A Monte-Carlo il numero 7 del mondo ha ceduto soltanto nell’atto conclusivo allo scatenato Djokovic, dopo tre set di alto livello. Manca l’acuto decisivo, ma se mantiene questi standard di rendimento potrebbe ritagliarsi un ruolo di prim’attore in questa fase della stagione.
Gael Monfils è un altro di quei giocatori che non sai mai come prenderli. L’istrionico francese è reduce da un ottimo torneo nel Principato di Monaco, dove ha spazzato via prima Roger Federer e poi Grigor Dimitrov. Difficile scommettere sulla continuità di Gael, che pare comunque aver ritrovato la miglior condizione fisica. Ed è già una buona base di partenza. A Parigi sa esaltarsi, sebbene gli head to head con Djokovic (0-11) e Nadal (2-10) siano francamente rivedibili. Cosa dire, invece, del bulgaro eterno baby Federer? Dimitrov è sicuramente migliorato con Rasheed sulla tenuta fisica. E sulla terra non è mai una cattiva notizia. Il problema è l’aspetto mentale, le troppe pause che Grigor si prende nel corso dei match. Sembra anche mancare un pizzico di personalità, di sfrontatezza, al talento di Haskovo, soprattutto quando incrocia i top player. I prossimi tornei saranno un banco di prova anche per lui.
Ci sono poi volti nuovi, freschi, pronti a stupire. Come quello di Pablo Cuevas, tanti infortuni alle spalle e la possibilità, finalmente, di presentarsi a Parigi con una classifica accettabile (è numero 23) e senza problemi al ginocchio operato. O come David Goffin, belga leggerino ma dal grande talento, che dopo un finale straordinario di 2014, non si sta ripetendo, anche per qualche acciacco fisico, in questo 2015. Tre anni fa aveva raggiunto gli ottavi al Roland Garros facendo sudare il suo idolo Roger Federer, ora deve ritrovare lo smalto dei giorni migliori.
Tra gli aspiranti top ten del futuro chi potrebbe fare bene sul rosso è Dominic Thiem, che però fatica tremendamente a compiere il salto di qualità. Se ormai sono quasi tramontante le speranze di vedere Ernests Gulbis e Alexandr Dolgopolov andare aldilà di saltuari sprazzi di tennis sublime, si rischia di impazzire seguendo il moto ondivago del nostro Fabio Fognini, uno che sui campi in terra battuta avrebbe tutto per lottare con i più forti, ma che un giorno è capace di battere Nadal, quello successivo di ergersi a vittima sacrificale dell’assai meno quotato Andujar.
A Madrid Djokovic non ci sarà. Con un Nadal così vulnerabile, un Federer con la testa già ai prati londinesi e un Murray ancora in luna di miele, si cercano disperatamente giocatori in grado di agitare le acque e scardinare le convinzioni di chi, per l’ennesima volta, vede già Roma e il Roland Garros come un affare a due, Djokovic contro Nadal, Nadal contro Djokovic.
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