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Rafael Nadal e le cattive sensazioni: come invertire la tendenza a Parigi?

TENNIS – Di Diego Bonomo

Lo abbiamo visto meglio rispetto ai tornei precedenti sia a Madrid che a Roma, ma per il nove volte campione del Roland Garros, Rafael Nadal, riconfermarsi sulla terra parigina è quest’anno più che mai complicato.

Non era ancora successo che il maiorchino si presentasse alla seconda prova dello Slam senza aver conquistato nemmeno un titolo sulla terra rossa europea, nemmeno sui suoi campi di casa a Barcellona, dove è stato superato agli ottavi da Fabio Fognini. L’unico successo stagionale è arrivato a Buenos Aires, poi la finale a Madrid.

Proprio dalla capitale spagnola, a parte la partita con Murray, Nadal ha mostrato segnali di ripresa ma non è ancora il giocatore che tutti noi conosciamo. “Nelle ultime settimane ho giocato veramente male solo contro Murray – ha dichiarato il tennista spagnolo – inoltre non sono stato più così nervoso in campo e questo è importante”. Segnali di ripresa, quindi. Certo è che il fattore psicologico a Parigi sarà di fondamentale importanza, forse l’unico elemento che può fare veramente la differenza nel torneo di Nadal. Che i suoi colpi abbiano perso notevolmente efficacia è sotto gli occhi di tutti, ma, come lui stesso ha ammesso, è più una questione di fiducia mentale nel proprio gioco che un problema di condizione fisica. Quelli che prima erano vincenti, quest’anno superano appena la metà campo. Anche Roger Federer recentemente ha, in un certo senso, giustificato il calo psicologico di Rafa. “È normale avere dei dubbi e a volte non sentirsi sicuri, soprattutto in una carriera di 15 anni”, ha detto lo svizzero. Se davvero mira al decimo titolo, Nadal deve forse lasciarsi trascinare dalle emozioni e dai ricordi vissuti a Parigi per mettersi alle spalle queste difficoltà e trovare nuove energie dentro di sè. Se riesce a sciogliere la mente, si scioglierà anche il braccio e allora probabilmente ritroverà il suo miglior tennis. È anche vero però che tra Rafa ed il decimo titolo ci saranno di mezzo molte altre difficoltà, che non dipendono da lui. Come già annunciato, al maiorchino non verrà data una testa di serie migliore della sua posizione di classifica e quindi probabilmente sarà numero 7, con il rischio di ritrovarsi invischiato in un tabellone complicato. Insidioso sì, ma forse un buon rodaggio può anche aiutarlo ad essere meglio nelle partite che contano.

Anche se le cose dovessero andar bene, c’è sempre da considerare il fattore Djokovic. Quello visto a Roma sembra un giocatore in questo momento imbattile, non solo per lui ma per chiunque. Il maiorchino però è carico, ma allo stesso tempo sembra conscio delle difficoltà che potrebbe incontrare durante il cammino. “Non so quello che succederà a Parigi, ma sono pronto a combattere ogni match, accetto la sfida – ha detto dopo la sconfitta con Wawrinka al Foro -. Se poi perderò, pazienza. Non è la fine del mondo, la vita continua. Non so se il centrale di Parigi potrà aiutarmi, quello che può aiutarmi è giocare come sono capace di fare”. Che si stia preparando mentalmente a cedere il trono? È ancora presto per dirlo. A Roma i suoi colpi sono sembrati più efficaci rispetto all’inizio dell’anno ma, se veramente vuole riprendersi Parigi, Rafa deve cambiare proprio l’atteggiamento. Non può e non deve limitarsi ad accettare lo scambio da fondo in difesa e subire il ritmo dell’avversario, soprattutto in alcune fasi della gara, lui che in carriera ha sempre fatto fare chilometri a chiunque si trovasse dall’altra parte della rete. Deve essere lui a dettare le condizioni, prendendo anche rischi necessari, deve avere il coraggio di osare. Perchè in fondo la differenza tra i campioni veri ed i giocatori normali è proprio questa.

 

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